Massimo Donati ha rilasciato un’intervista ai nostri microfoni ripercorrendo i due anni a Legnago e la sua ultima esperienza in Grecia

Di: Nicola Sordo

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Da giocatore centrocampista moderno, di grande atletismo e qualità in impostazione. Da allenatore meticoloso, affamato, ambizioso. Massimo Donati, che di maglie pesanti ne ha indossate in carriera, è forse uno dei profili più interessanti tra i tecnici emergenti. Lo sanno bene a Legnago, piazza che sotto la sua guida ha raggiunto vette mai toccate nella storia della società. Due stagioni trionfali, poi l’avventura lontano dall’Italia, non una novità per chi nel 2008 ha vinto una Premiership in Scozia con la maglia del Celtic. Stavolta la destinazione è la Grecia, sulla panchina dell’Athens Kallithea, un’esperienza conclusasi anzitempo ma non per questo negativa: «Ci siamo confrontati con squadre di grande spessore che hanno una grande storia come Olympiakos, Paok, Panathinaikos. Tutte realtà che hanno fatto l’Europa, con stadi importanti e un grande pubblico» – racconta Donati in esclusiva a Il Basso Adige – «Contro queste avversarie tra l’altro abbiamo fatto molto bene, abbiamo faticato contro squadre più piccole. È stata una bella esperienza in un campionato con una cultura diversa, mi hanno voluto fortemente dopo aver seguito ciò che stavamo facendo a Legnago. C’erano parecchie situazioni anche qui in Italia, ma ho accettato la loro proposta perché mi hanno fatto sentire davvero importante. Non mi spaventava andare fuori dal Paese, anche da giocatore sono stato all’estero, e anzi mi piace conoscere culture nuove e diversi modi di intendere il calcio».
Non tutto è andato per il verso giusto, l’avventura di Donati ad Atene si è conclusa dopo otto pareggi e sei sconfitte: «La cosa che più mi è dispiaciuta è che avremmo meritato molto di più di quello che abbiamo raccolto. Solo due settimane prima che me ne andassi si parlava di come il nostro fosse il calcio più bello da vedere, innovativo, il più interessante. Però è ovvio che se tutto ciò non viene supportato dai risultati alla fine paga l’allenatore. Se c’è una cosa che, a posteriori, farei in modo diverso è sulla costruzione della rosa. Là la maggior parte delle squadre gioca con il 4-2-3-1, per loro questo sistema di gioco è quasi un’istituzione. Poi gli organici sono formati da tanti giocatori piccoli e rapidi, mentre da noi si predilige maggiormente la componente fisica. Invece in Grecia ci sono tanti giocatori spagnoli, sudamericani e giocano un calcio diverso, molto più veloce. Quindi, conoscendo queste dinamiche, più che cercare fisicità avrei cercato interpreti più adatti a quel tipo di calcio».

Massimo Donati e il Legnago: binomio vincente

Donati qui a Legnago ha scritto una pagina di storia. Arrivato nell’estate 2022, con la squadra appena retrocessa in Serie D, si è reso prima artefice della nuova, e immediata, promozione tra i professionisti, e ha poi concluso l’annata in Serie C con il miglior piazzamento della storia del club. Non solo: ha anche stabilito un record per quanto riguarda la striscia di imbattibilità, durata 16 partite consecutive. Un filotto che ha fatto diventare il Legnago l’unica squadra dei maggiori campionati europei senza sconfitte fino al 6 aprile 2024. A fine anno, con 56 punti e la quinta posizione, il sogno play off, infranto al secondo turno con il pareggio a Bergamo contro l’Atalanta U23. Di questi due anni, ci sono alcuni momenti che restano scolpiti nella mente di Donati: «Mi porto nel cuore quattro partite, due per stagione. Dell’anno in Serie D sicuramente la gara di Este, e quella della settimana successiva contro il Cjarlins. Vincemmo entrambe le sfide per 1-0 con gol di Rocco, e sono state in assoluto le due gare che ci hanno fatto capire che avremmo davvero potuto vincere il campionato. Dell’anno scorso ricordo la prima di campionato contro l’Arzignano, per tanti era la prima volta in Serie C e vincemmo addirittura 4-0. Poi quella in casa contro il Vicenza, perché pensare che il Legnago potesse battere una squadra di tale caratura era quasi un’utopia, e invece con una prestazione di grande sacrificio, sofferenza e voglia di non mollare mai, siamo riusciti a portarla a casa».

Il successo di quel Legnago non è certo un caso. Donati non solo ha saputo dare una nuova impronta tecnica alla squadra, ma ha creato un gruppo affiatato che fin da subito ha riposto piena fiducia nelle idee dell’allenatore. Il rapporto con i giocatori è uno degli aspetti fondamentali: «Certe volte la relazione con lo spogliatoio è più importante della tattica stessa – spiega Donati – un allenatore deve essere credibile, la squadra deve credere veramente in ciò che viene proposto. Io ho cercato fin da subito di trasmettere la mia voglia di arrivare in alto, bisogna essere bravi ma ovviamente, come dappertutto, tutto ciò deve essere supportato dai risultati. Io tengo molto a questo aspetto, all’empatia con i miei giocatori, secondo me sta alla base di tutto. È impossibile vincere campionati che durano 8-9-10 mesi senza instaurare un rapporto di fiducia reciproco».

Le basi e i princìpi fondamentali

In campo, sono chiare e precise le idee di Donati. Idee che hanno portato il Legnago a distinguersi nella scorsa Serie C e che, nonostante i risultati non siano arrivati, hanno attirato estimatori anche nella prima divisione greca: «Mi piace far partire l’azione in un certo modo, fino alla trequarti campo ci dobbiamo arrivare come dico io. Nella prima costruzione, nel difendere palla, fino a un certo punto cerco di dare la mia impronta e sviluppare la manovra secondo le mie idee. Poi negli ultimi metri è logico che ci vogliono giocatori di talento, affamati, che hanno voglia di far male agli avversari. L’organizzazione in campo è fondamentale, così come l’equilibrio, senza queste cose è difficile fare risultati anche se la squadra ha talento. Un altro aspetto che curo molto è la fase difensiva che per me è importantissima. Tutto parte da lì, è una fase in cui devono partecipare tutti, attaccanti compresi. Non riesco a pensare di perdere due-tre giocatori che non difendono, bisogna farlo tutti insieme in modo coordinato. Stessa cosa per le altre situazioni di gioco, è fondamentale difendere in undici e attaccare in undici».

Donati ha iniziato a maturare l’idea di diventare allenatore quando militava nel Bari di Giampiero Ventura, uno con cui, parole sue, «avrei potuto giocare anche bendato». Un’altra grande influenza è stata quella di Giampiero Gasperini, tecnico tuttora sulla cresta dell’onda, con princìpi simili a quelli di Ventura pur proponendo un’idea di calcio differente. Sul panorama degli allenatori odierni Donati non si sbilancia: «È difficile giudicare un collega senza vedere come lavora durante la settimana, non mi piace e non sarebbe giusto guardare solo ai risultati. Un allenatore che ho conosciuto, avendo fatto il corso con lui, e che mi piace è Alessio Dionisi che ora è al Palermo. Lo apprezzo prima di tutto come persona, e poi anche per la sua idea di calcio e per il suo tipo di gestione. E questo a prescindere dai risultati, non è che se Dionisi non vince allora non mi piace più. Per dare un giudizio completo bisognerebbe osservare tutto il lavoro a 360 gradi e non solo ciò che si vede in partita, altrimenti ci sarebbero anche altri bravi allenatori giovani che potrei nominare, come Zanetti del Verona, che tra l’altro conosco benissimo, e Palladino della Fiorentina. Poi nel corso di una stagione tutti hanno delle difficoltà, per un allenatore è normale che sia così».

Il Legnago oggi, Donati: «La salvezza è possibile, ho visto una squadra che vuole lottare»

Dopo la trionfante stagione in C con Donati, il Legnago sta vivendo un’annata di enorme difficoltà. Ultimo posto in classifica e tre allenatori cambiati da settembre ad oggi. Con l’arrivo di Bagatti tuttavia, qualcosa sembra essere cambiato, la salvezza non sembra più un miraggio come qualche settimana fa. Donati commenta così il delicato momento della sua ex squadra: «Molto passerà inevitabilmente dallo scontro diretto di domenica con il Milan Futuro. Non posso dire cosa non ha funzionato quest’anno perché non essendo dentro non posso essere a conoscenza di tutte le dinamiche. Probabilmente, dopo una stagione importante come quella dell’anno scorso, un calo fisiologico e collettivo può esserci stato, magari non ci aspettava fosse così evidente. Nelle ultime settimane però si è vista una squadra cattiva, che vuole lottare e che farà di tutto per non retrocedere. Personalmente mi auguro con tutto il cuore che riescano a salvarsi, sono ancora molto legato all’ambiente. Le possibilità ci sono, devono puntare tutto sul superare almeno una squadra e giocarsi i play out».

Donati avrà sempre una seconda casa a Legnago, città in cui si è fatto apprezzare come persona e professionista e dove ha avuto modo di conoscere persone che lo hanno accompagnato anche dopo la fine della sua esperienza in riva all’Adige. Tra queste c’è Andrea Faccioli, legnaghese doc con cui è scattata fin da subito una forte intesa come lui stesso ci ha raccontato. Già presente nello staff tecnico, Faccioli ha instaurato un ottimo rapporto con Donati, il quale l’ha voluto come suo vice allenatore anche nel successivo incarico ad Atene. «Sono arrivato a Legnago da solo – spiega Donati – e lì ho conosciuto lo staff tra cui c’era appunto anche Andrea. La cosa che fin da subito mi ha colpito è stata la sua grande voglia di imparare e mettersi a disposizione. Ho visto in lui un ragazzo affamato con tanta volontà di crescere. Oltre a essere una brava persona, è uno che ogni giorno va alla ricerca di qualcosa per migliorarsi, che è un po’ quello che faccio anche io. Se qualcosa gli scappa la sistema, è un atteggiamento necessario per fare il salto di qualità».

Non sa ancora cosa gli riserverà il prossimo futuro, certamente quanto dimostrato da Massimo Donati è sotto gli occhi di tutti e, non a caso, sono tantissime le squadre che hanno approcciato il tecnico già dalla fine della scorsa stagione. Di certo c’è che non rimarrà a lungo senza panchina e, se confermerà quanto di buono visto nelle sue recenti esperienze, avrà la possibilità di togliersi numerose soddisfazioni anche da allenatore dopo un’illustre carriera con gli scarpini.

Foto: Instagram @massimodonati_official

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