I verbali della riunione della Federal Reserve, tenutasi tra il 20 e il 21 settembre, rilevano un aumento dei rischi per le prospettive di inflazione

Di: Fabio Michettoni

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Sono stati pubblicati i verbali della riunione di politica monetaria della Federal Reserve del 20-21 settembre, che hanno alimentato le ricorrenti speranze di una svolta da parte della Banca Centrale USA. Ma così non è stato.

I verbali hanno invece rilevato un “livello di inflazione ampio e inaccettabilmente alto” e hanno affermato che i rischi per le prospettive di inflazione stanno aumentando. Molti tra i governatori partecipanti hanno sottolineato che il costo di un’azione insufficiente ad arginare l’inflazione è superiore al costo di un’azione eccessiva e in diversi hanno sottolineato la necessità di mantenere un atteggiamento restrittivo per tutto il tempo necessario. Questo è ciò che emerge dai verbali. Un paio, tra i governatori, avrebbero rincarato la dose, sottolineando che l’esperienza storica dimostra il pericolo di interrompere prematuramente i periodi di politica monetaria restrittiva, volti a ridurre l’inflazione.

La FED è quindi orientata a distruggere una buona parte della domanda, intercettando una sorta di “dolore” sotto forma di aumento della disoccupazione e calo della produzione economica e ciò sarà inevitabile per riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% fissato dalla banca centrale.

Ma c’è una linea più importante da seguire e che implica più direttamente l’azione degli investitori sul mercato. Una volta che i tassi di politica monetaria avessero raggiunto un livello sufficientemente restrittivo, sarebbe lecito pensare ad una sorta di normalizzazione su valori più elevati e perduranti, tali da mantenerli per un certo periodo di tempo e fino a quando non si avessero evidenze che l’inflazione possa regredire verso l’obiettivo del 2%. Ciò suggerirebbe un livellamento dei tassi, piuttosto che un ritorno indietro e ciò sarebbe il meglio che gli investitori possano, al momento, sperare.

Unitamente al fatto che gli investitori stanno attualmente valutando una probabilità dell’84% che la Fed aumenti i tassi di interesse di altri 75 punti base, nella prossima riunione politica di inizio novembre, non sarebbe una forzatura dire che il mercato possa a breve approfondire i minimi segnati in questi ultimi giorni. Insomma, saremmo alle soglie di una tempesta perfetta, con l’S&P500, al momento, impegnato a tenere faticosamente l’importantissimo supporto tra 3550 e 3585, con importanti asimmetrie volumetriche in via di definizione. Poi si vedrà.