Stefano Benedetti, nella rivista “Nuova Enofice”, descrive storia, evoluzione e azione della Confraternita déi Óssi de pòrco e Champagne, attivissima a Custoza

Di: Pierantonio Braggio

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Legati come siamo all’”antico” e al “romantico” in fatto di tradizioni di marca veronese, leggiamo sempre volentieri informazioni e comunicati sull’attività delle Confraternite. E talvolta partecipiamo anche agli eventi, vedendo in loro straordinari centri di promozione, oltre che delle tradizioni locali, dell’eccezionale agroalimentare italiano.

Una combinazione particolare, creatasi in questi giorni, ci ha piacevolmente proposto la lettura della straordinaria rivista “Nuova Enofice”. Abbiamo esaminato un articolo steso nella stessa da Stefano Benedetti, che ci ha fatto meglio conoscere nei dettagli la “Confraternita déi Óssi de pòrco e Champagne”, avente sede presso il Ristorante “Tamburino Sardo” di Custoza.

Sarebbe tuttavia, poco produttivo, se non segnalassimo l’eccezionale caratteristica degli “ossi” di maiale. Gli “òssi de pòrco”, infatti, in sé non sarebbero nulla, se non fosse che sugli stessi, benché spolpati, conservano resti di carne che, una volta bolliti, riservano speciali gusti e saporitissimi sapori. Oggi, gli “òssi de pòrco” sono, in tavola, cosa rara e pregiatissima, al punto che la Confraternita di Custoza si fregia giustamente di tale titolo.

La Confraternita déi Óssi de pòrco e Champagne: molto più che cibo e vino

Attualmente, l’Associazione è composta da trenta soci. Dopo i primi cinque anni trascorsi “in semplice amicizia”, la Confraternita, grazie alla tenacia del vicepresidente Allegro Danese, si è iscritta alla FICE, Federazione Italiana Circoli Enogastromomici. L’obiettivo principale – si legge nello Statuto – è “recuperare e valorizzare la cultura contadina del maiale, che per secoli ha sostenuto e alimentato varie generazioni”.

Ma la Confraternita non è solo cibo e vino; è promotrice di attività culturali che valorizzano il territorio e di vicinanza ad Associazioni o a persone che sostengono attività caritatevoli. Così facendo, s’intende quindi coniugare amicizia, gastronomia e solidarietà.