Categorie in difficoltà, una mina pronta a esplodere. C’è bisogno di proposte da attuare hic et nunc per evitare una deriva sociale pericolosa e dagli esiti imprevedibili
Di: Andrea Panziera
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Come molti insegnanti, anche io sto tenendo le mie lezioni in e-learning, con qualche disagio per via dell’intasamento della rete. Questa esperienza rafforza ogni giorno che passa la mia convinzione, cioè che da questa emergenza bisogna trarre anche insegnamenti preziosi. Nel prossimo futuro, infatti, potrebbero rivelarsi importanti opportunità.
Il mondo sarà sempre più digitale. I Paesi, le Comunità e le Categorie economiche più avanti in questi termini godranno di un vantaggio competitivo decisivo nel Mercato globalizzato. Nei grossi centri urbani siamo già a buon punto, ma nelle aree periferiche, spesso sede di molte PMI, c’è ancora molto lavoro da fare. E il tempo è poco.
Helicopter money
Durante le mie ultime lezioni mi sono occupato delle varie ipotesi di proposte da attuare hic et nunc per evitare una deriva sociale pericolosa e dagli esiti imprevedibili. I recentissimi episodi di assalto ai supermercati in alcuni centri del Mezzogiorno costituiscono una prima avvisaglia di malessere latente che a breve potrebbe esplodere. Non so se e in quali modalità possa essere attuata l’idea dell’helicopter money, rilanciata qualche giorno fa dall’economista Nouriel Roubini, guru della New York University. Diciamo che “gettare quattrini dagli elicotteri” è ovviamente un’espressione metaforica. La ressa per raccoglierli farebbe più morti del Coronavirus stesso. Tuttavia, il suo senso è chiaro: dare soldi subito, bypassando tutte le pastoie burocratiche, a quella amplissima fascia della popolazione che sta soffrendo.
Ho sentito che verranno stanziati alla bisogna in tempi rapidissimi circa 5 miliardi, di cui il 10% in buoni pasto per le persone in stato di assoluta indigenza. Sbaglia chi irride a misure di questo tipo; a mio avviso, però, vanno ben ponderati i criteri e il target dei beneficiari di questo e degli altri provvedimenti di sostegno economico immediato a singoli, famiglie ed imprese. Bisogna evitare i clamorosi errori commessi, magari in buona fede, anche nel recentissimo passato, quando si è scoperto che a usufruire di misure di sostegno al reddito erano anche numerosi evasori fiscali.
Una mina pronta a esplodere
Conosco personalmente moltissimi piccoli imprenditori, lavoratori autonomi, volontari e non, coltivatori diretti, proprietari di s.r.l. ormai con lo stato dei conti agonico e onesti professionisti titolari di modesti studi; tutte categorie già in difficoltà che la crisi attuale sta letteralmente massacrando. Dimenticarsi di queste persone, magari per il solo fatto che posseggono un’abitazione, un fazzoletto di terra o un minuscola officina, frutto di anni di lavoro e sacrifici, ignorando il loro conto in banca tragicamente in profondo rosso, sarebbe non solo una imperdonabile ingiustizia etica nonché una acuta forma di miopia politica, ma significherebbe mettere una mina pronta a esplodere sotto la tenuta e la coesione sociale del Paese.
Ho letto con attenzione – e, confesso, con piena condivisione – il recente editoriale di Mario Draghi sul Financial Times (clicca qui). Per lui, la sola strada percorribile in questa tragica situazione è che la perdita di reddito subita dal settore privato e le risorse finanziarie raccolte sui Mercati per colmare la differenza debbano alla fine essere assorbite, in tutto o in gran parte, dai Bilanci degli Stati. Livelli di Debito Pubblico in rapporto al PIL molto più elevati rispetto ai valori attuali saranno una delle cifre dominanti dei nostri Sistemi Economici nel prossimo futuro e dovranno essere al servizio di una non marginale cancellazione del debito privato. Non commento le ultime uscite di membri autorevoli delle Istituzioni europee. Dico solo che se anche in situazioni tragiche come questa prevale la logica del “prima l’interesse del mio Paese”, il concetto stesso di Unione europea come Comunità va a farsi benedire.
Marketing della solidarietà
Infine, un’annotazione, con una premessa. I lettori che mi seguono conoscono la mia profonda avversione per ogni forma di autoritarismo, la mia lontananza da chi con parole e azioni limita in qualsiasi forma e modo le libertà individuali e collettive. Ebbene, in una situazione per noi così drammatica, non sono moltissime le Nazioni che concretamente ci hanno dato una mano. Non le nomino, tutti sanno a chi mi riferisco. Qualcuno parla di “marketing della solidarietà”, con una chiara allusione a motivazioni economico-politiche alla base di questi interventi. Forse sarà anche così, ma, nel caso, chapeau!, perché certi aiuti rimangono impressi nella memoria di un popolo a prescindere dalle loro recondite intenzioni.