Mentre il tifone Cempaka colpisce la costa sud della Cina e pesanti alluvioni sconvolgono l’Henan, a Pechino è in atto una crisi idrica

Di: Lorenzo Bossola

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Pechino si trova al confine tra la pianura della Cina del nord e l’altopiano della Mongolia, in una zona calda, semi arida e relativamente povera di laghi (una buona parte è artificiale), fiumi e falde acquifere. Le scarse piogge non riescono a rifornire adeguatamente le riserve idriche, causando una situazione di crisi costante. Queste riserve non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno della popolazione di 22 milioni di persone.

Secondo la Banca Mondiale, la soglia sotto la quale si ha una situazione di scarsità di acqua è 1000 m3 di acqua per persona all’anno. Sotto i 500 m3 è considerata severa: a Pechino, ogni persona ha a disposizione solo circa 300 m3 di acqua all’anno. La condizione di Pechino è solo l’esempio più lampante della situazione idrica cinese. La Cina ospita circa il 20% della popolazione mondiale, ma solo il 7% dell’acqua potabile. Inoltre, la distribuzione all’interno del Paese è sbilanciata a favore del centro e del sud, dove scorre, per esempio, lo Yangtze, il fiume più lungo dell’Eurasia e terzo al mondo.

Segni di cedimento

Decadi fa, la zona di Pechino era rigogliosa di sorgive e abbondava d’acqua, ma lo sviluppo urbano e industriale degli ultimi 40 anni ha fatto sì che la domanda e utilizzo d’acqua crescesse enormemente. L’esaurimento delle falde acquifere, oltre alla mancanza d’acqua, comporta che parte della città stia cedendo e affondando. Nel quartiere est di Chaoyang (朝阳区) il cedimento del suolo è pari a 110mm all’anno causando problemi agli edifici, alla metropolitana e alle linee ferroviarie in particolare a quelle di alta velocità. Nelle zone centrali della città il fenomeno è più contenuto, ma, in ogni caso, desta forti preoccupazioni.

L’acqua dal Sud

Se l’acqua nel circondario non è sufficiente, basta prenderla da dove ce n’è.  Il “progetto di trasferimento dell’acqua sud-nord” dal costo di oltre 60 miliardi di dollari consente di deviare verso il nord circa 44 miliardi di metri cubi d’acqua del sud. I tre rami principali di questo progetto sempre in espansione si estendono per circa 4400km. Per fare un esempio, il Po è lungo 652km e ogni anno scorrono circa 47 miliardi di metri d’acqua in esso. Il 70% dell’acqua utilizzata a Pechino deriva da questo sistema.

Per far fronte a questa crisi idrica, sia il governo centrale che il governo di Pechino hanno finanziato una serie di iniziative e progetti educativi volti alla sensibilizzazione del risparmio e alla minimizzazione dello spreco. Sono state introdotti, inoltre, nuovi regolamenti e standard per gestire meglio il consumo e spreco d’acqua delle industrie e del settore agricolo. Negli ultimi anni sono stati costruiti dei centri più moderni ed efficaci per il trattamento e riutilizzo delle acque di scarico.

Inquinamento

Ad aggravare la situazione idrica di Pechino e di tutta la Cina c’è il problema della qualità dell’acqua. Lo sviluppo economico, dove spesso conta di più la performance economica che la sostenibilità ambientale, ha inquinato pesantemente le acque sia superficiali che sotterranee.

Uno studio del 2015 ha rilevato che circa il 60% dell’acqua sotterranea della Cina è talmente inquinata da poter essere utilizzata solo per scopi agricoli o industriali. La situazione di laghi e fiume è leggermente migliore ma la percentuale di acqua inutilizzabile per qualsiasi scopo è ancora molto elevata. Nelle città la situazione è comparabile: a Pechino il 40% dell’acqua è inutilizzabile, mentre a Shanghai questo dato raggiunge l’85%.

Acqua potabile?

Ma quindi l’acqua del rubinetto è sicura? È potabile? Secondo le autorità, l’acqua è potabile e sicura, ma quasi nessun pechinese beve l’acqua del rubinetto. La maggior parte delle persone (come il sottoscritto, quando abitava a Pechino) usa acqua imbottigliata, mentre chi se lo può permettere utilizza dei filtri. Infine, una parte degli abitanti bolle l’acqua per eliminare potenziali batteri e patogeni, ma è un metodo che non elimina altri tipi di impurità come i metalli.

Gli standard di sicurezza utilizzati sono di derivazione occidentale quindi, se rispettati, teoricamente, dovrebbero garantire la potabilità dell’acqua.  Tutte le analisi, però, sono eseguite nei bacini idrici prima della distribuzione nella malconcia rete cittadina che è stata costruita seguendo disposizioni vecchie e con poca attenzione alla salute e all’ambiente per via del rapidissimo sviluppo. Anche se l’acqua all’inizio è potabile, una volta entrata nelle tubature della città, si contamina diventando imbevibile. Inoltre, una parte degli edifici di Pechino fa ancora affidamento ai pozzi la cui acqua non è controllata da enti statali.

La crisi idrica di Pechino, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo dell’acqua, è una sfida che il Partito comunista deve per forza vincere per convalidare ulteriormente il suo primato. Tenendo conto che Pechino è la capitale dove risiede tutto il potere politico centrale, la sfida assume una portata esistenziale per il Partito stesso.