Si cercano responsabilità da una parte e dall’altra, ma l’unica cosa che conta realmente è che, in Ucraina, la popolazione muore ogni giorno. Uomini, donne e bambini come noi

Di: Samuela Piccoli

LEGGI ANCHE: Tarcisio, che la terra ti sia lieve

Penso che la capacità maggiore di chi ama scrivere sia quella di visualizzare le situazioni come se le stesse vivendo in prima persona. Il 24 febbraio è scoppiata la guerra tra Ucraina e Russia, anche se Putin la definisce un’operazione militare per denazificare l’Ucraina.

Da allora non riesco a non pensare a una famiglia, proprio come la mia, che prima viveva tranquillamente la sua vita e ora non ha più nulla e forse nemmeno la vita stessa. Mi chiedo come una mamma possa spiegare ad un bambino che urla terrorizzato sotto le bombe, il senso di tutto questo.

No, una spiegazione logica plausibile non c’è. Altrimenti varrebbe tutto, varrebbero gli stupri perché le ragazze portano le gonne troppo corte, varrebbe ammazzare un vicino perché è particolarmente maleducato. Se si giustifica la morte di civili dicendo: la Nato si è avvicinata troppo ai confini russi, l’Ucraina voleva entrare nella Nato, ci sono state violenze nel Donbass contro la popolazione filorussa, un giornalista italiano è stato trucidato dagli ucraini, allora davvero si può giustificare qualsiasi cosa. A che cosa servono la diplomazia e le leggi??

Le ragioni, per ora ancora non del tutto chiare, forse le leggeranno i ragazzi fra qualche decennio sui libri di scuola. Siamo onesti, le guerre scoppiano quasi sempre per interessi economici o militari, ma il capitale umano, a mio avviso, vale infinitamente di più ed è l’unica cosa che conta davvero.

Cosa accade in Russia?

Cr. Ph. corriere.it

Le sanzioni internazionali hanno colpito duramente il governo russo e con esso, anche la popolazione. Vengono confiscati i beni dei magnati vicini a Putin: ville milionarie, yatch e gli oligarchi devono affrontare le restrizioni inflitte da UE, USA e GB.

Si sono svolte in Russia manifestazioni contro la guerra alle quali sono seguiti migliaia di arresti e il sito della BBC riporta che molti russi stanno lasciando il loro Paese passando il confine con la Finlandia a Vaalimaa, 120 km a est di Helsinki. Un flusso lento, ma continuo. Lasciano la loro patria perché ci sono voci sempre più insistenti che Putin possa introdurre la legge marziale per contenere le manifestazioni contro l’invasione dell’Ucraina.

L’unico modo per andarsene è in macchina o in treno perché i voli sono bloccati. La BBC riporta che una donna russa, disperata per ciò che stava accadendo e grazie al suo visto UE, è riuscita ad andarsene prima che venissero introdotte le sanzioni. “Il popolo ucraino è il nostro popolo, la nostra famiglia. Non tornerò finché ci sarà questo governo”.

Nel frattempo il leader dell’opposizione Navalny sprona la sua gente a scendere in piazza contro la guerra e la invita a non essere una popolazione di “codardi pieni di paura”. In effetti, una serie di leggi ha reso difficile, negli anni, manifestare e protestare.

Libertà di stampa…

Il governo, per tutta risposta, ha introdotto leggi sulla diffusione di fake news ed ha limitato o bloccato l’uso di social network come Facebook e Twitter. Almeno 150 giornalisti stranieri hanno lasciato il Paese poiché le nuove leggi rendono impossibile la libertà di stampa, scrive il “Moscow Times”.

Per quanto riguarda i media russi, sono partiti quasi tutti i giornalisti della redazione moscovita del sito Meduza e diversi colleghi dell’emittente Dozhd, la radio Ekho Moskvy e il quotidiano Novaya Gazeta. E intanto le madri dei soldati russi sono disperate perché non sanno dove sono finiti i loro ragazzi, infatti, il governo russo ha, per la prima volta, fatto sapere che sta usando militari di leva per la sua “operazione in Ucraina”.

Echi da un Paese in guerra

Cr. ph. Rouge Maudit

L’alba viene dopo il momento più buio della notte” Baden Powell. Mio nonno era ucraino-ci racconta Silvia F. -sono sempre stata orgogliosa di lui e delle storie che mi raccontava da bambina. Mi chiamava Zilvia, e un po’ mi suonava strano perché chiamava le cipolle zibule, e così mi sentivo la sua piccola cipolla.

Io non sono mai stata in Ucraina, ma quel Paese scorre anche nelle mie vene. E lì a Leopoli e nelle sue vicinanze, c’è parte di una famiglia lontana che non ho mai conosciuto, e c’è la famiglia di mia zia. Già il 27 febbraio temevano un forte attacco a Lviv, dove vivono, sembrava volessero attaccare la città dove stavano arrivando gli aiuti umanitari.

Ci sono grosse proteste sia in Russia che in Bielorussia, mia zia ha provato a contattare un amico in Russia, ma ha capito che è spaventato, ha parlato della festa di compleanno di sua sorella e di quanto si sia divertito e nulla più. Aveva un tono strano; la gente normale ha paura e anche al tg hanno fatto vedere che anche al governo russo hanno paura. Spero in un miracolo perché questa situazione è un incubo. Mia mamma e mia zia hanno invitato i loro parenti in Ucraina a lasciare le loro case e a venire in Italia, dove li aspetta un posto sicuro e persone che li amano.”

Tatyana è moldava, ma vive in Italia da anni con suo marito e i suoi bambini. “Durante i mesi estivi vorrei andare a trovare i miei genitori, ma adesso ho paura e non so cosa succederà. C’è una zona filorussa in Moldavia, la Transnistria, dove da anni sono dislocate le milizie russe. La situazione finora è sempre stata tranquilla, ma cosa succederebbe se quest’area avesse mire d’indipendenza e il fronte si spostasse anche nel mio Paese?

Giulia, in arte Rouge Maudit è un’artista e modella di 31 anni che, insieme ad altri quattro italiani si occupa di gestire l’emergenza animali in Ucraina. È partita senza pensarci due volte da sola e con una macchina a noleggio per salvare un’allevatrice di nome Iryna con i suoi 50 animali. Per una serie di eventi non è riuscita e trovarla, benché lei sappia per certo che, al momento, si trova al sicuro lontano dai bombardamenti.

Giulia non si è fermata un attimo, guidava di giorno e di notte si dava da fare per trasportare intere famiglie, insieme ai loro animali, dal confine polacco in luoghi lontano dai combattimenti. Dopo un viaggio estenuante e senza sosta durato sei giorni, ieri sono riuscita a parlare con lei. “Quando sai che qualcuno è in pericolo, ti si accende un fuoco dentro tale da non poter rimanere con le mani in mano. Sono partita senza pensarci due volte e ho trovato una rete di solidarietà fatta da singoli individui che non mi sarei aspettata. È incredibile come nei momenti di emergenza la gente comune si faccia in quattro per gli altri.”

Milioni di profughi

Cr. ph. corriere.it

Oltre due milioni di profughi hanno lasciato l’Ucraina per mettersi in salvo dalla guerra e dai bombardamenti e già, ad oggi, in Italia sono entrate circa 21.000 persone. È il più grande esodo dalla Seconda guerra mondiale.

Ognuno esprime la sua opinione riguardo la guerra e i suoi attori: potremo chiedere cosa ne pensano i nonni di Tanya la bambina di Mariupol morta a soli sei anni di asfissia dopo aver visto uccidere la madre, oppure il padre di una famiglia composta da madre e due figli piccoli morti cercando di fuggire dai bombardamenti.

Mi sforzo di essere lucida e probabilmente dovrò informarmi ancora e ancora per capire le ragioni di questo conflitto al quale non riesco a dare alcuna giustificazione e forse, temo, non ci riuscirò mai. Mi viene in mente la frase di un film famoso negli anni ’80: “Wargames, giochi di guerra”:

Joshua (un computer). “Strano gioco (riferito alla guerra). L’unica mossa vincente è non giocare. Che ne dici di una bella partita a scacchi?”