Un nuovo De Bello Gallico si staglia nell’orizzonte dei rapporti fra le Cancellerie europee? E chi aspira a divenire il novello Caio Giulio Cesare?
Di: Andrea Panziera
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Un nuovo De Bello Gallico si staglia nell’orizzonte dei rapporti fra le Cancellerie europee? E chi aspira a divenire il novello Caio Giulio Cesare? La querelle fra Francia e Italia in merito al mancato sbarco in Italia dei migranti a bordo della Ocean Viking e il loro conseguente approdo al porto di Tolone sta rendendo incandescente il rapporto fra il nostro Governo e quello di Parigi, con Berlino ed ora anche Madrid che appoggiano quest’ultimo mentre dalla nostra parte si sono schierati al momento solo Cipro, Malta e la Grecia. Se ci limitassimo a valutare la questione in termini di interesse economico nazionale non ci sarebbe partita. I numeri ci dicono che stiamo rischiando di compromettere le relazioni con Paesi che acquistano poco meno della metà del nostro export, includendo quelli che storicamente sono vicini ai due principali, mentre i nostri sodali al massimo sono leader nella domiciliazione di società off-shore. Questo non vuol significare in alcun modo che siano alle viste ritorsioni commerciali, peraltro giuridicamente non proponibili fra membri UE; tuttavia non appare prudente aprire contenziosi su questioni di mera identità partitica e tutto sommato marginali in una contingenza come quella attuale di certo assai complicata, nella quale ogni elemento di attrito nelle relazioni fra partner può provocare reazioni e contraccolpi, palesi o sottotraccia, in quel di Bruxelles che possono rivelarsi molto spiacevoli e dannosi. Affermare, come qualcuno si ostina a fare, che bisogna tenere il punto per dimostrare che il vento è cambiato può alla fine risolversi soltanto in una miope manifestazione di “celodurismo” nei confronti di qualche povero Cristo, ,colpevole solo di cercare un mondo migliore per sé e la sua famiglia. Oltretutto, le asserite basi sulle quali si fonda questa posizione, cioè l’Italia come la principale destinazione terminale d’accoglienza dei flussi migratori, non paiono proprio solidissime. Nel 2021 in Italia sono sbarcati 57.812 migranti, ma la Francia ha registrato 103.790 domande di richiedenti asilo, più del doppio delle 45.200 dell’ Italia e la Germania addirittura il triplo, esattamente 148.175. E’ vero che nel corrente anno gli arrivi diretti nel nostro Paese sono stati finora poco oltre i 90.000, rispetto ai 26.000 della Spagna, ai 7.600 della Grecia ed ai 13.500 di Cipro. Ma se si leggono altri dati, cioè quelli dei migranti che decidono di restare da noi e soprattutto il numero degli stranieri residenti rispetto alla popolazione, ebbene siamo molto indietro rispetto a molti altri Stati che per motivi geografici non possono essere luogo di sbarco. Ciò significa che per buona parte dei profughi noi siamo solo un territorio di transito, e che molti si dirigono verso il Nord Europa. Il 2022 conferma appieno le cifre dell’anno precedente: nel nostro Paese sono state sinora presentate meno di 54.000 domande di asilo, contro le 65.000 della Spagna, le 120.000 della Francia e le 190.000 della Germania. Questi sono i numeri reali e tutto il resto è solo politica di basso profilo, buona per raccattare qualche consenso presso persone meno informate ma foriera di cattive notizie nel breve e nel lungo termine, come ahimè confermano le aspre prese di posizione di queste ore. Mi riferisco non solo al rifiuto dell’accoglienza da parte della Francia di 3000 migranti concordata precedentemente al caso della Ocean Viking, ma anche e soprattutto alla nota ufficiale sulla produzione di Stellantis, che dovrebbe essere riposizionata per una quota maggioritaria sul territorio francese. Il mantra vecchio di anni e reiterato in queste ore, “aiutiamoli a casa loro” risulta viepiù molesto e ipocrita, alla luce dei numeri sugli aiuti tricolori, umanitari ed economici, agli Stati da cui provengono la maggior parte dei profughi. Siamo mal posizionati in questa classifica della Carità Cristiana e non sarà certo un vacuo slogan a farci acquisire meriti e credibilità. Alla saggezza del Presidente Mattarella ed alla lunga esperienza nei consessi delle Istituzioni europee del neo Ministro degli Esteri il compito non facile di rimettere insieme i cocci di un rapporto diplomatico andato in frantumi per salvaguardare non con parole e azioni avventate, ma con atti concreti, il reale interesse dell’Italia.