Dopo l’uscita de “La via di un pellegrino”, il 3 giugno 2022, Tobjah ci concede un’intervista per parlarci del suo ultimo progetto solista
Di: Maya Cordì
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È di Tobia Poltronieri, in arte Tobjah, l’ultimo progetto solista uscito lo scorso 3 Giugno 2022 dal titolo “La via di un pellegrino“. L’album, definito dall’artista stesso “un nuovo inizio”, è stato prodotto dall’etichetta indipendente TEGA, anticipato dall’uscita del singolo “Nuova Stagione”.
Tobjah, co-fondatore, cantante, chitarrista e compositore del gruppo musicale veronese C+C=Maxigross, con il suo nuovo album solista che fa seguito a “Casa, finalmente” (2018), si è voluto tuffare completamente in un nuovo cammino fatto di creatività e riflessione.
“Lo lascio andare” è stata l’espressione con cui l’artista ha voluto definire i primi passi che “La via di un pellegrino” sta muovendo già da circa una settimana.
L’intervista a Tobjah
Da dove viene il titolo dell’album? Cosa ti ha ispirato?
“Innanzitutto mi piaceva l’immagine del viaggio, del movimento, dell’essere in moto e del cercare qualcosa. Questo è il filo conduttore che ho trovato guardando i brani che avevo tra le mani e pensando a ciò che volevo comunicare… Insomma, guardando ciò che stava venendo fuori”.
In che modo si lega Moby Dick al percorso creativo di quest’album?
“Durante la scrittura e la composizione (avvenute prima della pandemia) e il momento specifico in cui questa è iniziata, ricordo bene che avevo iniziato a leggere Moby Dick. Era un libro di cui ero ovviamente a conoscenza, ma mi mancava. Leggerlo, credo e sento che mi ha trasportato molto lontano nonostante fossi fermo nella mia città, Verona. In quei giorni avevo iniziato a lavorare come corriere in bici ed ogni sera, quando tornavo, mi dedicavo alla sua lettura. Per me ha rappresentato quel momento di contrasti che ognuno di noi ha vissuto in questi ultimi anni.
L’immagine di Moby Dick, poi, mi ha trasmesso particolari sensazioni di movimento, di viaggio, di sfida e paura allo stesso tempo; sentivo che mi stava mostrando tanto. Nonostante nessuna canzone parli dell’opera, sono certo che in modo indiretto mi abbia stimolato“.
Che significato ha l’incisione sul retro della copertina?
“Quella è un’incisione umana risalente a migliaia di anni fa, che ho visitato in una Domus de Janas vicino Nuoro. Rappresenta una figura umana e mi sembrava davvero bella, potente e interpretabile dal momento che nella sua semplicità – come le più grandi opere – è riuscita a coniugare tantissimi temi e significati. In fondo, questo è ciò che mi piacerebbe riuscire a fare con la mia musica e con i miei progetti.
La considero inoltre un omaggio ad una terra che sto vivendo da un po’ di anni e che mi sta dando molto”.
Sogno #1388 è un “gioco” ?
“Come dicevo prima parlando di opere di vario tipo, una cosa che per me è importante nell’arte e in ciò che ci circonda, è il fatto che ognuno può e deve dare una propria interpretazione guardandosi attorno. Il concetto stesso di “sogno” è uno dei nostri grandi misteri. A prescindere da cosa esso possa darmi, non c’è altra certezza se non la sua interpretazione.
In sintesi, Sogno #1388 esprime un concetto a me caro: la visione che ho dell’arte. Quest’ultima deve essere libera e non deve avere un’interpretazione specifica; quello che a me muove di più è ciò che essa lascia.
La dimensione del gioco c’è assolutamente e tra i vari motivi per cui ho inserito quella traccia, c’è anche quello per cui Sogno #1388 è l’elemento del disco che spezza il ritmo più di altri. Esso è quell’elemento che ti risveglia e che può rendere caratteristica una cosa, anche se isolandolo potenzialmente non c’entrerebbe niente”.
Da dove provengono le nuove sonorità di quest’album?
“È avvenuto tutto in maniera naturale. In primis il tempo trascorso dal disco precedente, poi il costante lavoro musicale con il gruppo e vari progetti a cui ho preso parte, hanno fatto sì che ci fosse un’evoluzione del percorso sia con la musica fatta, sia con quella assimilata. Negli ultimi anni, infatti, mi è capitato di ascoltare dub, hip hop, musica elettronica.
La grande differenza che mi ha spinto però a provare un disco del genere è stato il bisogno di sperimentare da solo nuovi aspetti musicali attraverso l’utilizzo di sintetizzatori, batterie elettroniche, campionatori e computer. Mentre gli album precedenti come “Casa, finalmente” (2018) e “Deserto” (2019) erano dischi suonati con gli strumenti, con le persone, con l’interazione e con delle sonorità prevalentemente acustiche, “La via di un pellegrino” ha avuto un approccio più tecnologico e contemporaneo.
Nonostante questo, la cosa più bella rimane fare musica, suonarla e condividerla con altre persone.”
Miles Cooper: come vi siete conosciuti e che posto occupa nella tua vita?
“L’ho incontrato per la prima vera volta nel 2014 ad un festival organizzato a Verona con il nostro gruppo. Lui era in tour in Italia da solista e, dopo avergli scritto, abbiamo fissato la data. Era una situazione particolare, un festival casalingo e lui è venuto. Sin da subito c’è stata un’intesa – la magia di certi incontri che non c’è neanche da spiegare – e da lì siamo rimasti in contatto.
Da quel momento è diventato uno dei migliori amici della nostra compagnia e, artisticamente parlando, abbiamo poi collaborato moltissimo in vari dischi come “Deserto” o “Casa, finalmente” che ha prodotto lui in prima persona. Come amico, invece, è stato una persona chiave ed il legame tra noi si realizzava tantissimo dal punto di vista artistico, creativo e di condivisione da una parte all’altra dell’oceano.
Per noi Miles è stato amico, coinquilino e parte integrante di tantissimi anni della nostra vita. È tutt’ora una grande mancanza, ma a suo modo il tempo con lui è stato un’esperienza talmente incredibile che ciò che ci ha lasciato artisticamente e spiritualmente ce lo testimonia.
“La via di un pellegrino” è assolutamente dedicato a lui ed è la cosa più naturale che mi è venuta da fare.”
Hai un motto o uno stile di vita?
“Mi ricordo che Miles usava spesso un termine: Momentum. In inglese s’ intende proprio il seguire l’istante e l’entusiasmo di un certo momento valorizzandolo e vivendo al massimo il suo significato.”
È possibile ascoltare “La via di un pellegrino” nelle piattaforme Bandcamp, Youtube Music o Spotify.
Ringrazio personalmente Tobjah per la sua gentilezza e la sua grande disponibilità.