A distanza di secoli, Dickens ricorda l’importanza della creatività nei bambini, per evitare che il loro futuro divenga infelice e opprimente
Di: Marina Storti
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Era il 9 giugno 1870, quando Charles Dickens, congedatosi dalla scrivania, abbandonò la vita. Fu ritrovato su un divano, nella sala da pranzo di Gad’s Hill Place. Aveva circa 58 anni, ma la morte restituì al suo volto ciò che lui stesso definì, in Oliver Twist, “la sembianza dimenticata della fanciullezza dormiente”.
I suoi romanzi raccontano “viscere” di Londra vissute personalmente, durante la rivoluzione industriale, tra sfruttamento e corsa al progresso. Dickens può essere definito senza alcun dubbio L’unico nel genere narrativo, esattamente come Shakespeare lo è stato in quello tragico.
Alcune riflessioni dello scrittore hanno oltrepassato le epoche e sono giunte a noi. Lo dimostra una delle sue opere mature, Tempi difficili, pubblicata nel 1854.
Ora, quel che voglio sono fatti. Solo fatti dovete insegnare a questi ragazzi. Nella vita non c’è bisogno che di fatti. Piantate fatti e sradicate tutto il resto.
– Charles Dickens
“Si educava la ragione senza abbassarsi a coltivare sentimenti”, affermò l’autore per rendere note le conseguenze devastanti di un’educazione che allenava il cervello senza tener conto del cuore.
L’educazione secondo Dickens
Sebbene Dickens non elaborò mai una propria teoria educativa, si impiegò comunque a immaginare l’atmosfera morale di una “buona scuola”. Ancora una volta ci troviamo immersi in un dibattito continuo rivolto alla scuola e all’educazione, dove, tuttavia, Dickens ci ricorda che crescere deve essere sinonimo di libertà.
Difatti, il romanziere sottolinea come i bambini debbano essere adeguatamente stimolati alla creatività e alla fantasia, questione spesso offuscata dall’ordine di un sistema soffocante. Sistema, questo, che rischia di trasformare il loro destino, rendendone il futuro infelice e opprimente.
Non ci resta che ascoltare Dickens e custodire la sua lezione per trasformare la sua tensione al “cambiamento spirituale” in una spinta al “cambiamento strutturale”.