di Andrea Panziera.

C’è solo l’imbarazzo della scelta: Moscopoli? meglio aspettare l’esito delle indagini della Magistratura, anche se la vicenda crea non poco imbarazzo a livello europeo, perché l’impressione è che in Italia sia presente una sorta di quinta colonna politica che agisce a favore di uno Stato che non ha rapporti propriamente idilliaci con la maggioranza dei Paesi dell’Unione; discesa dello spread ? bene, anzi molto bene, l’abbiamo svangata grazie ad una manovra (di questo si tratta non di altro, il termine aggiustamento di Bilancio è un eufemismo ad usum delphini) piuttosto corposa, ma probabilmente non sufficiente per mettere al sicuro i conti del prossimo anno; caso Alitalia ? è notorio che i partiti/movimenti somigliano alla donna cantata dal Duca di Mantova nel terzo atto del Rigoletto, quindi le loro scelte sono piume al vento, se non vere e proprie capriole e non di rado il nemico di ieri viene promosso a salvatore di oggi; litigi nel Governo? il Basso Adige non si occupa di questioni politiche e aldilà di qualche sceneggiata da innamorati traditi penso che i dissidi non porteranno alla rottura, almeno nell’immediato . No, non parlerò di questi temi. Fra le tante una notizia, peraltro non inaspettata, mi pare degna di attenzione e profonda riflessione. I risultati del test Invalsi (l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) ci dicono che stiamo ritornando ad essere un popolo di semianalfabeti, o quasi. Da anni molti osservatori mettono in evidenza che una buona parte della popolazione è affetta dal c.d. “analfabetismo funzionale” , ossia l’incapacità di usare in modo efficiente le potenzialità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Ora, le prove effettuate sui ragazzi di terza media ci dicono che esiste un problema con la comprensione della lingua italiana, soprattutto ma non solo nel Meridione, che la matematica resta per molti studenti un enigma assai lontano dalla soluzione, che il divario di preparazione fra chi proviene da classi sociali differenti tende paurosamente ad allargarsi. Questo inevitabilmente si riflette sulla mobilità intergenerazionale ( figli con un titolo di studio superiore a quello dei genitori), da noi al 19% contro un 37% della media OCSE. Questi riscontri assai negativi hanno scatenato la caccia alle cause del fenomeno dalla cui individuazione, presunta o reale, sono scaturite proposte le più varie ed a volte bizzarre. Nonostante una certa esperienza nell’insegnamento universitario non mi ritengo un esperto di metodologia didattica, ma tenderei ad escludere che la colpa risieda nel peggioramento della qualità dell’istruzione e soprattutto che vi sia un solo responsabile del regresso culturale in atto. Spesso gli insegnanti suppliscono a quella che non di rado è una drammatica crisi di valori all’interno dei nuclei familiari, cercando di trasmettere gli elementari principi dell’educazione e della convivenza civile; in cambio ricevono uno stipendio inadeguato , insulti e qualche schiaffone da parte di alunni menefreghisti e genitori peggiori dei loro figli. Il deterioramento della funzione formativa della scuola avrà inevitabili e pesanti conseguenze sul mondo del lavoro: vi sono migliaia di giovani stranieri estremamente preparati e motivati che sono disposti a svolgere in qualsiasi Paese tutte le mansioni offerte dal mercato anche a condizioni economiche molto concorrenziali e non basterà esibire un badge con la bandierina tricolore per poter usufruire di una corsia preferenziale. E in fondo trovo che sia giusto così.