In questa settimana di Quaresima, il Teatro Filarmonico ospita l’ attesissimo Werther, di Jules Massenet, tratto dal celeberrimo romanzo di J.W. Goethe

Di: Benedetta Breggion

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Dopo un secolo dalla prima rappresentazione di un’ opera di Massenet, e dopo mezzo secolo dall’ ultima programmazione del Werther al Filarmonico, Verona ha accolto il capolavoro romantico, con elogi ed applausi a scena aperta, commozione e insistenti richieste di bis, con il consenso di tutto il cast.

Il terzo titolo della Stagione Lirica del Teatro Filarmonico ha messo la città di Verona in fermento per tutta la settimana a partire dall’ ultima domenica di Quaresima fino alla domenica delle Palme. Il Werther di Jules Massenet torna sul podio del Filarmonico con degli ospiti speciali: Dmitry Korchak e Vasilisa Berzhanskaya nei panni dei protagonisti.

Il Werther è occasione di debutto in Arena anche per un grande Maestro, apprezzato sia in patria che all’ estero: Francesco Pasqualetti. L’Orchestra di Fondazione Arena dipinge i mille colori di quest’ Opera in quattro atti grazie alla sua bacchetta. Il regista Stefano Vizioli guida la narrazione dell’Opera  in un allestimento evocativo con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Anna Maria Heinreich, le luci di Vincenzo Raponi e i contributi video multimediali di Imaginarium Creative Studio.

Banco di prova vocale e attoriale, ha messo in risalto le qualità del giovane cast internazionale: applaudito Werther è il tenore Dmitry Korchak; suo rivale Albert è il baritono Gëzim Myshketa. I fratelli di Charlotte comprendono la secondogenita Sophie del soprano Veronica Granatiero e sei giovanissimi solisti dal Coro di voci bianche A.Li.Ve. Il Filarmonico risuonava ancora dell’ eco del loro canto di Natale con la scorsa Bohème di Puccini, quando pochi giorni fa, all’ avvicinarsi di Pasqua, il Maestro Paolo Facincani li ha ancora istruiti al canto di Natale, questa volta, del Werther. Nella trama, invece, a insegnare il canto di Natale agli otto giovani fanciulli è il Podestà ,Bailli di Wetzlar, impersonato dal baritono Youngjun Park.

Tornano il basso Gabriele Sagona e il tenore Matteo Mezzaro nei ruoli di fianco degli amici Johann e Schmidt, con Maria Giuditta Guglielmi e Pierre Todorovitch quali Käthchen e Brhülmann. L’acclamata Charlotte della prima Vasilisa Berzhanskaya torna venerdì 31/3 e domenica 2/4 mentre mercoledì 29/3 fa il suo debutto nella parte il mezzosoprano Chiara Tirotta, già applaudita al Filarmonico in opere di Mozart, Vivaldi e Rossini come Cherubino, Dorabella, Bradamante e Rosina.

Un altro centenario

Già al suo apparire nel 1774, il romanzo epistolare di Goethe destò scalpore in tutta Europa. I dolori del giovane Werther, manifesto dello Sturm und Drang, unisce la consapevolezza dell’uomo illuminista all’urgenza emotiva del venturo Romanticismo. Ardente di un amore non corrisposto, le sventure del giovane Werther lo rendono però l’ eroe del secolo. Un eroe che sfida le convenzioni della borghesia. Avvinse anche Jules Massenet, prolifico operista di punta della scuola francese. Il compositore ne accarezzava da anni un adattamento, quando decise di unire le forze di tre diversi librettisti (Blau, Miliet, Hartmann).

Nel 1887 il suo drame lyrique era già pronto. Ma i teatri francesi, ancora feriti dalla sconfitta di Sedan, rifiutarono di mettere in scena un capolavoro nazionale tedesco. Infatti Werther debuttò prima nel 1892 a Vienna, tradotto in tedesco. Solo l’anno dopo arrivò a Parigi, iniziando un cammino trionfale in tutto il mondo e diventando subito cavallo di battaglia nel repertorio tenorile. Un successo artistico meritato, per una musica che ha la sua genesi in una genuina esigenza interiore, aldilà delle richieste del pubblico e della critica, anche se si può con sicurezza dire aver trovato successo su entrambi i fronti.

Cento anni fa si svolgeva a Verona la prima rappresentazione di un’ opera di Massenet, nell’ estate 1923, quando Ettore Fagiuoli allestì in Arena l’esotico Re di Lahore diretto da Panizza. Poco meno di un secolo fa, invece, appariva il Werther a Verona.

Nel Festival 1951 arrivò Manon. Da allora, sia in Anfiteatro che al Filarmonico, le opere integrali di Massenet sono solo due : Il Ritratto di Manon e Werther. Il 1978 fu l’anno del Werther con Max-René Cosotti e Carmen Gonzales diretti da Giovaninetti. Dopo 45 anni è tornato ieri, nell’ allestimento dei teatri di Opera Lombardia.

Werther

Dmitry Korchak. Cr.ph.: Fondazione Arena

Di fronte ad una partitura che, senza darlo troppo a nascondere, parteggia per il tormentato protagonista, a cantare i suoi turbamenti e sussulti emotivi è uno dei più acclamati belcantisti del nostro tempo: Dmitry Korchak. Devoto all’ influenza che Alfredo Kraus, uno dei più ricordati interpreti nel Novecento, ha avuto sul suo pensiero musicale, Dmitry Korchak ha offerto un’ interpretazione e una recitazione impeccabili. Tutto ciò segnandola con un’ incredibile delicatezza che viaggiava perfettamente a braccetto con il suono dell’ Orchestra areniana.

Dmitry è genio poliedrico: tenore tra i più acclamati della nostra epoca, reduce da un clamoroso debutto come direttore d’ Orchestra a Bologna, ha dato prova anche della sfida attoriale che quest’ Opera impone ai cantanti. A Verona è già stato applaudito in Arena ne La Sonnambula e tra pochi giorni avrà lasciato il suo segno anche nella Stagione Sinfonica del Teatro Filarmonico, nel ruolo di tenore che lo attende nella Messa di Rossini il 7 e l’ 8 aprile. Ampio e variegato è anche il suo repertorio, che spazia da Mozart a Shostakovic.

L’ aria Pourqoi me reveiller ha scatenato immediatamente la gran richiesta di un bis da parte del pubblico.

Charlotte

Assieme al tenore poliedrico di Korchak, non si poteva non affiancare un’ artista altrettanto audace e versatile. Vasilisa Berzhanskaya è mezzo-soprano, ma teatri di tutto il mondo hanno conosciuto la sua maestrìa anche come soprano e contralto. Berzhanskaya è un’ artista le cui doti artistiche la rendono in grado di prevaricare i tradizionali confini dei registri vocali. Ha debuttato anche lei a Bologna, con Dmitry Korchak, in un programma tutto russo. Il Festival areniano la attende impaziente alla Stagione di quest’ anno, nei panni di Rosina ne Il Barbiere di Siviglia.

Vasilisa Berzhanskaya nei panni di Charlotte Cr.ph.: Fondazione Arena

Dapprima uniti nel romanticissimo Claire de Lune del secondo atto, i protagonisti si sono poi incontrati di nuovo nel terzo atto, dove, con l’ epilogo delle loro arie, un dopo l’ altro, hanno riscosso entusiasti complimenti a scena aperta.

Ne Va! Laisse couler mes larmes! ha saputo dare giustizia all’ uso atipico della strumentazione che Massenet riserva per questo momento singolare. In quest’ Opera, infatti, appare il primissimo utilizzo di un sassofono contralto in una scrittura orchestrale e per tantissimo tempo non ne verrà più fatto uso (e anche quando riapparì, avvenne con diverse giustificazioni). Un’ importante innovazione è riservata ad un momento altrettanto importante. Si tratta, infatti, della prima vera aria di Charlotte, quella in cui confessa e rivela prima di tutto a se stessa i suoi veri sentimenti. Un momento tanto prezioso quanto caricato dall’ attesa

Una nuova pagina

Come per la letteratura europea I dolori del giovane Werther è una vera e propria svolta, anche la sua musica ancella volta una nuova pagina nella storia dell’ Opera.

La partitura di Massenet è unica, in questo senso, nel dispiegare un’ orchestrazione raffinata, oltre che radicalmente innovativa per il suo tempo, sotto diversi aspetti. Lo stacco più radicale rispetto alla tradizione operistica si avverte nel rapporto tra melodia e accompagnamento, quasi ribaltato rispetto alla concezione del tempo. In un’ epoca in cui il paradigma dell’ Opera è rappresentato dalle melodie dei solisti, accompagnata dall’ Orchestra, nel Werther invece, è spesso l’ Orchestra che canta il tema. I cantanti cantano perlopiù degli ariosi, ma solo in punti specifici hanno un’ aria tradizionale. Massenet, compie questo gesto perchè comprende in modo radicale l’ amore narrato dalle voci di Werther e Charlotte, così come lo intende Goethe.

E ci lascia questo messaggio con un’ enigma in musica, proprio perchè la verità di questo amore non può essere espresso a parole, bensì con il superpotere della musica. Questo avviene proprio nel Chiaro di Luna, topos letterario che a partire da Beethoven ha innestato una scintilla che si è riverberata ben oltre il Classicismo e il Romanticismo e ben oltre i confini dell’ arte musicale. (basti pensare al Chiaro di Luna Debussy, Paul Verlain, finanche D’ Annunzio e Percy Bysshe Shelley). Nel Claire De Lune, dunque, il tema è espresso dalla viola d’ amore, con una corda che vibra per simpatia. Non è un amore ecclamato, ma una necessità delle due anime, quasi come due suoni che appena si avvicinano cominciano a risuonare, senza che le due abbiano veramente il controllo di ciò che accade.

Pasqualetti

Diplomato in pianoforte, composizione e in direzione orchestrale (prima presso l’ Accademia Chigiana, poi alla Royal Academy of Music di Londra), il suo repertorio spazia con incredibile familiarità da Mozart al Novecento italiano di Nino Rota. Francesco Pasqualetti ci ha offerto, in questa stagione, una lettura del Werther quanto mai carica degli insegnamenti degli antichi magisteri e più che mai prospettata a rinnovate prospettive

Francesco Pasqualetti. Cr.ph: Fondazione Arena

In questo grande esempio di teatro musicale, vitale è la presenza dell’orchestra. Essa rivela i sentimenti più sconvolgenti dietro le parole e i gesti quotidiani dei personaggi, con una strumentazione raffinatissima e una fitta trama di Leitmotiv. La direzione di Pasqualetti si può dire essersi quasi impersonificata nella mente dell’ autore alla perfezione.

Vizioli e la sfida goethiana dell’ incomunicabilità.

Molto apprezzato è stato anche l’allestimento immersivo di Stefano Vizioli e fedele alla fonte letteraria nella drammaturgia.

Un amore tormentato, uno proclamato, l’ altro trattenuto. Werther parla a una Charlotte che gli dà le spalle. Lui non capisce il perché e si dispera, mentre a noi è dato vedere la sofferenza di Carlotta, costretta a evitare colui che ama. La pandemia, durante la quale l’ allestimento è stato progettato, ha dettato le distanze fisiche, della prossemica, sulla falsariga di quelle emotive dei personaggi narrati. Questi, infatti, costantemente impossibilitati, in un modo o nell’ altro a raggiungersi e ad entrare in vero contatto l’ uno con l’ altro. La stessa spazialità, costretta dalle regole anti-covid, è diventata percorso di drammaturgia per descrivere i sentimenti puri, costretti dalle regole della borghesia.

Una poltroncina, un cavalluccio a dondolo e qualche piccola proiezione. Non serve nient’altro, nessuna particolare scenografia per la resa recitativa che i cantanti sanno padroneggiare, in supporto alle loro doti vocali. La scena non richiedeva altro che pochissimi oggetti e rare ma suggestive proiezioni. Tale, infatti, era la potenza della recitazione, che ha saputo perlustrare e rappresentare tutti gli angoli più reconditi del panorama psicologico dei personaggi.

Cr.ph: Fondazione Arena

Suggestivo, inoltre, il Leitmotiv cromatico che pervade molti momenti della scena dal primo all’ ultimo atto: gli opposti e complementari arancione e viola, scandiscono la presenza degli amanti in dialogo e in continua ricerca di una possibile congiunzione.

“Essendo anche un appassionato di Goethe, vivo la classica contraddizione di chi affronta una musica francese spalmata su un testo romantico tedesco: l’antieroe outsider, contradditorio, il suo rapporto con la natura, la pittura, le donne, l’amicizia, la solitudine, la morte, come è stato poi tutto ciò tradotto in musica da Jules Massenet? Quanto i succhi rivoluzionari e filosofici del carattere tedesco sono stati ammorbiditi nella partitura e in sostanza come è stato trattato musicalmente questo paradigma dell’amore infelice romantico?”

Stefano Vizioli

Repliche e programmi

Werther replica mercoledì 29 alle 19:00, venerdì 31 alle 20:00 e domenica 2 aprile alle 15:30. I biglietti sono disponibili a questo link.

L’opera Werther è stata presentata agli studenti dell’Università di Verona lo scorso giovedì 16 marzo in un incontro dedicato con il regista e gli artisti. Parallele alla Stagione Lirica 2023 sono infatti le iniziative di Arena Young, rivolte a studenti e personale di scuole, università, accademie. Dopo il debutto, prosegue la rassegna Ritorno a teatro, un percorso di avvicinamento all’opera e alla musica sinfonica proposto dalla Fondazione Arena di Verona. Il mondo della Scuola potrà assistere alle rappresentazioni infrasettimanali in cartellone per la Stagione Artistica 2023 al Teatro Filarmonico, con tariffe speciali. L’opportunità è quella di partecipare ad un Preludio, un’ora prima dello spettacolo nella prestigiosa Sala Maffeiana, per un momento di approccio alla trama, ai personaggi e al linguaggio del teatro in musica.

Info e prenotazioni: Area Formazione e Promozione Scuole scuola@arenadiverona.it – tel 045 8051933.