di Andrea Panziera.

Sfido ogni singolo lettore de Il Basso Adige a darmi una risposta che mi chiarisca le idee: siamo in presenza di una vera crisi di Governo oppure stiamo assistendo soltanto a qualche scaramuccia, condita da accuse di inerzia e tradimento con annessi stracci e piatti che volano, in attesa che lo scoppiamento della coppia rientri per qualche strana combinazione (leggi rimpasto e riattribuzione del colore dei fondoschiena sulle poltrone) ? Allo stato degli avvenimenti tutte le ipotesi mi sembrano possibili e prima di trarre conclusioni definitive aspetterei quantomeno la fine del mese di agosto. In questi ultimi dieci giorni abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. Nell’ordine: un Esecutivo che dice sempre no deve passare la mano e l’unica soluzione è andare quanto prima a nuove elezioni; prima di parlare di voto bisogna approvare la riforma che prevede il taglio dei parlamentari, ci vogliono due ore e poi tutti liberi; nessuno ha mai tradito o sfiduciato il premier e quindi per ritornare sotto lo stesso tetto coniugale è sufficiente una telefonata, che in questo caso non allunga la vita ma l’esistenza del Governo; troppo tardi, la frittata è stata fatta e rimettere assieme le uova non è più possibile. E allora ? Ci sono alcune cose che non tornano e impongono domande finora senza risposta: perché annunciare la crisi dopo l’approvazione di provvedimenti controversi (quantomeno fra i partner al comando) quando sarebbe stato molto più plausibile in molti altri momenti ? con quale credibilità si può sostenere che dopo la riduzione del numero dei deputati si può andare a votare essendo a tutti noto che sulla base del dettato costituzionale ci vorranno almeno 6 – 8 mesi ? se basta una telefonata per rimettere assieme i cocci , perché aspettare che la facciano gli altri ? infine perché parlare ora di frittata, la cui preparazione era evidente perlomeno dallo scorso maggio? Far finta di non averlo intuito fa apparire un po’ allocchi e sprovveduti. Si vuole accelerare verso nuove elezioni ? la via maestra è quella di ritirare i ministri e presentare la mozione di sfiducia nei confronti del premier, raccogliendo attorno ad essa la maggioranza dei parlamentari. Di contro, si vogliono evitare ? in questa ipotesi si devono cercare e costituire nelle Camere nuove alleanze composte da un numero sufficiente di deputati, tenute assieme da un programma condiviso, possibilmente evitando la messa in scena di un contratto pseudo notarile. Tertium non datur. Scorciatoie, furbizie o accordi sottobanco ci esporrebbero a rischi economici imprevedibili e assai onerosi per le Pubbliche Finanze e per la popolazione. Questo stallo, che è auspicabile duri il meno possibile, al di là dei chiaramente percepibili effetti sullo spread, ha già potenziali implicazioni negative: saltano la regolarizzazione dei precari della scuola, il rilancio dell’Alitalia, le trattative per la soluzione delle oltre 100 crisi aziendali, la definizione della questione di impatto ambientale dell’ Ilva, le misure per scongiurare l’aumento dell’IVA per citare solo le più importanti. Se a questo aggiungiamo i concreti segnali di recessione che emergono dal peggioramento del quadro economico internazionale si comprende come stiamo fabbricando il detonatore perfetto per far deflagrare nel Paese una crisi, vera e pesantissima, il cui prezzo sarà pagato da tutti gli italiani. Il tempo a disposizione è poco come pure, ahimè, il senso di responsabilità degli attuali protagonisti della scena politica. Non ci resta che sperare in un soprassalto estremo di buon senso. E’ poco ma al momento non vedo niente di meglio.