A Roverchiara, su iniziativa del Comune, hanno preso il via le lezioni dell’Università del Tempo Libero e dell’Educazione Permanente

Di: Liliana Ghellere

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Storia locale, tradizioni popolari, costume e società, oltre ad arte, benessere e giornalismo. Queste le materie sulle quali si articoleranno le lezioni dell’Università del Tempo Libero e dell’Educazione Permanente attiva nel Comune di Roverchiara.
Tutti gli argomenti saranno a cadenza settimanale e seguiranno il calendario.
Restano inalterati il giorno e l’orario delle lezioni (il martedì dalle 14.30).


Non saranno solo le lezioni l’elemento di interesse della rassegna universitaria ma anche il programma di visite guidate alla scoperta del territorio.
In questi anni di programmazione, gli iscritti hanno dimostrato di apprezzare molto l’offerta culturale proposta, inoltre le suggestioni storiche, artistiche e letterarie legate alle lezioni trovano ulteriore spessore qualitativo nel profilo dei docenti, tutti esperti ed appassionati.


Domenica 27 ottobre si è tenuta l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2024-2025 con l’incontro iniziale dedicato a: “I novant’anni delle scuole elementari di Roverchiara”.
Un emozionante rassegna fotografica a cura di Alberto Vangelista, con il prof. Stefano Quaglia e Claudio Valente moderatore dell’incontro.


Le lezioni hanno trovato continuazione martedì 5 novembre con: “Ciacole e risate di veronesità” relatore Giovanni Vit.


Con racconti vari, poesie e storielle divertenti sono stati analizzati i vari aspetti della veronesità, collegati sia dal punto di vista sociale fino alle dinamiche della famiglia.
Nell’intervento è stato evidenziato quanto, nel veronese, il ruolo della donna sia sempre stato molto più forte rispetto a quello dell’uomo. Si è parlato dei vari aspetti legati alla nostra tradizione sia di territorio che di personaggi con un commovente ricordo di Roberto Puliero, ma si è parlato anche della città iniziando con il poeta veronese Berto Barbarani, che è stato e continua ad essere uno dei principali cantori della nostra città, il quale oltre ad aver scritto alcune grandi poesie che hanno raccontato Verona e che poi sono diventate famosissime, ha raccontato un po’ anche gli usi e i costumi della nostra città. Se noi parliamo di Verona non possiamo non parlare di donne, le veronesi, proprio Barbarani nella poesia “San Zen che ride” scrive che – le donne di Verona sono svelte, tremende, tutte curve tute more –
Le donne veronesi hanno questo modo di fare molto particolare che rischia di essere sempre visto con grande durezza, quindi gli uomini, senza farli passare come vittime, sono “costretti” a stare alle regole in casa.

Si è parlato di Verona e di tutto il bellissimo territorio della provincia, che comprende la Montagna con il Monte Baldo (sembra che il detto “Veronesi Tutti Matti” sia riferito all’aria frizzantina che arriva dal Monte Baldo. É questa una grande leggenda che si è andata ad inserire in tutti i modi di dire, non si sa se poi quest’aria veramente fa fuggir via da sé stessi), la
Lessinia, il Lago di Garda, la campagna vera e propria.
Siamo una delle pochissime provincie d’Italia ad avere questa ricchezza, che ritroviamo in tutta la letteratura di cui ci rimane l’originalità e soprattutto la voglia di conoscerlo e di scoprirlo com’era una volta.
Fino ad arrivare al drammaturgo, attore teatrale e scrittore Angelo Beolco detto “Ruzzante” Uno dei primi esponenti di una tradizione teatrale importantissima; Ruzzante è il primo che porta il popolo e la gente della campagna a teatro raccontando la loro vita. Nessuno mai l’aveva fatto fino a quel momento, iniziando in questo modo a denunciare quello che i contadini erano
costretti a subire, raccontando della secolare sottomissione e condanna alla povertà dei ceti contadini e di come le nostre campagne siano state importanti anche negli scenari di guerra.

Dario Fo, nel suo discorso pubblico durante il conferimento del Nobel per la Letteratura si espresse così: “Uno straordinario teatrante della mia terra, poco conosciuto anche in Italia. Ma che è senz’altro il più grande autore di teatro che l’Europa abbia avuto nel Rinascimento prima ancora dell’avvento di Shakespeare. Sto parlando di Ruzzante Beolco, il mio più grande maestro insieme a Molière: entrambi attori-autori, entrambi sbeffeggiati dai sommi letterati del loro tempo. Disprezzati perchè portavano in scena il quotidiano, la gioia e la disperazione della gente comune, l’ipocrisia e la spocchia dei potenti, la costante ingiustizia.”

La poesia di Tolo Da Re “L’Adese” ha concluso questa lezione molto partecipata che ha fatto divertire ma anche colpito e fatto pensare il numeroso pubblico presente in sala.