di Andrea Panziera.
Concludevo il Post it della scorsa settimana sulla proposta di emissione dei mini BOT con la seguente affermazione: “…..a meno che l’intento non sia quello di introdurre nel circuito economico l’embrione di una moneta parallela (e qui starebbe la motivazione dei tagli di piccolo ammontare) anche se questo passo ci porrebbe immediatamente in rotta di collisione con le regole UE e ci porterebbe inevitabilmente fuori dall’euro …….” Ebbene, le reazioni di queste ore in risposta alla ventilata e sempre più probabile procedura di infrazione per debito eccessivo nei nostri confronti rafforzano questa mia ipotesi. La tesi di coloro che si chiedono fino a che punto verrà spinto lo scontro con Bruxelles, delineando come probabile uno scenario simile al 2011, con un Governo che raffredda i bollenti spiriti quando lo spettro del baratro si avvicina, a mio parere è sbagliata. Ritengo infatti che la tattica del muro contro muro, con annessa minaccia di bloccare le nomine per le cariche apicali dell’Unione europea, non nasconda in realtà l’obiettivo di ottenere il massimo risultato in sede negoziale, strappando per il rotto della cuffia un “via libera” sui nostri conti pubblici in cambio dell’appoggio a questo o quel candidato; leggendo con attenzione tutte le dichiarazioni dei nostri leader mi sono fatto l’idea che si cerchi scientemente proprio lo scontro e quindi il pretesto per la rottura, perché qualunque sia l’esito finale della querelle vi saranno buoni argomenti per affrontare, nel caso, le elezioni in autunno da posizioni di forza. Infatti, se alla fine sarà raggiunto un compromesso e non verrà avviata la procedura di infrazione, qualcuno si intesterà l’insperato successo affermando che solo grazie alla determinazione nella trattativa, al non aver piegato la testa di fronte ai diktat di un’Europa matrigna, è stato possibile raggiungere il risultato. Di contro, qualora scatti l’inizio della procedura, i burocrati di Bruxelles saranno l’obiettivo di una campagna mediatica violentissima, rappresentati come moderni Dracula che succhiano il sangue del popolo italiano, impedendogli per di più di spendere i propri soldi, facendo finta che i quasi 40.000 di euro di debiti che gravano sulla testa di ogni cittadino, neonati inclusi, non esistano. A quel punto, l’uscita dalla moneta unica sarà inevitabile e non è detto che la cosa si fermi lì. Storicamente, questi rigurgiti di nazionalismo irrazionale non hanno mai detto bene ad alcun Paese, men che meno al nostro. Ma, passata la sbornia patriottica, con il corollario di invettive e mobilitazioni contro i complotti dell’ elite finanziaria mondiale, le agenzie di rating, Soros, FMI, Merkel e Macron, la lobby giudaica internazionale e tutti gli altri carnefici della gens italica, come staremo? Non ho mai creduto alla crisi catartica e soprattutto ne temo grandemente gli sviluppi e le conseguenze, ma mio malgrado inizio a pensare che si stia palesando proprio questo scenario, anche se la speranza di una resipiscenza collettiva è sempre l’ultima a morire.