L’intervista a Carlo Chatrian, reduce dall’esperienza di Direttore del Festival di Locarno e nuovo Direttore Artistico della 70 Berlinale

Intervista di: Roberto Tirapelle

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La 70 Berlinale, conclusasi nel marzo scorso, si è presentata con due nuovi Direttori: Carlo Chatrian, Direttore Artistico, e Mariette Rissenbeek, Direttore Esecutivo. In questo intervento ci dedichiamo a Carlo Chatrian, reduce dall’esperienza di Direttore del Festival di Locarno, incarico che ha ricoperto dal 2013.

La lunga attività di Chatrian in ambito di Festival, di saggista, critico, giornalista, ha espresso un profilo che mescola eleganza artistica e la scoperta di nuovi talenti. Un focus ambizioso, ma finora vincente. Abbiamo intrattenuto con lui una conversazione molto interessante per capire maggiormente il nuovo corso della Berlinale 2020.

L’intervista a Carlo Chatrian

Com’è stato il Bilancio della sua prima Berlinale in termini di soddisfazione di pubblico e di programmazione di film?

“La 70ma edizione della Berlinale è stata accolta in maniera generalmente positiva. Certo, la diffusione del COVID-19 ha reso molto complicato poter fare altre valutazioni, come ad esempio il ruolo di sostegno alla distribuzione dei film nei vari paesi. Siamo tuttavia fiduciosi che, tanto attraverso una programmazione nelle sale – quando questo sarà possibile – quanto su altri supporti, i film che abbiamo presentato e lanciato internazionalmente troveranno il loro pubblico”.

È stato difficile affrontare l’eredità lasciata da Dieter Kosslick?

“Capisco che a livello esterno venga naturale contrapporre il lavoro di un direttore a quello di un altro, ma per me le cose non stanno così. I film dettano il programma e i film variano di anno in anno. Nel corso del suo lungo mandato, Kosslick ha fatto un lavoro straordinario, dando solidità al festival e traghettandolo verso un’epoca in cui il mondo del cinema è molto più complesso, fluido e sfaccettato di quanto non lo era nel secolo scorso. Il nostro compito è ora quello di portare avanti la sfida. Da un lato siamo coscienti e orgogliosi della tradizione di festival che è giustamente considerato tra i più importanti, dall’altro guardiamo al mondo in cui viviamo e operiamo come a un insieme di opportunità da cogliere”.

Carlo Chatrian con Alexander Kluge, “Orphea”, sezione “Encounteers”

La sua precedente esperienza è stata quella della direzione artistica del Locarno Festival, che sappiamo sia una Istituzione cinematografica tanto elegante quanto all’avanguardia, indipendente come scelta dei temi, dei film, degli ospiti. Ha apportato delle variazioni alla idea artistica della Berlinale, come primo anno, rispetto alle precedenti edizioni?

“Quando ho accolto la proposta di dirigere la Berlinale avevo chiaro in testa che non aveva senso riprodurre quanto fatto a Locarno. Ogni festival ha una sua specificità, che è data dal tempo, dal pubblico, dalle infrastrutture e dalla cultura del paese che lo ospita. D’altra parte, sarebbe sciocco lasciare da parte il bagaglio di esperienze e contatti sviluppato nei miei anni a Locarno. I cambiamenti apportati alla parte artistica della Berlinale sono il risultato di un insieme di valutazioni fatte e condivise con Mariette Rissenbeek”.

È stato notato l’inserimento di una nuova importante Sezione competitiva “Encounters” con 15 film. È stata accolta con soddisfazione, cosa può dirci?

“Encounters, nuova sezione competitiva, è la novità principale del programma e devo dire che la selezione e la sua presenza sono state accolte molto bene. Io ero molto soddisfatto del programma e sono contento che i film abbiamo trovato apprezzamenti presso la critica, i programmatori e anche il pubblico. L’obiettivo che ci eravamo prefissati era quello di dare spazio e luce a nuove voci nel panorama del cinema e penso che sia stato raggiunto”.

Carlo Chatrian con Matias Pineiro, regista, “Isabella”, sezione “Encounters”

Nelle sue scelte di programmazione ha trovato qualche Paese/Produzione particolarmente interessante e/o in rinascita rispetto alla recente distribuzione? Mi sembra, ad esempio, che il cinema Svizzero con le coproduzioni sia significativo.

“Nel sviluppare il programma non ragioniamo razionalmente, anche perché il sistema di coproduzioni molto spesso rende tale concetto ambiguo e poco rilevante. A conti fatti ci siamo resi conto che alcune filmografie erano particolarmente forti: la Svizzera, certo, ma più ancora il Brasile. Per esperienza so che cercare di estrapolare delle tendenze da questi dati è fuorviante; per avere un trend serve una prospettiva più ampia di quella che un’annata può dare”.

Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek

Conosceva già la Signora Mariette Rissenbeek? Avete costruito una bella squadra intorno a Voi?

“Essendo Mariette a capo di German Film, avevo collaborato con lei fin dalla prima edizione di Locarno, apprezzandone la professionalità tanto quanto la capacità di fornire una visione d’insieme non solo del cinema tedesco. Nel corso di questi quasi due anni di più stretta collaborazione ho imparato a conoscerla meglio e, oltre a confermare il mio giudizio, ho potuto apprezzarne anche altri lati. La squadra della Berlinale è in larga parte quella preesistente. Si tratta di un gruppo di professionisti esemplari, ma anche a livello umano di persone che hanno saputo farci sentire a nostro agio, accogliendo quanto di nuovo abbiamo portato senza pregiudizi. Il che è raro e prezioso”.

Thanks to Johanna Glaser and Sabine Gebauer