Il linguaggio è una facoltà naturale, propria dell’essere umano. Grazie ad essa, l’uomo è in grado di comunicare in diversi modi
Di: Giovanni Pasquali
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Il linguaggio è una facoltà innata, che si possiede già quando si nasce, fin da piccoli. Necessita sia di un costante miglioramento autonomo sia di uno sviluppo dell’impronta personale nel modo di comunicare, la quale deve essere fedele all’educazione e socialmente utile per relazionarsi.
Il linguaggio può presentarsi in due macro-forme: la forma parlata e la forma scritta. È difficile stabilire quale prevalga, perché le due forme non sono coeve. La scrittura, inventata intorno al 3000 a.C., è decisamente più tarda della preesistente comunicazione orale. Quest’ultima, però, non è sempre stata complessa e modulata da regole grammaticali.
Linguaggio orale: articolazioni e cambiamenti
Il nostro apparato fonatorio si compone di organi, chiamati organi di fonazione: la lingua, le labbra e il velo palatino. Gli organi di fonazione non sono fissi, bensì possono assumere vari assetti, comportando diverse “modalità” di produzione.
Un sistema linguistico ha le proprie articolazioni di suoni, più o meno differenti dagli altri codici. Si parla di “scelte endolinguistiche”, ovvero che pertengono a determinati sistemi linguistici. Le conseguenze sono due: in primo luogo, i suoni scelti da un gruppo di parlanti non sono gli stessi di quelli di un altro gruppo; in secondo luogo, un sistema linguistico può presentare suoni in più/in meno rispetto agli altri sistemi.
I suoni che compongono un sistema linguistico vengono prettamente scelti da un immenso numero di suoni riproducibili dal nostro apparato di fonazione. Ma quale destino è in serbo per i suoni non scelti? Vengono scartati? La risposta è sì. Per rispecchiare il proprio sistema, non si necessita di troppi suoni.
Questo non vuol dire che i suoni scartati non siano mai stati utilizzati; probabilmente, ce ne siamo serviti agli albori. Tuttavia, considerato il loro scarso utilizzo, si sono persi gradualmente, non sono stati riconosciuti come foni della lingua italiana.
L’esecuzione dei suoni non dipende dal periodo storico che si esamina. Da sempre, l’apparato fonatorio ha la straordinaria proprietà di far propri moltissimi assetti diversi, che si diversificano per il modo in cui i suoni vengono articolati e per il punto nel quale il flusso d’aria, proveniente dalla faringe, viene modificato. La selezione è solo posteriore, ai fini dell’elaborazione dell’assetto di un sistema linguistico.
Pregi e difetti del linguaggio orale
Il linguaggio orale è la prima forma comunicativa con cui l’uomo si è orientato nel mondo. Indubbia è la sua utilità: l’oralità ha il pregio di essere stata il primo veicolo di comunicazione individuale e collettiva; si designa, cioè, come primo mezzo attraverso cui un bambino inizia ad affacciarsi al mondo e a far propria la grammatica della lingua madre, che egli assimila giorno dopo giorno.
Viene acquisita in maniera erronea per una mera questione di non conoscenza della struttura del sistema. Il bambino si impegna inconsciamente e dimostra, però, di seguire fin da subito un percorso autonomo, rivolto alla graduale acquisizione delle nozioni linguistiche.
Anno dopo anno, sarà in grado di memorizzare e riconoscere un numero sempre maggiore di vocaboli, grazie a tecniche che affina col passare del tempo. La lallazione e il pointing sono rispettivamente: 1) il tentativo di pronunciare una parola sentita più volte, prossima all’assimilazione definitiva; 2) il tentativo di riconoscere la realtà. Indicando oggetti, persone, animali domestici, il bambino memorizza i tratti principali ed affina la mente attraverso un esercizio ingenuo, ma efficace.
I difetti del parlato sono molteplici. L’articolazione dei suoni può essere imperfetta per difficoltà individuali, per esempio; oppure, ciò è dovuto a una situazione di tensione, che genera ansia. L’interlocutore disattento rende l’atto comunicativo più difficoltoso e più snervante. Specularmente, il mittente del messaggio potrebbe non prestare attenzione a quello che dice e a come lo pronuncia, compromettendo la qualità del messaggio, che risulta confuso.
Le norme grammaticali
I primi esperimenti per rendere la forma regolare e stabilire una norma sono avvenuti tra il Quattrocento e il Cinquecento. Le norme sono state fissate sulla base di modelli che hanno reso la lingua grande: Dante, Petrarca e Boccaccio. La grammatica si sviluppò al seguito di una ricca tradizione letteraria.
La produzione letteraria richiede correttezza e personalità da parte degli autori. La redazione non è frutto di superficialità o emulazione.
Il linguaggio scritto ha influsso sulla lingua comune: ne garantisce lo sviluppo, favorisce la diffusione di espressioni, permette ai grammatici di stabilire la norma sulla base del prodotto stilato.
La cultura letteraria era inizialmente aristocratica, di pochi individui. Stessa cosa valeva per la lingua italiana. La comunicazione quotidiana avveniva tramite l’oralità, non per mezzo di un linguaggio formale, di livello medio-alto. Il dialetto ha condizionato la diffusione della lingua, rendendola oggetto di nicchia per il solo settore letterario.
Accanto a opere di grammaticità, poi, si ritrovano i dizionari. La concezione cinquecentesca, periodo a cui risalgono i primi vocabolari a stampa, era totalmente diversa da quella moderna. Oggigiorno, il dizionario è lo strumento che permette la consultazione di un numero ingente di parole fissate in un corpus organico e ordinato, ed è sempre aperto a innovazioni, modifiche e aggiunte. Contrariamente a questa visione positivista, cinque secoli fa, il dizionario si impegnava a rendere come norma il lessico nazionale, all’interno di un corpus molto ristretto di parole. Il vocabolario era oggetto di ambito letterario, data la sua natura elitaria.
Differenze tra scritto e parlato
Un testo scritto rimane per moltissimo tempo, a meno che qualcosa gli impedisca a un’ipotetica fonte scritta di essere tramandata. Infatti, un testo scritto può facilmente diventare una fonte scritta. Ciò dipende dal motivo della sua redazione, dal suo ambito di riferimento, dalla causalità del suo ritrovamento.
Un testo scritto può essere il frutto di uno scambio epistolare con una persona importante, con un famigliare oppure con un amico. Può trattarsi di un atto notarile, giuridico o riportare dati di contabilità. La scrittura è collegata prettamente alla formalità, all’ordine e al controllo degli elementi grammaticali utilizzati.
Non traspaiono emozioni, non si ritrovano parole storpiate, cadenze dialettali o intonazioni regionali. In compenso, prevalgono la regolarità e l’efficacia comunicativa, la quale non sempre traspare durante una comunicazione orale. Soprattutto perché l’oralità trova molto spazio nel dialogo.
Quando due persone entrano in contatto, vis-à-vis, accompagnano quello che dicono con espedienti come il tono della voce, la gestualità, l’espressività facciale, che non si riscontrano nello scritto.
A differenza di una redazione, un discorso ascoltato può subire danneggiamenti col passare del tempo o, nel caso peggiore, essere dimenticato completamente. Se non c’è attenzione durante una discussione, si perdono tasselli importanti per seguire il filo del discorso; se ci si distrae durante la lettura, invece, si può benissimo ritornare sui propri passi.
La forma migliore?
Per quanto riguarda l’efficienza della comunicazione, ai fini di incidere su terzi, la forma scritta prevale sulla forma orale. Questa, d’altro canto, è preminente dal punto di vista umano: l’espressività e il tono della voce sono indicatori di cosa si prova e delle reazioni suscitate nel destinatario, mentre la gestualità è utile per accompagnare – soprattutto – i temi più difficili.
Se da una parte si ha una fonte possibilmente attendibile, riportatrice di dati e conoscenze, dall’altra parte si ritrova il fattore della socialità. Se dall’una possiamo apprendere e/o informarci in maniera approfondita ed esauriente, dall’altra c’è la bellezza del contatto e del confronto con altri.
Sarà a nostra libera discrezione scegliere con chi averlo. Ci assumiamo le responsabilità di incappare nella superficialità e nella disapprovazione nei casi negativi, nella solidarietà e nella comprensione nei casi positivi.