Dopo la pubblicazione di “Solo un sogno”, in collaborazione con Sonne, Chiara Bolognani pensa già ai brani successivi. Prevista per quest’estate una raccolta di singoli
Di: Arianna Mantoan e Samuela Piccoli
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La giovane promessa della musica Chiara Bolognani è sicuramente da tenere d’occhio. Lo conferma il suo primo singolo, “Solo un sogno“, pubblicato in quest’anno di pandemia e lockdown ripetuti. La base ritmata lenta, le melodie dolci e l’espressività vocale si amalgamano in un sound sognante e malinconico, che scivola lento e trova il suo culmine nel ritornello, composto nel periodo più duro della quarantena.
Studentessa all’Educandato Statale Agli Angeli di Verona, Chiara si destreggia ogni giorno tra la scuola, lo studio e le lezioni di canto alla Lizard per seguire la propria passione. Alla domanda su come faccia a gestire tutto, sorride: “Non lo so nemmeno io, sinceramente!”
La giovane artista ci ha dedicato un po’ del suo tempo prezioso per un’intervista esclusiva legata alla sua musica, alle sue aspirazioni (e ispirazioni) e ai suoi progetti futuri.
L’intervista a Chiara Bolognani
Quando hai iniziato a cantare e a suonare?
“Il canto è la mia passione numero uno. Quando ero più piccola, facevo sia danza che canto; poi, l’anno scorso, ho iniziato le lezioni di canto alla Lizard con Elia (Truschelli, ndr). Frequento un Liceo europeo classico e finisco tutti i giorni alle 16; perciò, non ero sicura di riuscire a seguire anche le lezioni di canto. E poi temevo che pochi avrebbero capito il mio stile, soprattutto con le tendenze musicali di adesso (ride, ndr). Quando ci si mette in gioco e si scrive qualcosa di originale, non ci sono più protezioni o filtri. Devo dire che è stata fondamentale mia mamma: mi ha spronato nel continuare a seguire questa passione.
Per quanto riguarda gli strumenti, suono la chitarra dalle medie, mentre al piano mi sono avvicinata da autodidatta. Sono i due strumenti principali con cui mi accompagno per scrivere le mie canzoni fin dalla prima superiore. Sempre a scuola ho avuto la possibilità di fare una cover di un brano di Ultimo”.
Quando è nata la tua passione per la musica?
“Penso sia innata, perché non saprei identificare un momento preciso. Ricordo che la prima canzone che ho imparato a memoria è stata Fiori di maggio di Fabio Concato. In casa mia, la musica è sacrosanta e mi ha sempre circondato fin da quando ero bambina; quindi, per me è stato in un certo senso naturale iniziare col canto. Questo anche grazie ai miei genitori e a mio nonno, soprattutto: sono i miei fan numero uno, mi sostengono e credono in me”.
Come gestisci il tempo, tra scuola e musica?
“Data la scuola che frequento e l’impegno che richiede, alla fine ho dovuto scegliere tra danza e canto, perché non era più possibile seguirle entrambe. E ho scelto il canto. Mi esprimevo bene anche con la danza, ma quando sono stressata o nervosa, con la musica riesco a rilassarmi totalmente. Anche quando discuto con mia mamma mi basta una canzone per dimenticare totalmente il motivo dell’arrabbiatura, tanto che lei poi mi domanda: ‘Ma tu non ce l’avevi con me?’.
Con il canto riesco a esprimere veramente tutto ciò che provo e che sento, cosa che ballando non riuscivo a fare, dovendo seguire coreografie fisse. Ho dovuto comunque ‘ritagliare’ il tempo per cantare: il sabato ho il mio spazio con Elia; e poi, ogni giorno, dopo lo studio, mi ritaglio i momenti per cantare e scrivere”.
A quali esempi musicali ti ispiri?
“Amo profondamente la musica italiana. Per la scrittura dei miei testi mi ispiro a Fabio Concato, Lucio Battisti e Francesco De Gregori, che ritengo il cardine della musica italiana. Mi piace anche la musica indie e avrei voluto provare a scrivere qualcosa, però non ero ispirata. Quando ho saputo della morte di Battiato, mi si è spezzato il cuore. Ho dedicato a lui e alle sue canzoni l’intera giornata. Una cosa incredibile è stato scoprire che, nella mia classe, non tutti sapevano chi fosse: per me, è stato un colpo al cuore”.
A cosa ti sei ispirata per il tuo singolo? Hai in programma un album?
“Il singolo Solo un sogno è stato composto in due momenti diversi: ho scritto una parte quando ero in seconda superiore, mentre ho composto il ritornello durante il lockdown. Non è l’unico brano che ho scritto; ho composto almeno una trentina di inediti. Al momento, sto collaborando con due miei amici, in modo da pubblicare un singolo al mese. Questo è uno dei miei progetti futuri, anche se per la realizzazione aspetteremo l’estate, così da essere più liberi.
Inizialmente, c’era l’idea di pubblicare una raccolta, ma avevo paura che i brani per me emotivamente più forti e con più significato si perdessero, se raggruppati con altri. Penso che, facendo uscire un brano alla volta, le persone possano coglierli e sentirli di più. L’album, a volte, si ascolta un po’ più superficialmente: è difficile dedicare la stessa attenzione a ogni brano. Più di tutto, mi piacerebbe che a chi ascolta arrivasse il mio messaggio”.
Un’ultima domanda: componi tu?
“Sì. Quando canto, devo accompagnarmi con uno strumento, altrimenti non ho ispirazione. Di solito scelgo parole e note, mentre le persone con cui collaboro producono le basi. Possiamo dire che io fornisco lo scheletro e che loro, poi, la arrangiano”.