Alla scoperta di Montagnana e Bevilacqua, due cittadine tra le provincie di Padova e Verona che da sole varrebbero un viaggio in Veneto
Di: Maria Mele
Chi non ha mai sognato almeno una volta di vivere una vera avventura medievale vestendo i panni di cavalieri o castellane con tanto di disfide, tornei e finanche fantasmi ? Noi lo abbiamo fatto per voi visitando Montagnana e Bevilacqua, due cittadine al confine tra le provincie di Padova e Verona. Bandiera arancione per l’offerta di eccellenza e l’accoglienza di qualità del TCI per le sue bellezze storiche e per la valorizzazione dei prodotti tipici, Spiga verde della FEE (Foundation for Environmental Education) dal 2018 per la promozione di uno sviluppo rurale sostenibile, compresa tra i Borghi più belli d’Itala, Montagnana da sola meriterebbe un viaggio in Veneto.
Posta tra l’ampia pianura e i profili tondeggianti dei Colli Euganei e di quelli Berici, Montagnana offre al viaggiatore un colpo d’occhio straordinario sulla sua grandiosa cinta muraria. Lunga quasi due chilometri la cinta muraria di Montagnana, è uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa. Fondata dai Veneti nel primo millennio a.C, l’antica Motta Eniana deve il suo nome al fatto di sorgere su di una sopraelevazione del terreno, una cosiddetta “motta”; da “Motta Eniana” a Montagnana il passo è breve. Parte di una “ Sculdascia” (suddivisione territoriale) con i longobardi, Montagnana vide crescere la propria ricchezza e prestigio nei secoli, in particolare sotto la famiglia Obertenghi, da cui discese la casata d’Este.
Conquistata nel 1242, al secondo tentativo, da Ezzelino III da Romano, la città dovette sottomettersi al tiranno che ne aveva distrutto la prima cinta muraria lignea, ma nel 1275 fu una delle prime a rivoltarsi vittoriosamente al suo dominio. L’eroismo con il quale gli abitanti respinsero il primo tentativo di espugnare la città da parte di Ezzelino viene rievocato ogni anno nel Palio dei 10 Comuni. La storia narra che il tiranno nel luglio 1238, avesse cinto d’assedio la città;In una improvvisa e disperata sortita, alcune decine di Montagnanesi incendiarono la più importante torre lignea dei nemici (il belfredo), che portava gli assalitori , tra cui lo stesso Ezzelino, allo stesso livello delle difese. Il signore da Romano si salvò a stento, ma le fiamme del belfredo ardono ogni settembre a ricordare il coraggio e la valentia montagnanese.
Durante il tre giorni del Palio, Montagnana torna al Medioevo e si anima di cavalieri e dame, artigiani e popolani, tutti riuniti per assistere all’entusiasmante corsa a cavallo che vede sfidarsi, nel verde vallo attorno alle mura medievali, i 10 Comuni dell’antica Sculdascia (o Scodosia) longobarda per conquistare il primato e ricevere il “Pallium”, un panno scarlatto impreziosito dall’opera di un Maestro pittore contemporaneo.Importanti artisti hanno celebrato la manifestazione con una loro opera negli anni passati da Annigoni a Murer da Santomaso a Sassu. Non solo una sfida a cavallo tra storia e fiaba, ma una rievocazione storica a tutto tondo con mercatini medioevali,sfilate con variopinti costumi e rulli di tamburi, gare tra arcieri e sbandieratori, che danno vita ad una splendida kermesse.
Durante queste giornate è anche possibile assaporare le eccellenze gastronomiche del territorio una fra tutti il famoso Prosciutto Veneto Euganeo Berico DOP. Dal 1971 il leone alato di San Marco, marchio del Consorzio Prosciutto Veneto, tutela e valorizza questa prelibatezza ,che nel 1996 l’Unione Europea ha dichiarato DOP. Una lavorazione quella del Prosciutto, che segue ancora i metodi della tradizione artigianale al pari di quelli seguiti per realizzare la deliziosa Sopressa veneta,salume tipico della tradizione, dal sapore più forte e deciso, oggi conosciuta ed apprezzata anche al di fuori della regione.
Abbandonati i bagliori dell’incendio del belfredo ci spostiamo di pochi chilometri ed entriamo nella provincia di Verona, comune di Bevilacqua, terra di confine e teatro di vicende storiche testimoniate dal suo celebre Castello. Già dallo stemma comunale, che riporta un’ala segno del luogo d’origine della famiglia Bevilacqua (Ala TN) e un Castello, simbolo del dominio della famiglia sul territorio,comprendiamo l’influenza che la storia gloriosa e tumultuosa dei Bevilacqua ha giocato su questo piccolo centro, al punto da mutuarne il nome.
Nobile famiglia italiana di origine veronese salita a grande posizione presso gli Scaligeri i Bevilacqua fecero erigere nel 1336 il Castello che aveva sia funzione difensiva che di rappresentanza. Variamente danneggiato e ricostruito nel corso dei secoli, il Castello venne dato alle fiamme nel 1848 dalle truppe austriache, che vollero così “punire” l’atteggiamento anti austriaco e convintamente unitario dei Bevilacqua. Fu l’ultima discendente della famiglia,Felicita con il consorte, Giuseppe La Masa – garibaldino che parteciperà all’impresa dei Mille, ad impegnarsi per far risorgere dalle proprie ceneri l’intero complesso nelle forme neo gotiche che ancora oggi possiamo ammirare.
Entrare nel castello significa partecipare alle vicende tutte che la famiglia Bevilacqua ha nei secoli vissuto. Gli arredi fanno parte della collezione privata della famiglia Iseppi – Cerato che,entrata in possesso del maniero nel 1990, lo ha restaurato con cura quasi maniacale, e ha ricercato, oggetti, suppellettili e documenti per ricostruirne la storia. Oggi il castello è uno splendido Relais con un giardino pensile strepitoso- tra i cinque più importanti d’Europa – e un curatissimo ristorante gourmet noto in tutta la zona.
Attraversiamo il magnifico chiostro, progettato nel XVI sec. dall’architetto Michele Sanmicheli con un favoloso pozzo in marmo rosso di Verona, per essere introdotti nelle sale interne dove troneggiano magnifici lampadari di vetro soffiato di Murano con foglie e fiori policromi realizzati in pasta vitrea. Qui si favoleggia aleggi la presenza della contessa Felicita ,di suo padre conte Alessandro e del marito il generale La Masa. La storia racconta che, durante la distruzione operata dagli austriaci nel 1848, venisse profanata la tomba del conte Alessandro, è leggenda invece che, proprio a causa della profanazione, il fantasma di Alessandro vaghi nel castello pronto a ghermire chi si avvicini con atteggiamento prepotente o bellicoso. Un’altra fonte favoleggia di un tesoro nascosto da Felicita sotto il castello e protetto dal fantasma di Alessandro. C’è chi giura di avere percepito le presenze e chi assicura di aver “dialogato” con le entità che, per loro natura, sarebbero molto gentili con coloro che si avvicinino rispettosamente all’avito Castello.
Ma niente paura! Come ogni Castello che si rispetti anche quello di Bevilacqua può vantare ben due passaggi segreti pronti a garantirci la fuga in caso “di attacco nemico”. Insomma a Bevilacqua ci sono tutti gli ingredienti per trascorrere una vera avventura!