Francesco Ommassini: Ci sono molte strade per arrivare al podio. A mio avviso la più proficua è quello di accumulare esperienze sia in studio che in lavoro.” “Con l’allestimento di Zagabria mi sono trovato molto bene. E’ stata importante la sinergia in comune.” “Peraltro io arrivo da un altro repertorio, opere del primo ottocento. In due anni e mezzo ho affrontato 7 titoli rossiniani.” Dopo “Zenobia in Palmira” ritornerò a Napoli per preparare due Mercadante.”

Di: Roberto Tirapelle

Dopo diciotto anni dall’ultimo allestimento, Fondazione Arena ha prodotto questo nuovo spettacolo insieme alla Hrvatsko Narodno Kazalište di Zagabria, in scena da domenica 15 dicembre. Fanno il loro esordio veronese il regista Andrea Cigni e il team creativo composto da Dario Gessati (scenografo) e Valeria Donata Bettella (costumista), insieme all’areniano Paolo Mazzon alle luci.

Alla prima rappresentazione del capolavoro pucciniano Madama Butterfly si è già registrato un grande successo. Il pubblico entusiasta, in un Teatro esaurito in ogni ordine di posti, ha accolto con lunghi e calorosissimi applausi il team creativo e gli interpreti. 

Repliche: martedì 17 dicembre, ore 19.00 – giovedì 19 dicembre, ore 20.00 – domenica 22 dicembre, ore 15.30

Nato a Venezia, Francesco Ommassini ha compiuto gli studi musicali di violino e composizione nella sua città, diplomandosi con il massimo dei voti e la lode. Dal 1996 ha ricoperto il ruolo di primo violino dei secondi presso l’ Orchestra della Fondazione Arena di Verona. Dal suo debutto nel 2012 al teatro di Ferrara con Rigoletto la sua carriera lo ha portato ad esibirsi sia in campo lirico che sinfonico in importanti teatri e festival.

L’intervista a Francesco Ommassini

Maestro, Da violinista in orchestra a direttore d’orchestra, il passo è breve?

“Sono stato più di 15 anni in Orchestra, ero primo dei secondi. La distanza dal podio, come lei sa, è di un metro e mezzo, forse due. Quindi il passo sarebbe breve, in realtà la distanza da percorrere è molto più lunga. Naturalmente ho fatto una preparazione accademica di studi che è andata ad integrare la mia precedente. Devo dire che il mio percorso personale era già ricco perché ho avuto la possibilità di seguire, al di fuori dell’orchestra, le situazioni che in teatro si susseguivano, come le prove. Ho avuto anche la possibilità a Verona di incrociare molti importanti maestri. Comunque ci sono molte strade per arrivare al podio: da maestro collaboratore a Direttore, da pianista a Direttore, e altro. A mio avviso il più proficuo è quello di accumulare esperienze sia in studio che in lavoro.”

Ha qualche Direttore d’orchestra passato o presente di riferimento nella sua carriera?

“Innanzitutto ho studiato con il Maestro Donato Renzetti che ho conosciuto a Verona. E la prima volta che ho suonato un’opera, l’ho suonata con lui che dirigeva. Durante i miei studi con lui mi ha spronato molto.”

“Normalmente però pochi si sbilanciano a dichiarare quale sia un direttore che preferiscono. Per me è Daniele Gatti. Le sue esecuzioni mi hanno sempre convinto, è eclettico, curioso, mai scontato. Ho avuto anche occasione di suonare in orchestra (con la Filarmonica della Scala) e apprezzare il modo con cui conduceva le prove.”

Come sta affrontando Madama Butterfly, l’allestimento in scena in questi giorni a Verona?

“Vorrei fare una premessa: Io arrivo da un altro repertorio, opere del primo ottocento. In due anni e mezzo ho affrontato 7 titoli rossiniani. Tuttavia lavorare su un nuovo repertorio è stimolante. Per la Butterfly mi è piaciuto riflettere sulla genesi dell’opera. L’idea di Puccini, costruendo i grandi quadri della Butterfly, era quello di creare una contrapposizione tra Oriente/Occidente. Così succede nel 1° atto. Anche il secondo avrebbe dovuto essere così, con la scena del Consolato. La contrapposizione tra il Console e la protagonista. Invece è stata accantonata l’idea e tutto si è accentrato sulla figura di Butterfly. A mio parere il momento musicalmente culminante è il duetto finale del 1° atto perché i due mondi si fondono e ne consegue che la contrapposizione si risolve.”

“Premesso questo con l’allestimento di Zagabria mi sono trovato molto bene. È fondamentale che azione scenica e musica agiscano insieme per enfatizzare il significato delle situazioni. È stata importante la sinergia in comune. E certi momenti che ho suggerito all’orchestra sono stati stati il risultato del lavoro conseguito insieme. Le prove servono.”

Maestro è stato l’artefice della ricostruzione dell’opera Zenobia in Palmira di Paisiello a Napoli. Può raccontarci come è nato il progetto?

“Nel 2015, ho avuto l’occasione di sostituire a Napoli un Direttore famoso con “Orfeo e Euridice”, un debutto e una esperienza meravigliosi. L’anno dopo mi hanno invitato per le celebrazioni dei 200 anni dalla morte di Paisiello proponendomi l’esecuzione di “Zenobia in Palmira”, che doveva diventare la prima esecuzione in tempi moderni. Il lavoro principale è stato svolto dal Maestro Caiazza che ha riesumato la documentazione dalla biblioteca del Conservatorio.

E’ stata una situazione simpatica perché ricevevo il materiale via mail, una volta arie di duetto, un’altra volta pagine di annotazioni. E’ una cosa molto diversa che avere uno spartito. Ho usato tutta la mia formazione: ho scritto le variazioni per i cantanti, le puntature. Abbiamo tagliato i recitativi perché non potevamo tenere una lunghezza di tre ore e mezzo. Cosicchè anche il prossimo anno ho ricevuto un altra proposta simile per Mercadante. Riesumeremo di due brani di 170 anni, un oratorio e un grande spartito strumentale con solisti, doppio coro. Mi stanno arrivando già i primi brani.”

“Per Zenobia in Palmira è uscito un disco molto bello da Bongiovanni. Quindi una grande soddisfazione.”

Ci sembra che questa sua attività sul repertorio antico le abbia portato molto entusiasmo. E le opere di repertorio tipo Puccini/Verdi?

“Io sono onnivoro e quindi non escludo assolutamente le opere in repertorio. Anche queste possono dare dei risultati affascinanti, sorprendenti e di gradimento. Come sto avendo con “Butterfly”. Nel repertorio antico c’è più libertà di esecuzione e nel rapporto con gli artisti, si può personalizzare maggiormente.”

Maestro collabora con Fondazione Arena a 360 gradi e quindi le chiedo che allestimenti, fatti per la stagione estiva in Arena, ha preferito in base alle sue valutazioni?

Negli ultimi 25 anni posso dire di preferire due opere: Tosca di de Ana perché credo sia lo spettacolo più bello che io abbia visto girando nei teatri. E’ un allestimento rispettoso nel testo ma bellissimo anche nella fantasia della reinterpretazione. La seconda opera è Carmen di Zeffirelli perché riesce ad integrare l’idea del regista nello spazio dell’Arena. Del resto entrambe hanno avuto un altissimo gradimento popolare in tutte le riprese eseguite.”

Il Cast

E’ il soprano giapponese Yasko Sato a vestire i panni della protagonista Cio-Cio San sul palcoscenico veronese (15, 19, 22/12) alternandosi con Daria Masiero (17/12). Debutta al Filarmonico il tenore Valentyn Dytiuk (15, 17/12) che insieme a Raffaele Abete (19, 22/12) dà voce a F. B. Pinkerton. Tornano gli acclamati baritoni Mario Cassi (15, 22/12) e Gianfranco Montresor (17, 19/12) come Console Sharpless accanto alla Suzuki di Manuela Custer e alGoro di Marcello Nardis.

Completano il cast Lo zio Bonzo diCristian Saitta, Il Principe Yamadori di Nicolò Rigano, Lorrie Garcia come Kate Pinkerton, Salvatore Schiano di Cola come Commissario imperiale, Maurizio Pantò come Ufficiale del registro, Sonia Bianchetti (15, 22/12) e Emanuela Simonetto (17, 19/12) come Madre di Cio-Cio-San e Manuela Schenale come Cugina di Cio-Cio-San. Il Coro, preparato da Vito Lombardi, insieme all’Orchestra della Fondazione Arena,è guidato dal maestro Francesco Ommassini, più volte apprezzato sul podio dei complessi artistici veronesi.

(cred.ph. Ennevi/Fondazione Arena)

(si ringrazia Ufficio Stampa della Fondazione Arena di Verona)