Dopo mesi di chiusura forzata, Gardaland riapre i cancelli per far vivere a grandi e piccini la magia delle attrazioni e degli spettacoli
Di: Samuela Piccoli
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“Gardaland // Il sogno di un bambino è andare a Gardaland // Si sente un grande eroe dentro ad una favola”
Così cantava il motivetto di qualche anno fa, ancora assolutamente attuale, soprattutto dopo un lungo periodo di pandemia. Finalmente, dopo mesi di attesa, il parco di divertimento più famoso d’Italia è pronto a riaprire i battenti e ad accogliere centinaia di migliaia di persone desiderose di trascorrere una giornata spensierata all’insegna del divertimento e del gioco.
In occasione di questo giorno di apertura – in ogni senso, considerando che, da lunedì, il Veneto è in zona bianca – abbiamo voluto fare una chiacchierata con il Senior creative manager di Gardaland, Gianluca Ghedini.
Cos’è un creative manager: la gavetta di Gianluca Ghedini
Ma cos’è esattamente un creative manager? È il responsabile di tutte le novità e le creazioni dei diversi ambiti del parco – Gardaland Park, Gardaland Sea Life, Gardaland Hotel e Gardaland Adventure Hotel – e lavora a stretto contatto con MMM (Merlin Magic Making), il reparto creativo della Merlin, situato nel Regno Unito.
Gianluca Ghedini è giunto a questo traguardo dopo un lungo periodo di esperienza nei più svariati settori del reparto scenografia. Ha acquisito conoscenza e padronanza dei diversi materiali utilizzati per creare le ambientazioni e le attrazioni di Gardaland lavorando durante i primi anni con la Mazzoli Production. Per Gianluca, non è solo lavoro, bensì passione. Lo si percepisce dal modo in cui parla di Gardaland e delle sue creazioni.
Perché hai scelto di venire proprio a Gardaland?
“Non è stata una vera e propria scelta, piuttosto una casualità, in quanto ho iniziato a lavorare per un’azienda in provincia di Milano che si occupava di scenografia. In realtà, si trattava della prima azienda in Europa a creare scenografie di proprietà dei fratelli Mazzoli, che provenivano da una scuola disneyana. Dopo aver lavorato tanti anni per la Disney, sono tornati in Italia e hanno aperto questa società. Se ci pensiamo, alla fine degli anni 70-primi anni 80, Gardaland era il primo parco di divertimenti in Italia, se non addirittura in Europa. Quindi, ho avuto la fortuna di trovarmi qui e di ricoprire il ruolo che ho all’interno del parco”.
Com’è nata la passione per questo settore?
“Anche in questo caso, la passione non è nata, ma è arrivata grazie sempre ai fratelli Mazzoli. Ho studiato grafica pubblicitaria e all’età di 17 anni ho cominciato a cercare lavoro, ma non riuscivo a trovarlo. I fratelli Mazzoli, che io già conoscevo tramite i miei genitori, mi hanno proposto di lavorare con loro mentre ero alla ricerca di un impiego. Ecco che da questa esperienza è nato tutto: ho accettato la loro proposta e la mia vita è cambiata”.
Quando hai iniziato, eri responsabile della scenografia; come sei diventato creative manager?
“Diventare creative manager è stato un naturale punto di arrivo della mia carriera, in quanto la mia esperienza nei parchi di divertimento, la mia conoscenza dei materiali e dei metodi di lavoro mi hanno portato a imparare, osservando, cosa volesse dire creare per sviluppare un’attrazione. Quando è arrivata l’occasione, ovverosia quando il mio mentore è andato in pensione, mi hanno scelto come suo successore e ho ricoperto il suo ruolo. Quindi, si è trattato per metà di fortuna e per metà di bravura, te lo dico senza falsa modestia. Un po’ di fortuna ci vuole, ma se non hai le capacità, non puoi andare avanti”.
In cosa consiste il lavoro di un creative manager?
“Un creative manager si occupa della creatività del progetto, qualsiasi esso sia: da una camera tematizzata alla grande attrazione. Bisogna dare un tema, che può essere anche deciso da una strategia di gruppo e non dal creative manager stesso, ma una volta che è stato deciso l’argomento, allora tutto viene dato in mano al creative manager, che elabora l’idea. È colui che crea l’abito del prodotto”.
Sappiamo che Gardaland fa parte di un gruppo internazionale, la Merlin Entertainment; cos’è cambiato a Gardaland dopo l’acquisizione?
“Sono cambiate molte cose, ma sono le medesime di una qualsiasi azienda che passa da un contesto nazionale a uno internazionale. C’è molta più burocrazia, più ostacoli da superare, che a volte sono un pregio, a volte un difetto”.
Che cosa ti entusiasma del tuo lavoro?
“La cosa che mi entusiasma di più del mio lavoro è la soddisfazione di progettare, di ideare qualcosa che successivamente viene realizzato e viene visto dal pubblico. Quando entri nel parco e ti rendi conto che c’è tanta gente che si diverte o anche critica quello che hai fatto – perché, a volte, le mie creazioni possono anche non piacere – ti senti appagato del lavoro svolto”.
Quante figure come la tua ci sono in Italia?
“Ce ne sono molte, ma anche poche, in realtà. Mi spiego meglio: negli ultimi tempi, ci sono parecchie persone che studiano scenografia e come progettare la scenografia stessa, però, dal mio punto di vista, quelli che fanno il mio mestiere sono pochi. Io provengo da una vecchia scuola che mi ha insegnato a utilizzare i prodotti, a capire costi e materiali, per poi arrivare a ideare un progetto tenendo in considerazione tutto quello che si è imparato durante la carriera. È molto più facile ottenere un prodotto perché sai cosa vuol dire andarlo a costruire.
Oggi, si tende a studiare senza conoscere la prima parte del lavoro e concentrandosi solo sull’ultima, per poi scoprire alla fine che l’opera o è irrealizzabile o costa troppo. Chi ha esperienza come me trova più facile progettare una scenografia. Per trovare persone esperte bisogna andare indietro di quindici vent’anni. Allora, non eravamo in molti”.
Qual è il valore aggiunto che può portare una figura come la tua a Gardaland?
“La mia esperienza nel creare un’attrazione che non sia solo divertente, ma che faccia anche vivere un’emozione per la scelta dell’ambientazione e del tema, penso sia il mio valore aggiunto. Io cerco di creare la magia che spero tutti vivano quando vengono a Gardaland. Se si trattasse solo di strutture di ferro che si muovono o girano senza colore e senz’anima, forse la gente non sarebbe così attratta dal nostro parco di divertimenti”.
Se tornassi indietro, sceglieresti ancora di fare questo mestiere? O ci sono altri ambiti del settore artistico che vorresti toccare con mano?
“Sceglierei senza alcun dubbio questo lavoro, perché mi ha dato e mi dà tuttora moltissime soddisfazioni. Come ho già detto prima, è molto bello vedere che ciò che crei viene condiviso e apprezzato dal pubblico. Vorrei fare esattamente quello che faccio”.