Qualche spunto dal canale di Gabriele Battistotti: tra l’insegnamento, la fisica e la corretta informazione

Di: Chiara Tomasella

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Abbiamo parlato molto spesso di fisica, in questa rubrica: fino ad ora, però, abbiamo offerto una panoramica di contenuti prevalentemente discorsivi, rivolti ad un pubblico molto ampio. Questa volta, il taglio sarà un po’ diverso.

Gabriele Battistotti, ideatore del progetto di Random Physics,è docente liceale di matematica e fisica dal 2016; ha aperto il proprio canale nel marzo del 2015, chiamandolo inizialmente Breaking Physics (probabilmente con voluta omonimia rispetto a Breaking Italy, di cui sicuramente racconteremo in futuro). Da allora, Gabriele ha prodotto poco meno di 200 video, con un totale di quasi 4 milioni di visualizzazioni e un pubblico attuale di più di 56.000 iscritti.

I suoi contenuti sono per lo più rivolti ad un pubblico universitario: vediamoli più da vicino.

AVVICINARSI ALL’UNIVERSITÀ

Il mondo universitario viene spesso visto, dagli studenti delle scuole superiori, dietro ad una cortina di nebbia; aiutare gli alunni a orientarsi nella scelta della facoltà da frequentare è una delle attività in cui si dovrebbe investire più tempo, per offrire tutti gli strumenti possibili per effettuare una scelta consapevole.

Su Random Physics, molti dei video riguardano il passaggio dalla maturità all’accademia: vi si possono trovare interessanti spunti sul metodo di studio, per esempio all’interno del dibattito con Alessandro de Concini, formatore nell’ambito delle metodologie di apprendimento efficace; lezioni di ripasso per gli argomenti più ostici comuni a molte facoltà scientifiche (uno su tutti, l’analisi matematica); brevi quadri introduttivi sulle prove d’esame di diverse materie – fisica, relatività generale, meccanica quantistica.

Oltre a tutto ciò, si ragiona in più occasioni sul sistema scolastico, sia in termini generali che più specifici (a che cosa servono i voti? Come si deve pensare al rapporto studente-insegnante?), offrendo spunti di riflessione su problemi e criticità che meriterebbero una fetta più ampia dell’attenzione pubblica.

L’EFFETTO DUNNING-KRUGER

Se mi chiedete quale sia la singola caratteristica che renda una persona soggetta a questo autoinganno, io direi che è respirare.

David Dunning

I bias cognitivi sono distorsioni della razionalità di giudizio per le quali non esiste una condizione d’immunità, come ricorda lo psicologo statunitense David Dunning, dal quale prende nome l’atteggiamento che descriveremo in questo paragrafo. Nell’apprendimento, essi sono un ostacolo: paradossalmente, però, nell’ambito scolastico sono molto meno frequenti che all’esterno.

Di che cosa stiamo parlando?

La premessa è la seguente: tutti noi parliamo di ambiti di cui non siamo competenti, dal momento in cui discutiamo di economia di fronte al telegiornale a quello in cui ci improvvisiamo dottori in medicina nel corso di una malattia, da quando forniamo una convinta spiegazione di come mai una piantina d’appartamento stia soffrendo a quando ci lanciamo in un’ancora più convinta analisi dell’andamento di una squadra di calcio.
Tuttavia, nessuno può essere contemporaneamente economista, farmacista, biologo e allenatore della Nazionale: cadere nel Dunning-Kruger significa proprio credere di poter fare tutto ciò.

Individuare il limite oltre il quale le nostre conoscenze non possono portarci spetta a ciascuno di noi: riconoscere di poter sbagliare, mettere in discussione una credenza a cui si è affezionati, provare a cercare una disconferma di una propria opinione al posto che ricercare consapevolmente quell’unico caso al mondo che sembra darci ragione – questi sono gli strumenti di cui possiamo avvalerci per non cadere in questa trappola che fa da vicolo cieco per la ragione.

L’ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza.

Charles Darwin

Le massime socratiche si allontanano da noi con il passare degli anni, cronologicamente. Concettualmente, sarebbe auspicabile non lasciarle scivolare via come un frammento di antica saggezza da ammirare a distanza di sicurezza: sia mai che ci si interroghi su quante certezze sia lecito tenersi strette.

IL VIRUS DELLA DISINFORMAZIONE

I social agiscono come potentissimi megafoni per le convinzioni di ogni iscritto. La comunicazione tramite post non avviene quasi mai esprimendo domande, dubbi, considerazioni soggettive cautamente proposte come tali. Il mondo di Facebook, Instagram, Twitter e analoghi è costellato di assoluti, frasi categoriche, prese di posizione insindacabili e unidirezionali: i commenti si possono cancellare, si può tranquillamente ignorare qualsiasi ingerenza d’idee diverse, anche se argomentate. Si lancia una flottiglia di parole in pasto all’algoritmo, che subito provvederà a farle arrivare ad orecchie che siano disposte a recepirle, condividerle e farle arrivare ad altre orecchie che abbiano, nel tempo, manifestato gli stessi interessi.

Guai se un utente venisse esposto a qualcosa che non vuole vedere: potrebbe chiudere l’applicazione, indispettito, e far perdere traffico utile per le inserzioni pubblicitarie.

Davanti ad una notizia che richiederebbe una manciata di minuti per essere analizzata, l’utente passa appena qualche secondo: tramite la condivisione (effettuata per lo più senza spirito critico), notizie vere e false vengono diffuse in ugual modo. Che statisticamente non vi sia alcuna differenza nella condivisione di Informazione e fake news è un campanello d’allarme che squilla troppo flebilmente nelle orecchie di molti.

Se le connessioni tra persone fossero casuali e l’algoritmo non facesse in modo di sottoporre i vari post a persone specifiche, che siano già predisposte a leggerli favorevolmente, non avremmo mai il fenomeno della viralità. Se la soglia di attenzione è bassa (ovvero il tempo dedicato a ogni informazione è poco) la viralità avviene, altrimenti no.

L’invito è dunque quello di controllare lo scroll down compulsivo, la maratona di un cursore completamente scollegato dal pensiero riflessivo: se proprio non si può fare a meno di rivolgersi al fast-food dell’informazione, è bene ricordarsi che masticare con calma è sempre salutare.

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