di Andrea Panziera.
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi ….” . Leggendo i giornali e ascoltando i notiziari continuano a venirmi alla mente le parole di Rutger Hauer in Blade Runner. Il film del 1982 di Ridley Scott concludeva la sua narrazione guarda caso nel 2019, quasi presagendo che l’iconico protagonista (il pur eccellente Harrison Ford in quell’occasione lo fu molto meno), sarebbe scomparso proprio quest’anno. Perché questa, all’apparenza strana, associazione ? la risposta non necessita a mio avviso di molte spiegazioni: nel nostro Paese, ma probabilmente non solo in Italia, è in atto una delle più imponenti azioni mediatiche di distrazione di massa e avvelenamento dei pozzi, soprattutto ma non solo tramite social network, rispetto ai quali non ricordo in passato paragoni minimamente proponibili. Quella che avrebbe dovuto essere la nuova agorà si sta rivelando sempre di più come il veicolo irrefrenabile di trasmissione di menzogne, di verità confezionate a tavolino, il propellente per l’inoculazione del veleno dell’odio e dell’intolleranza , dello sputtanamento senza prove degli avversari, della distruzione sistematica dei principi fondamentali su cui si fonda uno Stato democratico. All’uopo vengono costituite e lautamente foraggiate vere e proprie squadracce telematiche, la cui unica attività è lo studio e la diffusione in grande stile e quantità di notizie farlocche, ovvero nel migliore dei casi di minuscoli spezzoni di marginali verità condite dall’aceto del travisamento dei fatti e dalla manipolazione dei contesti e delle circostanze, allo scopo di indirizzare il consenso di coloro i quali si abbeverano unicamente al vangelo secondo social. Il nuovo verbo, assunto ad assioma indiscutibile, è il twitter di massa, ossia la notizia riciclata dai malati compulsivi della tastiera senza il minimo approfondimento o valutazione critica , una folla sempre più numerosa e stratificata di utenti della rete affetti da una patologia ormai virale: tutto ciò che leggo, se e in quanto precedentemente condiviso da molti altri internauti è vero a prescindere, ed è tanto più giusto se mi dà risposte veloci e definitive esentandomi dalla fatica di pensare troppo a lungo. Poco importa se i c.d. “profili” sono non di rado tarocchi clamorosi, spesso inventati e quindi non esistenti nella realtà. Verificare la presenza in vita di uno dei tanti Mario Rossi o di un nickname qualsiasi è impresa ardua se non inutile ed anche lo strumento di una eventuale querela per diffamazione è un’arma spuntata e del tutto inefficace. La specialità di questi “bastonatori di professione” è quella di occultare le notizie pericolose per i loro mandanti inondando di liquame quelle più sensibili ai sentimenti e alla reazione popolare. Fra i tanti il caso più recente ed emblematico è quello del carabiniere Mario Cerciello Rega ucciso alcuni giorni fa a Roma: siamo passati dal “vi nascondono che gli assassini sono nordafricani” agli “animali, dovete marcire in galera”. Gli assassini, diventati loro malgrado improvvisamente apolidi perché essere americani non giova alla causa, dovrebbero essere privati del diritto ad un processo ed a una detenzione da Paese civile, perché per nostra e loro sfortuna in Italia non esiste la pena di morte riparatrice. In questo coro di aspiranti giustizieri, fra i quali molte sedicenti figure politico/istituzionali, si sono levate le parole di Luca Bizzarri , che ripristinano un minimo di umanità : “Sono figlio di un Carabiniere, un abbraccio immenso a chi soffre. Spero che l’assassino di stanotte sia arrestato, che sia processato in tempi brevi, che gli sia assicurata una difesa, che venga giudicato secondo la legge, che sconti la sua pena in un carcere e non in una topaia.” I commenti dei twittatori patologici non si sono fatti attendere ed i più benevoli augurano al comico ogni possibile disgrazia o malattia. Caro Rutger, riposa in pace, e sappi che ti sbagliavi: noi umani stiamo vedendo e udendo cose che forse neanche tu osavi immaginare ed il confine fra umanità e barbarie sembra diventare sempre più vicino.