Buon bilancio per l’Italia alla fine delle Olimpiadi, sui social non sono mancate le polemiche per alcune dichiarazioni

Di: Andrea Panziera

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Chiunque ami lo sport, lo abbia praticato, ne conosca lo spirito di sacrificio, le grandi gioie e le molte delusioni, ha sicuramente vissuto queste due settimane olimpiche con passione, interesse ed esultanza per le vittorie dei nostri atleti. Le loro prestazioni sono state in alcuni casi inferiori alle attese, vuoi per sfortuna o semplicemente perché il livello medio dei partecipanti si è rivelato superiore alle previsioni. In alcune discipline non è mancata qualche delusione, come nell’atletica leggera, che tre anni fa ci aveva regalato ben 5 medaglie d’oro. In altre vi sono state conferme o performance entusiasmanti, ben aldilà delle più ottimistiche aspettative. Alla fine il nostro medagliere è il nono, se si prendono in considerazione il numero di ori conquistati, mentre diventa il settimo come totale delle medaglie vinte complessivamente. Deteniamo il triste primato dei quarti posti, quella posizione di classifica che darebbe diritto alla metaforica “medaglia di legno”. Probabilmente ha ragione l’ex ginnasta campione agli anelli Yuri Chechi, che tende a vedere il bicchiere mezzo pieno: “Chiudere con le stesse medaglie conquistate a Tokyo è sicuramente un ottimo risultato. Certo, oggettivamente, le previsioni ci davano qualche medaglia in più, ma non cambia il risultato positivo della spedizione. Abbiamo ori in più rispetto a quelli di Tokyo e questo secondo me è già una buona cosa. Abbiamo avuto atleti italiani primi in discipline diverse, confermato alcune cose. Oggettivamente alcune delusioni ci sono, ma ci sta: nello sport niente è facile.” Fra le sue considerazioni vi è anche quella della presenza di molti atleti con la maglia azzurra di origine straniera, africani soprattutto ma non solo, i quali hanno dato un contributo tutt’altro che marginale ai nostri successi: “ E’ stato bellissimo, abbiamo visto moltissimi ragazzi di etnie diverse gareggiare da cittadini italiani ed essere italiani al 100%.” Il nostro non manca di dire la sua anche su un tema molto scottante, che ha diviso l’opinione pubblica e provocato reazioni scomposte da qualche nostro esponente politico, ossia quello dell’inclusione: “Credo che l’inclusione sia un’opportunità per tutti e sono assolutamente a favore. Ma credo che forse il messaggio sia stato stressato troppo e non credo sia il modo migliore per arrivare ad un’inclusione corretta, giusta e che vada bene per tutti. Su alcuni concetti hanno forzato troppo la mano. Se ci sono riusciti? Spero di sì.” Infine, la sua opinione su alcuni aspetti dei giochi criticati dagli atleti e da alcuni commentatori non proprio super partes: “Il fatto di ostinarsi a voler fare le gare nella Senna, ad esempio. Non poter provare prima il campo gara, il triathlon si gareggiava la mattina e la notte non sapevano se avrebbero gareggiato. Il dover nuotare attaccati all’argine, le ha rese gare brutte. Su questo i francesi hanno un po’ forzato e hanno fatto male. Poi ci sono stati altri piccoli problemi, il Villaggio Olimpico, la mensa, ma può succedere. In generale però è un’Olimpiade riuscita, anche perché i numeri dicono questo. “ Di mio, aggiungo che, visti gli allarmi precedenti, l’obiettivo principale e dichiarato della Presidenza e del Governo francese era quello di garantire la sicurezza e con essa il regolare svolgimento dei Giochi e su questi aspetti sono stati investiti miliardi di euro. Inoltre, si voleva dare l’impronta di una manifestazione ecosostenibile. In questa ottica probabilmente ci sono state delle forzature, ma non penso che queste difficoltà abbiano influito più di tanto sulle prestazioni finali degli atleti, determinandone vittorie o sconfitte. Come era lecito aspettarsi, non sono mancati i rituali commenti delle forze politiche, almeno per questa volta concordi nel’elogiare i risultati dei nostri portacolori. I post sui social sono piovuti in abbondanza, ma sottotraccia i distinguo non sono mancati, anche rispetto a commenti di opinionisti spesso criticati, che almeno in questa occasione si sono ritrovati dalla parte giusta. Bruno Vespa, forse il più noto giornalista televisivo italiano, ha scritto su X questa frase in tutto e per tutto condivisibile: Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Enogu e Myriam Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente”. Parole che hanno fatto discutere gli utenti della rete e suscitato polemiche, a cui il nostro ha risposto in modo impeccabile: “Non capisco dove nasca la polemica. Nascere in Italia non significa nulla: contano la famiglia, la formazione e purtroppo anche il colore della pelle. È l’elemento più vistoso, ma non il più rilevante. I meridionali che arrivarono a Torino negli anni Cinquanta e Sessanta altro che integrazione dovettero affrontare… Figuriamoci Paola Egonu e Myriam Sylla in un paese dove il razzismo non è certo scomparso. Quelle due ragazze sono simbolo di terra e aria. E hanno fatto volare anche chi non le ama”. Come portavoce di chi non la pensa proprio come Vespa, si è subito impadronito del ruolo l’ormai arcinoto generale Vannacci, il quale ha prontamente dichiarato: “”Sono estremamente contento che la squadra femminile di pallavolo abbia vinto questo oro: è un oro memorabile, complimenti a tutte le nostre atlete, a tutte le donne che ci hanno portato sul podio”. “Egonu? Sono contentissimo, non ho mai messo in dubbio le sue capacità prestazionali o la sua italianità, ho solo sostenuto che ha origini non italiane ben visibili – ha aggiunto Vannacci, tornando sulle polemiche nate da alcuni passaggi del suo libro ‘Il mondo al contrario’. Mi sia consentita una semplice domanda: in un Paese che per più di due millenni è stato il crogiuolo di razze di ogni tipo ed etnia, quali sono i caratteri distintivi dell’italianità? La statura, la stazza, il colore dei capelli, la padronanza della lingua o cos’altro? O il neo parlamentare europeo, non proprio osannato dai suoi nuovi colleghi patrioti del neonato gruppo politico di estrema destra, verosimilmente un po’ vanesio, parla dopo essersi guardato allo specchio? Forse ho capito: per lui l’italiano tipo deve essere un pennellone, un po’ razzista e superficialone; insomma, la plastica rappresentazione del minchione. A giudicare dal successo del suo libro e dai voti raccolti alle recenti elezioni, questa visione del carattere distintivo della nostra “gens” trova proseliti in settori non proprio marginali della nostra società, magari poco più alti di un nano, tracagnotti e che in vita loro hanno letto sì e no la Gazzetta dello Sport (con tutto il rispetto per il glorioso quotidiano sportivo) o il bollettino parrocchiale. Con qualche eclatante eccezione, per così dire, “ministeriale”, di chi, in forza della sua posizione, riesce a posticipare di millenni la nascita delle nostre città o vuol far credere che Cristoforo Colombo si era ispirato a Galilei per la rotta dei suoi viaggi. Sic transit (vana)gloria mundi.