Il Lampi News di oggi si occupa delle vicende afghane, del ritiro disordinato del contingente internazionale e della disperazione della popolazione

Di: Andrea Panziera

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Le immagini che giungono in queste ore da Kabul toccano le coscienze di ogni individuo che non ha ancora smarrito il senso profondo della parola umanità. Ma al contempo rappresentano senza ombra di dubbio in modo plastico e incontrovertibile il fallimento delle politiche del c.d. mondo occidentale.

Una volta di più emergono divisioni fra Paesi che sulla carta dovrebbero essere alleati e di conseguenza riuscire a coordinarsi per concordare una strategia comune in situazioni molto complicate come quella afghana. Dopo 20 anni di roboanti e trionfali dichiarazioni sulla sconfitta del terrorismo, o quantomeno dei suoi capisaldi, assistiamo attoniti ad una fuga disordinata, per molti versi vergognosa, totalmente incurante delle probabili drammatiche conseguenze che colpiranno per l’ennesima volta la popolazione civile locale.

Le scene che stiamo vedendo su tutti i TG sono più eloquenti di qualsiasi commento : uomini e donne che pur di fuggire si aggrappano disperati ai portellone degli aerei e inevitabilmente precipitano al suolo una volta in quota. L’aeroporto è diventato l’ultimo precario e improbabile rifugio in attesa di un imbarco salvifico che quasi sicuramente non arriverà mai. Tutti i premier dei Paesi fuggitivi in queste ore convulse a parole garantiscono che le famiglie di coloro che hanno servito i loro interessi saranno tutelati, ma oggettivamente per come si sono messe le cose appare sempre più una “mission impossible”.

Dare credito alle rassicurazioni dei talebani sulla concessione di amnistie e sul rispetto dei diritti umani, visti i precedenti, suona come un atto di fede pronunciato da un miscredente. In realtà, nel momento stesso in cui viene annunciata la rinascita dell’Emirato islamico fondato sulla sharia, il destino delle donne appare segnato. Condannate di fatto ad un destino di sottomissione, senza diritti, recluse all’interno delle mura domestiche e quindi invisibili. Ciò significa addio al desiderio di istruzione, a qualsiasi forma di presenza nella vita pubblica non puramente simbolica, ad ogni scelta autonoma di affettività.

C’è da chiedersi come sia stato possibile che in poco meno di un mese sia avvenuta questa presa del potere, quasi senza colpo ferire, dopo 20 anni di missione internazionale. Stime molto attendibili sui costi di questa lunga e fallimentare campagna militare parlano di 1000 miliardi di dollari solo per gli Stati Uniti, di una trentina per la Gran Bretagna e di una ventina per la Germania.

Anche per noi la permanenza in territorio afghano non è stata proprio a buon mercato, in quanto le cifre forse approssimate per difetto parlano di poco meno di 9 miliardi di euro. Siccome tutte le nazioni coinvolte hanno destinato una parte consistente di questa montagna di quattrini all’addestramento ed all’equipaggiamento delle forze armate e della polizia locale, con il risultato che queste si sono squagliate come un gelato sopra il tavolino di un bar all’aperto a ferragosto, viene naturale dedurre che mai nella storia spesa fu così improduttiva.

Agli esperti indagarne i motivi. Quel che rimane è la visione dell’ immane tragedia di un popolo, la cui diaspora senza fine verosimilmente si scontrerà con l’indifferenza e il rifiuto all’accoglienza di chi ha disperso nel vento vane promesse di normalità e libertà.