È venuto a mancare Venicio Tognolo, dai più definito uno tra i migliori addestratori al mondo di Bracchi italiani e Spinoni
Di: Andrea Panziera
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Quando se ne va in modo inaspettato una persona che conosci, che stimi ed apprezzi per le sue doti umane e professionali, non così avanti con gli anni da giustificare una possibile dipartita, si materializza inevitabilmente una sorta di sensazione di ingiustizia.
Mi è capitato in più di un’occasione nel passato ed ho provato lo stesso sentimento qualche giorno fa, quando ho appreso della prematura scomparsa di Venicio Tognolo. A molti lettori questo nome dirà poco o nulla, ma per il mondo della cinofilia lui era un mito, celebrato in Italia ed all’estero. A detta degli esperti e delle riviste specializzate, lui era il miglior addestratore di Bracchi italiani e di Spinoni a livello continentale, probabilmente uno dei migliori al mondo.
Il suo palmares era a dir poco imponente: pluripremiato in ogni parte d’Europa, vincitore di innumerevoli competizioni, solo qualche mese fa per la sua cinquantennale attività ricca di riconoscimenti aveva ricevuto uno dei più prestigiosi premi alla carriera, che di solito viene conferito a chi esce di scena. Nell’intervista immediatamente successiva, piacevolmente stupito per questa ennesima benemerenza giunta del tutto inaspettata, aveva dichiarato che né lui né i suoi amati cani erano pronti per il definitivo pensionamento ad avrebbe continuato il suo lavoro finché le forze glielo avessero consentito.
Aldilà dell’antica amicizia dei nostri genitori, quello che apprezzavo in lui era la profonda passione per il suo mestiere e l’amore sincero per gli animali, che andava molto aldilà del tornaconto economico riveniente dalla sua attività. In cuor suo immagino che li considerasse alla stregua di figli, da condurre con mano ferma e sapiente ma nel contempo da accudire con affetto e totale disponibilità. Non ci incontravamo spesso ma in quelle rare occasioni le sue parole lasciavano trasparire l’animo di una persona mite, cortese, innamorata del proprio lavoro, grazie al quale era riuscito a superare anche quei piccoli e grandi imprevisti che il corso della vita ogni tanto ci presenta.
Impegni scolastici non derogabili mi hanno purtroppo impedito di essere presente alle sue esequie. Forse è stato un bene, perché a posteriori posso affermare che la commozione mi avrebbe sopraffatto. Due ali di folla accompagnate dai rispettivi cani hanno accolto fuori dalla chiesa l’arrivo del feretro di Venicio. Quasi all’unisono al suo apparire hanno intonato uno straziante guaito d’addio, che io non posso fare a meno di interpretare come una sorta di dolente ringraziamento post-mortem nei confronti di questo piccolo, grande dresseur, che ha dedicato loro tutta la sua esistenza, amandoli profondamente. Nella “hall of fame” degli abitanti di Terrazzo gli spetta sicuramente un posto di rilievo.