Da Tarcisio Burgnich ad Antonio Conte: il 26 maggio, una giornata infausta per l’angolo di Eupalla e per il mondo del calcio

Di: Andrea Panziera

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Giornata infausta questo 26 maggio 2021 per i colori nerazzurri. La scomparsa di Tarcisio Burgnich, terzino destro della Grande Inter di Helenio Herrera, porta via con sé i mille ricordi. Ricordi miei, ricordi di tutti coloro che da ragazzini gioirono per le imprese di quella squadra fenomenale.

Ancora oggi rimane l’unica formazione che riesco a mandare a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Milani (poi Domenghini), Suarez, Corso. Mi tornano alla mente i suoi duelli con le ali sinistre dell’epoca, Gigi Riva in primis, che io ammiravo estasiato dai gradoni di S. Siro.

Burgnich impersonava la potenza fisica, la marcatura a uomo asfissiante, ma mai cattiva, nonché l’intesa perfetta e sincronica con i compagni di reparto. A 50 esatti dalla morte di capitan Picchi, è come se l’Armando lo avesse richiamato a fare reparto con lui nel paradiso delle stelle del calcio.

Da major a dragone di cartapesta: ecco l’Inter dell’angolo di Eupalla

Non bastasse questa infausta notizia, la festa per uno scudetto agognato da oltre 10 anni è stata bruscamente interrotta dall’annuncio del divorzio fra la Beneamata e quello che io considero l’artefice principale della vittoria in Campionato, ovvero Antonio Conte. Separazione consensuale, come si usa dire in questi casi se non volano gli stracci. In realtà, probabilmente la scelta dell’allenatore salentino è stata indotta dall’intenzione della proprietà di cedere alcuni pezzi pregiati della rosa dei calciatori. Questo per sistemare conti invero assai traballanti che il recente ottenimento di un prestito consistente, ma piuttosto oneroso, ha solo temporaneamente messo in sicurezza.

Che dire? L’Inter è passata da una presunta major mediatica indonesiana che sapeva molto di fake news a un probabile dragone di cartapesta cinese. Un dragone che, secondo indiscrezioni molto attendibili, si appresta peraltro a mettere sul mercato alcuni dei big protagonisti della travolgente cavalcata nerazzurra.

Sarebbe forse bastato sfoltire il parco giocatori di 4-5 elementi, comprimari di buon livello, ma non fondamentali nel progetto di Conte, e chiedere a tutti i rimanenti un piccolo sacrificio economico; e non si sarebbe arrivati molto distanti dai 60-80 milioni necessari a risanare le casse sociali languenti. Eppure, la strada intrapresa pare quella del taglio più radicale: sacrificare una o più pedine fondamentali negli schemi dell’ormai ex-allenatore, con la quasi certezza di snaturare l’efficacia di un gioco ormai mandato a memoria.

Cari tifosi interisti, dobbiamo rassegnarci: come negli anni passati, ritorneremo a lottare al massimo per un posto in Champions. Addio sogni di un nuovo ciclo di vittorie. Meniamo giusto vanto per la marcia trionfale appena conclusa e teniamoci stretto ancora per qualche mese questo scudetto. Ma prima di ogni altra cosa, salutiamo con affetto e gratitudine l’unico juventino che ha goduto come un riccio per un tricolore appuntato sulle maglie nerazzurre, avendovi peraltro contribuito in prima persona in modo determinante.