Nonostante la drammatica situazione vissuta, i leoni da tastiera crescono: Sanremo e i commenti social come specchio della società
Di: Marina Storti
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“Ma la pandemia non doveva renderci più buoni?”. È questo il quesito che porta a interrogarci sul perché tale situazione abbia comportato la crescita dei cosiddetti “leoni da tastiera”.
L’augurio, a seguito di un contesto drammatico qual è quello in cui stiamo vivendo, era di sentirsi migliorati, più buoni e uniti. Eppure, ciò che emerge dai social non è altro che lo specchio di una società portatrice di cattiveria e insoddisfazione.
Volgarità e minacce: perché se ne sente il bisogno? La necessità di dimostrarsi forti, nel contempo rimanendo nascosti dietro un computer. Tra un “meriti di morire” e un “mostro di bruttezza e cattiveria”, le espressioni utilizzate incarnano un vero e proprio linguaggio dell’odio.
I commenti social su #Sanremo2021
Si è appena concluso il 71esimo Festival di Sanremo e, come da consuetudine, non sono certo mancate le polemiche. Polemiche che, sui social, sono scoppiate sin all’uscita dei nomi dei 26 cantanti in gara, passando da chi condannava la presenza di artisti “non all’altezza” a chi si mostrava stanco di vedere sempre “i soliti volti”.
E i giudizi non si sono placati con l’inizio della gara; al contrario, hanno dato il via a una serie di opinioni contrastanti. Si comprende che una canzone – così come il relativo cantante – possa piacere o non piacere, ma questo va ben oltre i commenti che denigrano la persona.
Insomma, esprimere la propria opinione è lecito, purché avvenga con rispetto. Difatti, ci chiediamo: è strettamente necessario offendere pubblicamente qualcuno? E, in aggiunta: cosa ci guadagniamo? Forse, si tratta di una mera questione di like o di una frustrazione portata all’eccesso.
Come direbbero i Måneskin, “la gente purtroppo parla, non sa di che cosa parla”.
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