Domenica è stata la giornata mondiale del teatro. Celebrati l’arte, la fantasia, il genio e la voglia di recitare, di diventare altro da sé in ogni luogo e in ogni tempo
Di: Samuela Piccoli
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Mancano pochi minuti all’inizio dello spettacolo. Si chiacchiera, si ride ma all’improvviso cala il silenzio, le facce diventano serie e concentrate e alcuni si chiedono: “Cosa ci faccio qui?”. Ma è solo un attimo; quel pensiero si spegne insieme alle luci in sala… si va in scena e il cuore batte forte. Tensione e adrenalina si mescolano in attesa di calcare quel palco agognato per mesi, addirittura anni. I difficili anni della pandemia che, troppo a lungo, hanno allontanato gli attori dal loro ambiente naturale: il teatro. Improvvisamente non sei più tu diventi qualcun altro: sei Gegé, Bice, Ninetta, un giudice, una sciantosa, un anziano pensionato in lotta per i suoi diritti. Come in un caleidoscopio i personaggi iniziano la loro danza colorata e ti calzano perfettamente addosso quasi diventassero un maglione comodo e profumato che non vedevi l’ora di indossare. Non importa se hai avuto una giornata difficile o hai litigato con qualcuno, quando sei in scena anche i pensieri più cupi si dissolvono quasi il teatro avesse una funzione catartica e guaritrice.
Oltre al teatro c’è di più…
La compagnia teatrale non è solo un gruppo con il quale si preparano spettacoli; al suo interno nascono amicizie a rapporti che vanno al di là della mera messa in scena. Ci si trova per mangiare una pizza o per festeggiare il Natale, ci si racconta, ci si mette a nudo e proprio da questo condividere le esperienze nascono i personaggi e la rappresentazione. Tutti partecipano alla creazione, ognuno con un suo piccolo contributo.
Un accurato lavoro di taglia e cuci fino ad arrivare ad una calda coperta patchwork sotto la quale ci si rifugia e un po’ si sogna. La coperta dei sogni dove ognuno può davvero essere se stesso pur diventando per un attimo qualcun altro. Quando cala il sipario però, si torna alla vita reale e, a volte, bisogna fare un passo indietro perché ci sono altre responsabilità e mansioni di cui occuparsi: il lavoro, i figli, la famiglia, gli studi. Eppure la porta del teatro rimane sempre aperta, attende che l’attore torni a trovarlo con rinnovata energia e con tanti sogni ancora da vivere.
La UILT e il Festival dei Corti teatrali
In occasione della giornata mondiale del teatro, la Presidenza della UILT (Unione Italiana Libero Teatro) Veneto ha organizzato, domenica 26 marzo presso il Teatro Centrale di San Bonifacio, il Festival dei Corti teatrali. Giunto alla nona edizione, ha visto esibirsi compagnie teatrali provenienti da tutta la regione che hanno dato prova della loro bravura e della loro passione portando sul palco solo un assaggio di 15 minuti dei loro spettacoli.
Hanno partecipato a questa giornata : Il “Gruppo Popolare Contrade” di Pescantina (Verona) con “E dai, ridiamoci su!”, la Compagnia “Schio teatro Ottanta” di Schio (Vicenza) con “Rosa”, la compagnia “Colonna infame” di Conegliano (Treviso) con “Soltanto coi Fiori”, la compagnia “Rainbow Musical Company” di Lugo (Vicenza) e la compagnia “I Sopravvissuti” di Vigonza che, con la sua opera “Dialogo feticista” si è aggiudicata la vittoria.
Gli attori sono stati accolti da un’atmosfera festosa prima delle varie esibizioni: chiacchiere, tanta allegria e nessuna reale rivalità tra i gruppi che semplicemente hanno condiviso durante un piovoso pomeriggio domenicale la loro grande passione per il teatro e per l’arte. Durante la mattinata, inoltre, si è svolta un’assemblea per rinnovare le cariche della UILT che erano scadute a dicembre.
“Cos’é per te il teatro?”
Abbiamo passato un po’ di tempo insieme agli attori e ai tecnici delle diverse compagnie presenti e abbiamo voluto sapere cos’è per loro il teatro e cosa provano quando sono sul palco. Ecco le loro risposte:
Renato G. “Il teatro è importante, è utile ed è giusto che riprenda i suoi spazi ossia la sua posizione culturale e sociale. Credo che il teatro sia soprattutto una terapia liberatoria e una grande passione ”
Pietro B.: “Penso che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”.
Giuliano P. (tecnico Gruppo Popolare Contrade): “Il teatro è condivisione, amicizia, un diversivo con cui riesci a dimenticare la routine, ti rilassa come potrebbe fare un hobby”.
Moreno T. (tecnico Gruppo Popolare Contrade): “Il teatro è compagnia, amicizia, stare insieme e divertirsi”.
Francesco S.: “È espressione di libertà, è mettersi alla prova per creare”.
Michele D. :” È una passione nel senso stretto del termine”.
Chiara T. : “Per me il teatro è una scoperta continua non solo di me stessa, ma del mondo intero soprattutto perché ti insegna a vedere il mondo da altre prospettive”.
Federica S. “ Il teatro per me è passione che ogni giorno ci offre la possibilità di vederci in un nuovo modo, ogni giorno diversi.”
Stefania G. “Per me il teatro è adrenalina pura”.
Fabio C.” Quando sto per andare in scena non mi sento mai all’altezza, poi salgo sul palco e tutto viene naturale e mi diverto. Il teatro è risate e allegria”.
Delio R. (regista Gruppo Popolare Contrade): Il teatro per me è… “Buio. Silenzio. Si apre il sipario …entri in un altro mondo: il Teatro”.
Il teatro in questi tempi bui…
Viviamo in tempi bui, in un mondo tormentato da guerre e violenza in cui l’arte e la bellezza sembrano sparire sotto il peso del male e del dolore. Per qualcuno, però, non è ancora, tempo di arrendersi poiché il teatro può essere quella fiaccola luminosa in grado di salvare la cultura e di donare ancora speranza alle persone. Questo è il nucleo pulsante del messaggio scritto da un’attrice egiziana, Samiha Ayoub in occasione della giornata mondiale del teatro, che conclude dicendo:
” È la nostra missione, di noi drammaturghi, portatori della fiaccola della luce, sin dalla prima apparizione del primo attore sul primo palcoscenico, di essere in prima linea nell’affrontare tutto ciò che è brutto, sanguinario e disumano, mettendolo a confronto con tutto ciò che è bello, puro e umano. Noi, e nessun altro, abbiamo la capacità di diffondere la vita. Diffondiamola insieme per il bene di un unico mondo e di un’unica umanità”. In fin dei conti “Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo di un sogno è raccolta la nostra breve vita (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I). Così come nel breve spazio di una rappresentazione teatrale l’attore diventa sogno e magia per se stesso e per gli altri.