Qual è la musica oggi? Il 28 e il 29 ottobre, il Conservatorio di Verona ha celebrato le Giornate della Musica Contemporanea, in collaborazione con il Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo
Di: Benedetta Breggion
LEGGI ANCHE: Verona, un dialogo fra accademici per celebrare la musica contemporanea
Si è conclusa sabato 28 ottobre l’immersione nel dibattito sulla Musica contemporanea che ha avuto luogo nel Conservatorio di Verona.
Agli albori del nuovo anno accademico, Maestri, autori, studenti, musicisti e musicologi hanno celebrato queste giornate che, come da tradizione dell’Accademia musicale veronese, si tengono a fine ottobre, condividendo spazi di riflessione e di esecuzione sulle questioni che concernono l’ orizzonte in cui si colloca attualmente la musica colta.
Entrambi gli artisti invitati hanno anche espresso, ognuno dal proprio punto di vista, affermazioni sul cambiamento culturale che sta avvenendo ultimamente e di cui occorre tenere presente.
LE PRESENTAZIONI DI VENERDì 28 OTTOBRE
Il Maestro Mario Totaro ha aperto la celebrazione della Musica Contemporanea presentando il suo lavoro Sfere: una raccolta di 12 mappe stellari desunta dai calcoli dell’ Harmonices Mundi di Keplero. Il linguaggio che caratterizza quest’ opera, la cui realizzazione ha accompagnato l’ autore per molti anni, è stato ottenuto facendo corrispondere degli intervalli musicali ai numeri ottenuti dai rapporti fra le velocità angolari dei pianeti del sistema solare all’afelio ed al perielio e considerando successivamente le congiunzioni dei pianeti con la Luna nel corso di quattro anni (dal 1988 al 2000).
Chi ha ascoltato ha avuto non solo l’ opportunità di venire a contatto con uno stile impregnato del connubio tra musica e matematica, ma ha anche cercato un po’ se stesso, sentendosi rispecchiato nelle caratteristiche che ogni mappa stellare intendeva riproporre del suo segno zodiacale. Come il Maestro ha voluto far notare, la nostra civiltà sostiene di non credere più all’ astrologia, di non riconoscervisi; eppure, se da parte nostra è generalmente rimasta una certa attenzione verso di essa, è perchè, in fondo, non abbiamo smesso di rimanere affiscinati da qualcosa che parla di noi come ad un mistero tutto da scoprire.
Nel pomeriggio di venerdì, invece, il Musicologo Renzo Cresti ha presentato il suo nuovo libro Musica Presente. Tendenze e compositori italiani di oggi. L’ autore ha discusso su svariati temi su cui si è esaurito il “campo di battaglia” della sua riflessione: dalla nascita del concetto di “musica contemporanea” (sancita dal sociologo e musicologo Theodor W. Adorno), e le sue varie declinazioni nei decenni a venire, al problema del rapporto tra la musica e la percezione del pubblico, alla questione sul ruolo della, o delle musiche nella società odierna. Insomma, un’ esplorazione su come cambia il modo di concepire l’ opera d’ arte e di accoglierla nel panorama culturale della nostra civiltà.
IL SEMINARIO DI SABATO 29
Sempre con la presentazione di un’ opera di Mario Totaro, ha avuto inizio la seconda giornata dedicata alla Musica Contemporanea. In un seminario rivolto agli allievi di Composizione, infatti, il Maestro ha illustrato il suo lavoro Caprice Fantasque, una serie di variazioni sui famosi Péchés de vieillesse di Rossini.
Nativo della città di uno dei nostri più grandi operisti, il Compositore ha preso dalle sue mani il testimone e ha ripensato i pezzi del Musicista pesarese, vestendoli di volta in volta con linguaggi del tutto diversi l’ uno dall’ altro, fino a rendere del tutto irriconoscibile il materiale originario: citando talvolta Beethoven, talvolta gli stili atonali di Schoenberg e Skrjabin, i temi rossiniani, quasi 130 anni dopo, si sono risvegliati in un clima estetico musicale totalmente differente e Mario Totaro li ha utlizzati per rivolgersi alla sensibilità neoclassica cui faceva riferimento il nome del grande Sergej Pavlovič Djagilev. Si parla, non a caso, dell’ impresario teatrale che, nel 1918, commissionò a Ottorino Respighi il balletto “La Boutique Fantasque”
Sulla scia delle riflessioni che il professor Renzo Cresti ha suscitato il giorno precedente, Mario Totaro ha auspicato che si possa smettere di essere schiavi dell’ idea novecentesca secondo cui l’ arte va considerata solo se espressa attraverso un linguaggio o un contenuto del tutto nuovi. L’ angoscia che solo l’ inedito abbia diritto ad una dignità artistica a tutti gli effetti si sta, infatti, piano piano acquietando, e sta finalmente lasciando spazio a una sensibilità più attenta anche ai linguaggi che non sono del tutto nuovi.
Nella cultura occidentale abbiamo visto che ogni secolo ha sviluppato la propria identità in reazione, ribellandosi, ad un’ idea dell’ arte precedente (il capitalismo respingeva ogni forma di musica che non producesse denaro, la musica “bianca” ha respinto il jazz per via della provenienza di chi la suonava, la musica strutturalista precludeva alla possibilità di scrivere musica non spontanea).
Forse ora la nostra società, nell’ era in cui sempre di più questa si pone sempre più questioni riguardanti l’ inclusività, sta sentendo il bisogno di capire che non è necessario definire un’ identità per contrasto ad un’ altra, che per essere se stessi non c’è bisogno di definirsi a partire dall’ esclusione di qualcosa, e che ora, più che mai, abbiamo bisogno l’ uno dell’ altro (il presente del passato, l’ occidentale dell’ orientale ecc.)
IL CONCERTO
Dopo le prove aperte al pubblico che si sono svolte nella mattinata, i musicisti hanno esibito i lavori dei vari Compositori in concerto serale
Il repertorio ha dato spazio ad autori del Conservatorio di Rovigo (Antonio Ministeri, Andrea Costantini, Dario Michelon, Davide Tura, Yu Feng, Stefan Janik) e del Conservatorio di Verona (Federico Zandonà, Andrea Mannucci, Anna Crestani, Matteo Favalli, Andrea Ongarelli).
Ed è con queste riflessioni e suggestioni musicali che sono tornati a casa i musicisti, alimentati di nuove prospettive con cui cominciare il nuovo Anno Accademico.