La fisica che non ti aspetti: una didattica al di fuori della noia, insieme a Marco Coletti
Di: Chiara Tomasella
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Perché il cielo è blu? E come mai i sassi rimbalzano sull’acqua? Oppure ancora: vi siete mai chiesti il motivo per cui una semplice bicicletta riesce a sfidare la gravità?
Basta guardarsi intorno per incrociare, anche inavvertitamente, qualche evento da indagare: da quasi ogni cosa si può trarre uno spunto di approfondimento, che si tratti dei meccanismi che regolano il funzionamento di un oggetto, delle cause di un fenomeno atmosferico o di una dinamica naturale. Marco Coletti, Cuso per gli amici, ci mostra quanto la fisica domini la nostra realtà, anche nel quotidiano tran tran domestico.
A PROPOSITO DEL QUOTIDIANO
Alzando gli occhi al cielo notturno, il paradosso di Olbers non è tra i nostri primi pensieri. Anzi: molto probabilmente non lo è neppure nelle restanti ore del giorno, con buona pace dell’astronomo tedesco da cui prende il nome.
Quando il sole tramonta, dovremmo essere in grado di vedere la luce di infinite stelle, provenienti da regioni dello spazio perse nel tempo, oltre che nella distanza; invece, riusciamo a distinguere solo poche scintille in un oceano nero. Da cosa dipende?
Non dall’inquinamento luminoso, né dalla natura limitata della nostra vista: anche ipotizzando l’assenza di fonti di luce sulla Terra e la disponibilità di telescopi ottici all’avanguardia, rimarrebbero regioni oscure nella volta celeste, dal momento che il numero di stelle presenti all’interno dell’universo è finito, così com’è definita la sua età (ha infatti avuto inizio con il Big Bang).
Quindi… La luce più antica che possiamo vedere è quella della nascita del cosmo, giusto? Ma allora, perché non permea ogni cosa?
Nessuno ha mai detto che ciò non accada.
Il “problema” è che non si tratta di luce rilevabile nello spettro del visibile. L’universo, infatti, è in continua espansione, e per questo la radiazione elettromagnetica più lontana, per effetto Doppler, è diventata una radiazione nel campo delle microonde. Puntando dunque un radiotelescopio verso il cielo notturno, nessun punto è effettivamente privo della sua… voce. Anche il deep field di Hubble è stato ottenuto indagando il cielo al di là dello spettro del visibile, tramite gli infrarossi: solo così è possibile vedere le galassie più lontane.
Un’ultima cosa: la luce “allungata” della radiazione cosmica di fondo non è libera di viaggiare sin dal famoso Big Bang, ma da un po’ più tardi. Non tantissimo, solo… 370.000 anni, all’incirca, per via dell’iniziale opacità del cosmo.
LA FISICA INTRECCIATA ALLA SALUTE
Alcuni video del canale di Marco parlano di temi che abbiamo già accennato, per esempio all’interno dell’articolo sull’INFN: taluni script, infatti, sono stati scritti in collaborazione con Enrico d’Urso, fisico biomedico originario di Alessandria.
In occasione del Rare Disease Day, ovvero la giornata di fine febbraio dedicata a dare visibilità alla ricerca sulle malattie rare, è stato caricato un video sull’imaging diagnostico, tecnica di cui ha parlato anche Eliana di “To the Science and Beyond”; si è parlato di adroterapia per curare i tumori e, infine, si è parlato di 5G.
Nella clip, si spiega la differenza che sussiste tra le radiazioni ionizzanti (ad alta frequenza, come raggi X, raggi gamma e parte dell’ultravioletto) e le radiazioni non ionizzanti, ovvero incapaci di strappare elettroni agli atomi (perché non abbastanza energetiche, a bassa frequenza). Tuttavia, il fatto che le radiazioni elettromagnetiche utilizzate dal 5G appartengano a quest’ultima categoria non è sufficiente per bollarle come innocue.
Facciamo dunque un passo in più.
È importante valutare anche la potenza delle radiazioni: quella delle antenne 5G sarà infatti inferiore, e non superiore, rispetto alle precedenti (o equivalente, nel caso della banda utilizzata dai vecchi digitali terrestri e ora riconvertita a 5G). Le antenne saranno più ravvicinate, per cui le onde viaggeranno per distanze più brevi, con un potere di penetrazione dei tessuti irrilevante: i ripetitori, dopotutto, non sono ciò con cui entriamo in contatto nella vita di tutti i giorni, a differenza, ad esempio, dei cellulari.
Per monitorare la quantità di radiazioni assorbite dal nostro corpo, il parametro da valutare è il SAR, o “Specific Absorption Rate”. Si misura in W/kg ed è limitato a livello europeo a 2W/kg.
Per quanto riguarda infine i valori soglia del campo elettromagnetico, sono regolati anch’essi da limiti legali che neanche il nuovo standard potrà superare: come in passato, dunque, in Italia non sarà consentito di superare i 6 volt/metro negli ambienti chiusi, nonostante il limite medio europeo si aggiri intorno ad un valore dieci volte più grande (60 v/m).
CONSIGLI CONCLUSIVI
- Once upon a Quantum: una playlist sulla fisica quantistica, raccontata in modo semplice (anche dal punto di vista storico;
- Qui pro Quark: il canale didattico di Marco Coletti, dedicato a spiegare argomenti di fisica liceale.