Di: Mariapia De Carli

Se per molti le luci e gli addobbi natalizi, e più in generale il clima delle feste di fine anno, portano allegria perché si ha la possibilità di passare più tempo con le persone care, per altri questo momento dell’anno non ha nulla di felice. In qualche circostanza, ciò può comportare un calo dell’umore e, nei casi più seri, sfociare in sintomi depressivi. Difficile definire con precisione l’universo del disturbo che gli americani chiamano Christmas Blues; tuttavia, si stima che circa il venti per cento della popolazione soffra o abbia sofferto della cosiddetta depressione natalizia.

La depressione natalizia: quel “calo dell’umore” che dalla mente passa al fisico

Anche in modo inconscio, ogni giorno molte persone mettono in atto meccanismi di difesa per non rendere partecipi gli altri dei problemi e dei disagi, più o meno seri, di cui soffrono. E’ più facile nascondere le debolezze quando si segue una routine come quella del lavoro; obbligando a concentrarsi sulle mansioni da svolgere, questa fa “dimenticare” ciò che si ha dentro. L’atmosfera delle feste natalizie porta ad avere sotto gli occhi una felicità esibita, non solo con luci e addobbi, ma anche nei comportamenti. E osservare una condizione opposta a quella che si cerca di negare fa diminuire la capacità di reagire al disagio.

Così si può diventare più chiusi e solitari, andando incontro a un “calo dell’umore” che si associa a diversi sintomi. I più diffusi sono irritabilità, agitazione che può degenerare in ansia, tendenza all’isolamento e al pianto, carenza di motivazioni, pessimismo e difficoltà di concentrazione. Inoltre, considerando il collegamento tra la dimensione psicologica e quella fisica, il calo dell’umore può accompagnarsi anche a problemi che non riguardano direttamente la mente. Quelli più comuni sono la stanchezza, il cambiamento delle abitudini alimentari, la difficoltà a riposare tranquillamente durante la notte e il mal di testa.

Ma quando ci si deve allarmare?

Tutto dipende dal soggetto. Per esempio, un individuo introverso, schivo, che tende a non manifestare le proprie emozioni e che ama la solitudine, e che da sempre a Natale non si trova a proprio agio stando a tavola con parenti e amici, rischia di destare meno preoccupazioni di un altro estroverso, che ama la vita sociale e che in occasione delle festività mostra gioia e partecipazione apparenti, ma portando con sé un malessere.

In questo periodo, come nel resto dell’anno, non bisogna attendere di essere vittima di un serio disagio per rivolgersi a uno psicologo o a una psicoterapeuta. Infatti, confrontarsi con uno specialista anche in presenza di un lieve malessere è semplicemente un modo per prendersi cura di sé, per stare meglio, e non deve essere accompagnato dalla paura di vedersi diagnosticata necessariamente una patologia. Nonostante andare da un esperto sia un gesto volto al proprio benessere, a prescindere dalla condizione da cui si parte, oggi, purtroppo, è piuttosto diffuso il luogo comune che a rivolgersi agli psicologi siano soltanto le persone malate.

Esiste un identikit del depresso natalizio?

Le persone che con le feste hanno maggiori possibilità di essere vittime della depressione natalizia sono quelle che recentemente hanno vissuto un trauma o un lutto. Per queste ultime, per esempio, non è affatto facile immaginare di sedersi a tavola a Natale senza avere a fianco i parenti o gli ex che negli anni precedenti hanno condiviso questi momenti con loro. Un’altra categoria ” a rischio” sono gli anziani. Molti soffrono di solitudine e si aspetterebbero maggiore vicinanza da parte di famigliari e amici in questo momento dell’anno. E’ proprio il timore che questa aspettativa vada delusa a determinare in loro il calo dell’umore. Sono infatti tanti quelli che a Natale si concentrano solo sui bisogni del proprio nucleo famigliare “ristretto”. E con la famiglia “allargata” che scivola in secondo piano, ecco che sono i nonni a risentirne di più.