Da un lato, benessere fisico e psicologico; dall’altro, un’ossessione, un danno, una patologia: ecco il cosiddetto exercise addiction, una fissazione patologica per il fitness

Di: Mariapia De Carli

Praticare attività motoria è utile per favorire il benessere fisico e psicologico. Essa aiuta a tenere il peso sotto controllo e a prevenire disturbi cardiovascolari, favorisce una crescita armonica del corpo e soprattutto migliora le relazioni interpersonali. Tuttavia, quando si supera un determinato limite, c’è il rischio di ottenere l’effetto contrario. Così, anche un esercizio utile per la salute può, con il tempo, rivelarsi molto dannoso. Stiamo parlando di quando lo sport diventa una vera e propria ossessione, quella che in inglese viene definita exercise addiction, ovvero una fissazione patologica per il fitness. L’exercise addiction colpisce soprattutto donne di giovane e media età e i teenagers, ma anche molte star del cinema e della televisione.

Exercise addiction: una dipendenza comportamentale

L’exercise addiction consiste in una dipendenza comportamentale che si manifesta in particolare negli ossessivo-compulsivi di personalità e/o clinici. Succede perché gli esercizi vanno a stimolare gli endorecettori oppioidi e cannabinoidi, che forniscono all’individuo un senso di piacere e appagamento. Riconoscere la sindrome è il primo passo per intervenire e guarire. L’aspetto più eclatante è che questo disturbo sia in continua crescita. Si stima che negli Stati Uniti quasi il 5% della popolazione ne soffra, ma anche in Italia sembra che il fenomeno sia in aumento, per quanto sia difficile stimarlo.

Gli effetti dell’exercise addiction, tra dipendenza, tolleranza e assuefazione

Trascorrere ore e ore in palestra ad allenarsi non è un elemento sufficiente per una diagnosi. Essere affetti da questa sindrome significa avere un atteggiamento ossessivo, manifestando continuamente preoccupazione per i risultati. Il soggetto, da un lato, teme di regredire rispetto a quanto acquisito; dall’altro, tenta costantemente di migliorare le proprie dimensioni fisiche. Si può parlare di dipendenza dall’esercizio sportivo quando vi è un impegno esagerato e compulsivo, anche a dispetto di conseguenze negative, che mette a rischio la stessa salute mentale e fisica. Come in tutte le dipendenze, anche qui si manifestano fenomeni di tolleranza e assuefazione; perciò, nel soggetto si riscontra un crescendo costante del tempo e dell’energia dedicati all’esercizio fisico. Diventa così difficile sottrarsi alla pratica sportiva e, nel caso si provi ad astenersi, si assiste a una vera e propria sindrome d’astinenza.

Categorie a rischio

Le categorie più a rischio sono gli adolescenti, i giovani adulti e le donne di giovane e media età, soprattutto se distinti da una struttura caratteriale e personologica di tipo ossessivo compulsivo. Il disturbo si accompagna spesso in comorbilità con l’anoressia nervosa, la bulimia, e la dismorfofobia. Chi ne soffre ha in mente una propria tabella di marcia che deve assolutamente rispettare, pena irrimediabili sensi di colpa. Non importa se la vita sociale viene annullata. Oltre ai danni riguardanti i rapporti interpersonali, con il tempo possono addirittura manifestarsi, oltre ai sintomi di astinenza, anche problemi ormonali. Per esempio, il ciclo mestruale inizia a non essere più regolare o può addirittura scomparire, specie se c’è un’importante riduzione del peso corporeo.

Per tutti questi motivi bisogna ricorrere il prima possibile all’aiuto di uno specialista, che deciderà la giusta terapia farmacologica e cognitivo-comportamentale per ricercare e guarire le cause che sottostanno al problema e che hanno portato a rifugiarsi in maniera così massiccia nell’attività fisica. La domanda che possiamo rivolgerci per capire se siamo a rischio è: “Abbiamo mai pensato di aver superato il limite?“. Basta riconoscere il campanello d’allarme: se l’allenamento comincia a trasformarsi da piacere a dovere, è il momento di fermarsi e chiedere aiuto. Se da soli non si è in grado di capire che ormai siamo ossessionati dall’attività fisica, il partner, un genitore o chi ci sta più vicino deve aiutarci a prendere atto dei seri pericoli che questa nuova dipendenza può causare alla salute e all’equilibrio psichico.

Intervento e prevenzione

Quando l’entità del fenomeno diventa clinica, ossia patologica, occorre intervenire come si fa con i disturbi ossessivo-compulsivi e con le dipendenze. Sono validi rimedi terapeutici gli antidepressivi serotoninergici specifici e, soprattutto in abbinamento con i farmaci o in alternativa, la psicoterapia cognitivo-comportamentale.

Per prevenire la sindrome bisognerebbe quindi privilegiare un bilanciamento dell’allenamento in termini di quantità e intensità e non allenarsi più di un paio d’ore consecutive al giorno. Infine, potrebbe essere una buona abitudine quella di affidarsi a un esperto nutrizionista o personal trainer che gestisca l’introito delle calorie e alterni sport a riposo, tenendo traccia in un diario dell’allenamento svolto. In questo modo si eviteranno bruschi cambiamenti di peso e si otterranno solo i grandi benefici da quella “medicina” che è l’attività fisica costante e moderata.