Le statistiche sui social network? Un’arma a doppio taglio: utili per la pianificazione, ma attenzione alle ossessioni
Di: Simone Massenz
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Inutile nascondersi: se parliamo di social media, le statistiche e i numeri rappresentano il pane quotidiano. E ciò vale tanto per le aziende, quanto per i “promoters di se stessi”, nientemeno che gli influencer.
Ciononostante, per quanto fondamentale e a tratti imprescindibile, può capitare che un simile attaccamento ai numeri spogli i post di ogni parvenza di genuinità. In altri termini, che li svuoti di quell’emozione solitamente legata all’esito positivo di un prodotto mediatico.
Accade più spesso di quanto non si creda, e il mio lavoro me ne fornisce costanti prove. Concordo nell’affermare che le statistiche sono decisive, certo, ma non al punto tale da divenire una vera e propria ossessione.
Parlando di comunicazione, i numeri permettono di delineare un trend, rendendoci consapevoli dell’andamento del “prodotto”; tuttavia – e, credimi, mi è difficile ammetterlo – non siamo solo numeri.
Perciò, visto e considerato l’uso viepiù a sproposito delle statistiche, ho ritenuto opportuno porre di seguito un accenno alle insight più importanti da considerare al fine di una migliore pianificazione e organizzazione dei contenuti.
Social media e statistiche: quali considerare e perché
Lo strabordante numero di aziende che attingono ai social media – Instagram in primis – rendono sempre più complessa l’eliminazione del rumore. Proprio per questo, se s’intende costruire una strategia vincente, è necessario tener conto di alcune insight in particolare. Vediamole insieme.
- Secondo i report di Affde, il momento migliore per pubblicare – nei Paesi con fuso orario GMT-UTC – consisterebbe nella fascia 19:00-21:00. Ad oggi, è ritenuta la fascia suscitante maggior coinvolgimento e, per estensione, maggior engagement.
- Il social più prolifico in termini di merchandising, pubblicità e attività di e-commerce è Instagram, preferito dal 75% dell’utenza under 16. Al secondo posto troviamo Snapchat (49%). Facebook – sorpresa, sorpresa – risiede soltanto all’ottavo posto (12%), appena al di sotto di Televisione e Radio (19%).
- In merito alle aziende, ancora una volta è Instagram a trionfare, con oltre l‘80% di preferenza. Per di più, il 60% degli under 30 afferma di scoprire nuovi prodotti proprio grazie a tale social, e ben il 50% di questi procede all’effettivo acquisto.
- Il 70% dell’utenza di Instagram ha meno di 35 anni: se vuoi puntare sui giovani, è il social attualmente più adatto.
- In generale, i video raddoppiano il coinvolgimento e l’engagement rispetto a un post fotografico.
- L’aggiunta di un invito all’azione su un annuncio pubblicato su Facebook triplica in media il click-through, ovvero la predisposizione al click e al seguente acquisto.
- Il 73% dell’utenza preferisce un supporto live chat: se tieni al tuo pubblico, curati direttamente di ogni suo componente. O quantomeno fingiti interessato ai suoi problemi.
- Ad oggi, solo il 4% dei marketer fa ampio uso di TikTok. Il suo momento sta arrivando, ma non è ancora giunto. In ogni caso, non scordare che il tempo medio di fruizione di questo social da parte dell’utenza ammonta a 45 minuti giornalieri. Un modo come un altro per dire: pubblica spesso e brevemente.
- Se scrivi, sii altrettanto breve. Su Instagram, le didascalie più proficue stanno tra i 281 e i 405 caratteri, ovvero tra le 30 e le 70 parole.
Ampio raggio
Posso definirmi un appassionato di statistiche? Decisamente no. Ma sono sufficientemente razionale e professionale da non demonizzarle – come qualcuno è solito fare – così come da non esaltarle fuor di ogni logica.
I numeri, come detto, aiutano, contribuiscono alla buona riuscita del lavoro, ma non sono tutto. E non devono essere trattati come se lo fossero. Anche perché – è evidente – dipendono largamente dal contesto storico, sociale, culturale e temporale in cui vengono considerati.
Proprio per questo motivo, concludo con un’ultima indicazione: ricorda, qualora il tuo intento fosse quello di comunicare sul Web, di assumere sempre un ampio raggio. In breve, non limitarti a uno o due social, bensì sfrutta al contempo i potenziali di ognuno. Studia le specifiche di ogni contesto, padroneggia al meglio ogni regola non scritta e adatta costantemente e sistematicamente il tuo stile comunicativo al media che usi per comunicare.
Il più delle volte, non esiste una comunicazione sbagliata in sé: è errato l’hic et nunc in cui la si espone.