di Andrea Panziera.

L’assegnazione a Milano e Cortina delle Olimpiadi invernali del 2026 è fuori di ogni dubbio un grande successo per lo sport italiano. La vittoria sulla Svezia, nostro unico concorrente, è stata schiacciante ma al di là dei numeri il confronto fra i 2 progetti e la presentazione delle rispettive candidature ha messo in luce una combinazione di sostanza e forma talmente convincente da lasciare stupiti, soprattutto se la mente corre ad altri ambiti istituzionali meno ludici. Questo risultato ha radici storiche abbastanza recenti ed è figlio in primo luogo della credibilità internazionale acquisita grazie all’Expo 2015. Tutti conoscono le condizioni di estrema difficoltà in cui fu realizzato quell’evento, con molte voci che a pochi mesi dall’inizio chiedevano con insistenza l’abbandono dell’iniziativa, anche se ex-post fa comodo ricordare il plauso pressoché universale riscosso dopo la sua conclusione. Ebbene, per molte settimane si è ripetuto lo stesso copione e solo grazie alla testardaggine di alcune persone alla fine si è deciso di andare avanti lo stesso, pur avendo perso qualche pezzo cammin facendo. Confesso che mi ha procurato una bellissima sensazione sentire che i nostri rappresentanti, amministratori e sportivi, uomini e donne, sono in grado di parlare un inglese piuttosto fluente e nella nostra lingua conoscono la consecutio temporum e sono soliti non sbagliare i congiuntivi. Così come ho apprezzato la capacità di comunione di intenti fra esponenti politici molto diversi fra loro, appartenenti a schieramenti opposti. Penso sia una delle prime volte che, in nome dell’interesse nazionale, economico e di immagine, si metta per un attimo da parte la casacca di partito e si lavori per un obiettivo comune. Rimarrà quasi sicuramente un’eccezione ma intanto per l’immagine del Paese e per il suo futuro va bene così.