Lampi News fa il punto sulla situazione italiana, dopo i primi dati confortanti sugli indicatori macroeconomici e l’avvio delle prime, sofferte, riforme di sistema

Di: Andrea Panziera

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Chi oggi ha più di quarant’anni serberà certamente memoria di una costante della politica e, più in generale, della vita del nostro tormentato Paese. Nei momenti di estrema difficoltà i partiti sono obbligati, spesso obtorto collo, a fare quello che si è soliti definire “un passo indietro”.

Era successo nei primi anni ’90 con l’Esecutivo Ciampi, quando fummo costretti a dare in pegno le nostre riserve auree per ottenere risorse senza le quali assai difficilmente saremmo usciti da una situazione molto compromessa. E’ accaduto di nuovo nel 2011, all’epoca della famosa “crisi dello spread”, la cui crescita proprio di questi tempi iniziava a dilaniare la sostenibilità del nostro Debito Pubblico.

La medesima trama si è ripetuta qualche mese fa, con l’insediamento a Palazzo Chigi di Mario Draghi, sostenuto da quasi tutte le forze presenti in Parlamento, probabilmente non per convinzione bensì per stato di necessità. Anche l’opposizione verosimilmente si è collocata in quella posizione non perché portatrice di un disegno politico alternativo credibile e verificabile, ma per occupare uno spazio che di solito garantisce una rendita in termini di voti. Insomma, per un verso o per l’altro le ragioni del marketing politico fanno da sempre premio su ogni altra considerazione.

In altri miei contributi ho argomentato che l’esperienza del Draghi Team è ancora troppo breve per stilare un giudizio definitivo. Se dovessimo far tesoro di quanto accaduto in passato, il rischio è quello, come abilmente evidenzia Mario Seminerio in un recente e molto incisivo articolo apparso su Domani Quotidiano, che si ripeta lo schema già visto situazioni analoghe (cito testualmente): crisi di sistema ed economica, partiti temporaneamente estromessi, arrivo del tecnico con prestigio internazionale, apparente risanamento, ritorno dei partiti, nuova crisi di sistema.

In realtà io non sarei così pessimista, anche se non posso escludere a priori lo scenario ipotizzato da Seminerio. A favore dell’ex Presidente della BCE giocano alcuni fattori assai rilevanti, in primis la cospicua mole di risorse del Next Generation EU, circa il 40% delle quali a fondo perduto. Certo, la loro erogazione è sottoposta a condizionalità, ma questo vincolo paradossalmente è molto utile al Premier ed all’Italia al fine di evitare , o quantomeno limitare, la pretesa di spese di infima qualità e investimenti posti in essere per mera logica clientelare o corporativa.

Altra notizia positiva che rafforza la posizione di Draghi è costituita dall’avvio, seppur faticoso e tribolato, soggetto a qualche compromesso ahimè inevitabile vista la composizione eterogenea delle forze che sostengono la maggioranza, del processo di riforme di sistema. Quella della Giustizia pare ormai essere stata condivisa da tutti e sulle altre si sta lavorando alacremente per metterle quanto prima all’ordine del giorno.

Posso testimoniare per conoscenza diretta che il “sentiment” di molti importanti player economico-finanziari di stanza fuori dai nostri confini, in questi ultimi mesi è mutato in senso favorevole e basta leggere alcune recenti dichiarazioni per trovarne conferma.

Sull’idea di condivisione di questo panorama dai contorni meno spigolosi rispetto soltanto a qualche tempo fa, nonché sulle prospettive di cauto ottimismo per il futuro ovviamente non mancano i dissenzienti. Io sono per natura a favore della incondizionata libertà di pensiero e di conseguenza rispettoso di qualsiasi opinione discordante dalla mia, anche se motivata in modo sgangherato. Quindi non mi scandalizzo se qualcuno vede come il fumo negli occhi la presenza di un Banchiere alla guida dell’Esecutivo, se nega anche l’evidenza di numeri, economici e non, che indicano un netto miglioramento della condizione del Paese.

Comprendo che, se nel recente passato, si sono assunte le vestigia di Sancho Panza per un Don Chisciotte costretto a passare la mano, il tecnico di fama mondiale insediato al suo posto provoca un travaglio insopportabile. Colpa del noto “tarlo rosicone”; ma tranquilli, prima o poi passa.