Da semplice passatempo a vera e propria patologia: l’incidenza delle previsioni meteo sulla mente umana
Di: Mariapia De Carli
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Ormai è una consuetudine. Si decide di fissare una gita nel weekend, ma prima si controllano le previsioni meteo. Al mattino, davanti allo specchio, si sceglie il guardaroba per la giornata e intanto si sbircia lo smartphone per controllare quanti gradi ci siano. Insomma, consultare le condizioni del tempo è diventato un gesto automatico e molto frequente.
Secondo una ricerca di Monitor Allianz Global Assistance (clicca qui), il 61% degli italiani organizza le giornate e programma le vacanze in base alle previsioni meteo. Le pagine Web in italiano con la parola chiave meteo sono 53,1 milioni, mentre le visualizzazioni del termine inglese weather raggiungono 1,4 miliardi di risultati. Senza contare che anche i media spesso contribuiscono a dare ancora più rilevanza all’argomento con notizie, spesso eccessive, di allarme freddo, neve e caldo torrido.
Meteodipendenza e weather addiction
Un fatto è certo: le previsioni oggi sono mediamente di buona qualità. Esse hanno ormai raggiunto un’affidabilità superiore al 95% nel breve termine e sono molto attendibili (oltre il 70-80%) fino a tre-quattro giorni di distanza. Il bollettino a cinque-sette giorni supera il 60% di probabilità e stanno migliorando tantissimo anche le informazioni a medio-lungo termine (sette-dieci giorni). Forse proprio per questo è sempre più diffuso il fenomeno di consultare in maniera quasi ossessiva tutto ciò che riguarda le condizioni meteorologiche. Si parla di “meteodipendenza“, cioè la necessità di gestire l’ansia con meccanismi patologici di controllo. In altre parole, si sceglie di fare una cosa se totalmente esente da rischi, ossia si esce di casa solo se non piove.
Molte persone stabiliscono con il meteo un atteggiamento compulsivo. Gli americani lo definiscono weather addiction, cioè il bisogno di sapere di continuo che tempo fa. Una specie di dipendenza che, in realtà, è determinata da altri motivi. Rischio pioggia? Si resta a casa, perché basta qualche goccia d’acqua per impensierire chi ha l’ansia da meteo. Le intemperie hanno sempre fatto parte della vita dell’uomo; eppure, per molti sembrano rappresentare un problema serio, quasi insormontabile. Ma perchè accade tutto questo? Dipende da un’insicurezza e da una fragilità, come se una persona avvertisse il bisogno di una sorta di attaccamento molto forte a un genitore, a un animale, a un fidanzato. In pratica, solo un legame molto intenso può appagare la sua preoccupazione. Lo stesso meccanismo si ripete con il meteo: sapere che tempo farà significa possedere il controllo sui meccanismi atmosferici. E questo rende più sicuro chi soffre di un disturbo da ansia.
Una via di fuga
A volte il meteo può essere una via di fuga, un modo per ridurre la responsabilità di un atto. È un po’ come dire: “Non vengo non perché ho deciso di non uscire, ma perché probabilmente pioverà. Insomma, non dipende da me“. Dal punto di vista psicologico, questo atteggiamento rivela una tendenza remissiva nei confronti della progettualità che va oltre il semplice rifiuto di uscire perché fa freddo: dimostra scarsa fiducia in se stessi e, di conseguenza, negli altri; nasconde un bisogno di appellarsi a qualcosa di esterno, come una previsione meteorologica, per motivare un’azione; spesso, è anche un modo per monitorare il futuro.
L’essere umano, per quanto limitato e imperfetto, necessita di sentirsi artefice del proprio destino – almeno in parte. Sapere che cosa accadrà nelle prossime ore e nei prossimi giorni risponde nientemeno che a quest’esigenza e infonde sicurezza. Non a caso, secondo gli ultimi dati, sono in aumento anche i casi di meteoropatia: un italiano su quattro soffre di “mal di tempo“, ovvero disturbi fisici o psichici che dipendono da ragioni atmosferiche. Questi fenomeni, che negli anni ’50 riguardavano il 5% della popolazione, oggi oscillerebbero tra il 25 e il 30%.
Un passatempo
Per molte altre persone il tempo è un appuntamento quotidiano fisso che, in realtà, non nasconde nulla di male. Le previsioni meteo possono anche rappresentare un modo per avere qualcosa da fare durante la giornata. Consideriamo per esempio gli anziani: anche se escono poco, cercano di controllare l’ambiente che li circonda, facendolo divenire una specie di passatempo.
L’importante è che le notizie meteorologiche non siano un’ossessione: meglio prenderle un po’ più alla leggera. In altre parole, se piove si porta l’ombrello, se le condizioni sono brutte si parte al pomeriggio anziché alla mattina. Ciò che conta è partire senza aspettare in modo compulsivo la giornata splendida.