“L’Anna che verrà”, un libro di Annalisa Menin che parla della ricerca di sé: partire, perdersi completamente per poi ritrovarsi nel tornare da dove si è partiti.

Di: Samuela Piccoli

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“L’Anna che verrà” il nuovo romanzo di Annalisa Menin edito da Giunti. Un libro che parla di rinascita, di una donna che, raggiungendo il baratro di una non-esistenza o di una vita basata su ciò che è apparenza e non sostanza, è riuscita a perdersi per poi ritrovarsi. Diversa, cambiata, più consapevole di sé. Forse non la donna che avrebbe voluto essere, ma la persona che veramente è: una donna realizzata per la sua pienezza d’animo. A volte cambiare rotta è la vera soluzione perché, come scrisse Seneca, “Un timoniere di valore continua a navigare anche con le vele a brandelli.” Ma con le vele a brandelli rischia anche di naufragare e di morire, quindi la vera vittoria è scegliere per sé, senza dover dimostrare nulla agli altri. La domanda vera è: vale la pena di morire per seguire il giudizio degli altri?

Chi è Annalisa Menin

Cr.ph Di Lei

Imprenditrice, scrittrice e viaggiatrice di lungo corso, Annalisa Menin ha trascorso vent’anni negli Stati Uniti, dove ha affrontato il lutto della prematura morte del marito Marco, e ha saputo trasformarlo in un nuovo inizio.
Da quell’esperienza nasce la linfa emotiva che attraversa le sue opere, fino a culminare nel suo ultimo libro L’Anna che verrà, pubblicato il 21 maggio.
Un romanzo che esplora la rinascita e i viaggi interiori, le scelte difficili e la forza di ricominciare. Protagonista è Anna Venier, donna potente e fragile al tempo stesso, specchio e alter ego dell’autrice, attraverso cui Menin dà voce a una femminilità autentica, coraggiosa e in continua evoluzione. I romanzi precedenti sono Il mio ultimo anno a New York (2017) — il primo volume della trilogia — e Il Traghettatore (2021), il secondo volume della trilogia.

“L’Anna che verrà”, la trama

È una sera d’estate, calda e immobile, quando la voce di Anna, alter ego letterario dell’autrice, si spezza al telefono. Chiama la sua migliore amica, trafitta da un’ansia che le stringe il petto. Non è il solito cuore infranto, ma un vuoto più profondo, un tremito che scuote le radici del suo essere. Alla soglia dei quarant’anni, Anna si scopre ancora una volta sola, estranea a se stessa, come se la vita le fosse scivolata tra le dita. Decide allora di fermarsi, di respirare.

Lascia il caos di New York e torna là dove il tempo sembra essersi addormentato: la provincia veneta e Casa Bohemia — un’antica stazione ferroviaria degli anni Trenta, intrisa di silenzio e malinconia. Tra i profumi della terra e le parole dei filosofi, Anna inizia a ricucire la propria anima. Ogni corso di giardinaggio, ogni pensiero condiviso diventa un seme di rinascita. Il passato le parla sottovoce, mentre il futuro prende forme nuove, lontane dai sogni che un tempo credeva immutabili.
E, come un giardino all’inglese, che cresce libero ma guidato da un disegno invisibile, anche lei impara a fiorire nell’imperfezione. Perché non c’è età per tornare a se stessi — e la relazione più vera, difficile e necessaria resta sempre quella con la propria anima.

New York

Cr.ph. Wallup.net

Anna è italiana, nata in Veneto, in una piccola città immersa tra colline e vigneti. Da giovane, però, ha lasciato tutto per inseguire i suoi sogni a New York, dove ha vissuto per quasi vent’anni. Questa città frenetica la avvolge, è il luogo delle possibilità, dove può essere e fare ciò che vuole.
Il primo giorno di stage, in una prestigiosa casa di moda, incontra Marco, un uomo di cui si innamorerà per la sua semplicità e purezza. New York li avvolge nel suo splendore, nel suo essere abbagliante agli occhi di chi è appena arrivato. Per chi approda nella Grande Mela tutto può succedere, ma il prezzo da pagare è alto.


Finché Marco e Anna sono insieme, la vita appare come uno sfavillare di luci colorate: sanno chi sono e dove sono diretti. Ma la vita riserva, a volte, terribili sorprese: Marco si ammala di cancro ai reni e, dopo un anno dalla diagnosi iniziale, muore.
Da allora la visione di New York cambia: la città le appare come un miraggio distante, una scia di luci, una città frenetica e impietosa, abbagliante e insonne, dove ogni sogno sembra possibile ma nessuno dura abbastanza da diventare vero. La vede ormai affamata e indifferente, una città che ti consuma se non impari a respirare al suo passo.


Era brava, stimata, ma sempre più distante da se stessa. Quel mondo di immagini e slogan patinati aveva finito per consumarla dentro. Anna aveva tutto, ma aveva finito per perdere la cosa più importante: se stessa.
L’Anna che era non poteva più rimanere ferma, aveva bisogno di ritrovarsi. L’incontro con un amore tossico, un uomo di nome Peter, che piano piano distrugge completamente la sua autostima e le fa perdere ogni cosa, la spinge a lasciare New York e tornare in Veneto, dove tutto era iniziato, come un moderno Ulisse.

Casa Bohemia, natura, musica, libri e scelte

Se New York rappresenta il caos della vita frenetica, Casa Bohemia — un’antica stazione ferroviaria degli anni ’30 — al contrario raffigura il ritorno alla natura, alla vita più semplice, ma che racchiude tutto il significato dell’esistenza: essere davvero presenti a se stessi e non solo apparire.
Anna rimane in questa vecchia locanda per tre mesi, in compagnia di altri turisti stranieri e di una donna catalana, Arlet, che, come Anna, non vuole arrendersi all’ineluttabilità della vita e crede ancora nell’amore e nelle possibilità di rinnovamento.


Marie e Luca, i proprietari di Casa Bohemia, organizzano per i loro ospiti vari corsi, tra cui filosofia, giardinaggio ed equitazione. Durante una sessione di filosofia, Anna discute con Martina, la sua coach, dell’importanza di lasciare andare. Nella vita ci sono due tipi di persone: chi resiste e chi molla. Però, resistere non sempre è la scelta migliore.
Seneca scriveva, nelle sue “Lettere a Lucilio”, che “un timoniere di valore continua a navigare anche con la vela a brandelli”, ma nessuno dice che con la vela a brandelli si può naufragare e morire. Quindi non sempre vince chi resta; a volte vince chi molla e fa pace con se stesso per la scelta fatta, dopo aver affrontato la bufera.


Quando Anna arriva a Casa Bohemia porta dentro di sé una tempesta.
Capisce che non è fuggita per vigliaccheria, ma per ritrovare la rotta. Le giornate di Anna sono fatte di libri, cavalcate, chiacchiere e giardinaggio con un insegnante inglese, Christopher. Quest’ultimo la aiuterà a realizzare la sua visione di casa dei sogni e, soprattutto, di giardino all’inglese dei sogni, per ricominciare a credere nel futuro.
Il tempo scorre lentamente tra letture, tisane, ascolto di buona musica e podcast, fino al momento del commiato con Casa Bohemia e con “L’Anna che era”.

Ritorno a casa e nuove possibilità

Dopo il periodo trascorso a Casa Bohemia, Anna torna a casa dalla sua famiglia: ritrova il suo mondo e fa pace con il passato. Forse ha realizzato nella vita ciò che sua madre non era mai riuscita a fare per indole e tradizioni familiari, ma si rende conto di quanto, in realtà, la vita della madre sia comunque piena e di quanto la sua sia arida.


L’Anna che verrà forse non avrà mai figli, anche se ha spesso immaginato il loro volto, ma se dovesse diventare madre lo farà con l’uomo giusto, l’uomo che le farà credere nuovamente nell’amore.
E così, tra un incontro e l’altro nel suo paese d’origine, ritrova il bel Lorenzo, un suo compagno di classe, con il quale ha condiviso in passato giornate di studio, la preparazione agli esami di maturità e canti con la chitarra.
Un uomo con un’attitudine positiva alla vita, un uomo che sa far ridere di cuore, un uomo pronto a farla ricominciare da dove era partita. E così lasciare New York e “L’Anna che era” diventa necessario: la fine di un grande amore che, in realtà, non finirà mai davvero, come quello per Marco.

L’Anna che verrà – Canzoni ed emozioni

Tutto il romanzo è costellato di citazioni di libri e canzoni: una fra tutte, L’anno che verrà di Lucio Dalla, da cui l’autrice ha probabilmente tratto ispirazione per il titolo: “L’anno che sta arrivando tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità…”.
A volte non si è pronti ai cambiamenti e gli anni trascorrono tutti uguali; solo quando arriva il momento giusto tutto sembra più chiaro e si è disposti a voltare pagina.
La canzone L’anno che verrà di Lucio Dalla è un simbolo straordinario per la storia di Anna: parla di attesa, cambiamento, speranza e della voglia di “farcela” nonostante la malinconia del tempo che passa. È una scelta perfetta per un romanzo che ruota attorno alla rinascita.


L’Anna che verrà è un libro che commuove e fa riflettere sulla possibilità di poter cambiare rotta e di cercare il proprio io anche nel mare in tempesta.
New York entra prepotentemente nella mente del lettore, facendogli immaginare luci, profumi e addirittura il rumore assordante dei clacson nelle strade. Resta impresso anche il verde placido della campagna veneta, con le sue tradizioni e il suo incedere lento, oltre al sapore delle tisane e delle colazioni preparate da Marie.
Un libro da regalare a chi si trova in un momento di svolta nella vita.

Incontro con l’autrice

È possibile incontrare Annalisa Menin, ed emozionarvi con i suoi racconti, sabato 25 ottobre presso la libreria Giunti al Punto Librerie, in via Leoni 9, a Verona. Dialogherà con Lorenzo Bissolotti, scrittore e autore di articoli di approfondimento letterario.