La grande attrice italiana Sophia Loren è diretta per la terza volta dal figlio Edoardo Ponti in “La vita davanti a sé”, adattamento tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary
Servizio di: Roberto Tirapelle
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La grande attrice italiana Sophia Loren è diretta per la terza volta dal figlio Edoardo Ponti in La vita davanti a sé, un adattamento tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, edito da Neri Pozza.
Dopo Cuori estranei (2002), suo esordio, presentato alla Mostra di Venezia, e Voce umana, presentato a Cannes nel 2014, dove Sophia Loren vince il David di Donatello, Edoardo Ponti affronta uno dei romanzi più conosciuti della letteratura francese, premio Goncourt 1975. A dire il vero, già nel 1977 il romanzo era stato oggetto di un film di Moshé Mizrahi, regista israeliano. Questi lo portò al successo grazie all’interpretazione di Simone Signoret e dell’attore algerino Mohamed Zinet.
Nonostante il rischio di un remake, Edoardo Ponti realizza un film modernissimo, raccontando tolleranza e inclusione con raro equilibrio. La pellicola si avvale inoltre di un cast tecnico che ha dato risultati affascinanti sia dal lato musicale che nella fotografia, nel trucco e in ogni altro fronte. Considerazioni di uguale merito per i protagonisti di assoluta grandezza, dai ragazzini ai professionisti.
Menzione a parte per Sophia Loren, in una delle interpretazioni migliori degli ultimi vent’anni: una 86enne che non ha perso la sua tenacia di dare amore ai suoi personaggi, ai suoi colleghi, al pubblico, al cinema.
Le dichiarazioni
“Sono sempre alla ricerca di belle storie da raccontare” dichiara a riguardo Sophia Loren. “Quando mi capita di incontrare un personaggio così straordinario come Madame Rosa, che viene da un libro tanto famoso dell’amato Romain Gary, sinceramente non mi sogno neanche di lasciarmi sfuggire un’opportunità del genere.
La prospettiva di interpretare un personaggio così forte è stata irresistibile, ma non è l’unico motivo: penso anche che la combinazione di irriverente vitalità e di fragilità di questa donna mi abbia ricordato un po’ mia madre”.
E a proposito di Momo (Ibrahima Gueye, per la prima volta sullo schermo), Edoardo Ponti dichiara: “Quando scegli un interprete, scegli l’anima del personaggio”.
“Momo è il DNA emozionale, soprattutto nella seconda parte del film, perché ha un cuore immenso. Ibrahima è cresciuto molto rapidamente come attore e nell’arco di quattro settimane è passato dall’essere interessante all’essere bravo. A 15 anni, mia madre era già molto preparata e ansiosa di fare bene il proprio lavoro, sempre attenta e responsabile; Ibrahima aveva un analogo senso del dovere nella preparazione e nel desiderio che ogni cosa fosse perfetta, ascoltando ogni parola del regista e accertandosi di colpire sempre nel segno. Ha preso molto seriamente la sua missione e penso sia questo che mia madre ha ammirato in lui”.
Per quanto riguarda il modus operandi del figlio, Sophia Loren afferma:
“È impegnativo lavorare con mio figlio, perché vuole sempre che io tocchi delle note che sa che posso raggiungere, ma non è facile per me spingermi così lontano. E tuttavia sappiamo entrambi che, se riesco ad arrivarci, raggiungeremo insieme un posto davvero molto speciale. Mi fido di lui, naturalmente. Sono convinta che, se un regista dietro alla macchina da presa guarda un attore con vero amore, con vera concentrazione su quello che fa, l’attore può fare qualunque cosa”.
A questo riguardo, Edoardo Ponti rivela:
“Il motivo per cui lavoriamo bene insieme è che quando siamo sul set lei non è mia madre e io non sono suo figlio: lei è l’attrice e il personaggio di Madame Rosa, io sono il regista. Io so tutto di lei e lei mi conosce come le sue tasche; dunque, a volte mi basta guardarla per farle capire una cosa”.
Per quanto concerne lo sviluppo della trama del film, Sophia Loren spiega:
“I momenti che volevo interpretare in modo esatto erano situazioni che non avevo mai incontrato prima d’ora nella mia carriera. Sono i momenti in cui Rosa manifesta i primi sintomi del tumore al cervello, in particolare la scena della terrazza all’ultimo piano sotto la pioggia e quando perde l’orientamento nell’uliveto”.
La vita davanti a sé è stato presentato su Netflix il 13 novembre (clicca qui per il trailer ufficiale). Per la prima volta, Sophia Loren ha visto un suo progetto esordire di fronte a un pubblico così vasto. La star stessa è un’avida fan della serie originale Netflix The Crown, che l’ha letteralmente incantata, e si dichiara “profondamente eccitata” all’idea che il suo film sia accessibile a un pubblico mondiale.
E proprio sulla piattaforma Netflix Sophia Loren dichiara:
“Sono entusiasta che questo film sia proposto su Netflix e sia disponibile in tutto il mondo nello stesso momento. Sono molto grata a Netflix per la grande passione con cui propone questo lungometraggio agli spettatori”.
La vita davanti a sé: il soggetto
Ambientato a Bari, il film racconta la storia di Madame Rosa, un’anziana ebrea ed ex prostituta che per sopravvivere negli ultimi anni della sua vita ospita nel suo piccolo appartamento una sorta di asilo per bambini in difficoltà. Riluttante, accetta di prendersi carico di un turbolento dodicenne di strada di origini senegalesi, di nome Momo. I due sono diversi in tutto: età, etnia, religione. Per questo, all’inizio la loro relazione è molto conflittuale, ma ben presto si trasforma in un’inaspettata e profonda amicizia, quando, nonostante tutto, si rendono conto di essere anime affini, legate da un destino comune che cambierà le loro vite per sempre.
La vita davanti a sé
Genere: Drammatico.
Anno: 2020.
Regia: Edoardo Ponti.
Attori: Sophia Loren, Ibrahima Gueye, Renato Carpentieri, Iosif Diego Pirvu, Massimiliano Rossi, Abril Zamora, Babak Karimi.
Paese: Italia.
Durata: 94 min.
Distribuzione: Netflix.
Produzione: Palomar (Carlo degli Esposti).
Direttore della fotografia: Angus Hudson BSC. Montaggio: Jacopo Quadri. Musiche di Gabriel Yared. Scenografia: Maurizio Sabatini. Costumi: Ursula Patzak. Casting:Chiara Polizzi UICD. Organizzatore di produzione: Diego Alessandro Cavallo. Trucco: Frédérique Foglia. Acconciature: Enzo Angileri.
Si ringrazia Studio Lucherini Pignatelli.