Da scienziato in cucina ad amichevole chimico di quartiere: da quasi dieci anni Bressanini difende a spada tratta la chimica, insegnandoci anche ad apprezzarla
Di: Chiara Tomasella
LEGGI ANCHE: Quando YouTube incontra la divulgazione scientifica – Luca Perri
«Ma è roba chimica! Non mangiarla!»
Quante volte vi è capitato di sentire una frase analoga? Il problema, però, è che proprio tutto quello che abbiamo sott’occhio nella vita quotidiana è “chimico”. L’aria che respiriamo è una miscela di gas, la carta su cui scriviamo è fatta di cellulosa, le unghie che ticchettano sulla tastiera del pc sono composte di cheratina, nel piatto abbiamo un vario miscuglio di molecole organiche e nel bicchiere ce ne sono altre ancora (di inorganiche, anche se è vuoto: rimangono comunque ossigeno, anidride carbonica, vapore acqueo…).
«Ma questo lo so anche io! Intendo dire che è artificiale, creata in laboratorio! Mica come il fruttosio o la vitamina C…»
Di solito, per ricavare il fruttosio dei pacchi di zucchero non vengono maciullate cento mele e venti pere per poi essiccarne la poltiglia in chissà quale modo, ma si utilizza come base di partenza l’amido del mais, processandolo per ottenerne prima il glucosio e poi il fruttosio. Allo stesso modo, la vitamina C non si spreme da 82 arance, o meglio, anche, ma per farne una piccola caramella (per le dosi concentrate degli integratori) la si estrae sempre dal mais. Il prodotto finito è identico a quello che si trova in natura, perché la struttura che ha è la stessa, indipendentemente dal processo con cui viene ricavato. Dunque?
«Continui a non voler capire! Io sono contrario a coloranti, conservanti…»
E la conversazione potrebbe andare avanti per ore sugli stessi toni. Dopo un po’, ci si rende conto che quello che fa paura è semplicemente ciò che non si conosce: si teme la presenza di un termine strano, nuovo, o la nomea sinistra che circonda qualcosa, magari citata negativamente in una pagina web consigliata da un vecchio amico.
Tanto che a nominare il monossido di diidrogeno viene da storcere il naso, a scrivere H2O non si ottiene lo stesso effetto e a menzionare candidamente l’acqua tanto meno. Ma è cambiata solo la modalità con cui indicare la stessa identica sostanza.
Dario Bressanini lo sottolinea in molte occasioni, parlando di chemofobia, paura della chimica. Per esempio, poco fa ho menzionato mele e pere; di che cosa sono fatte? Zucchero, acqua e vitamine sono ottime risposte, ma se vi chiedessi quali componenti di preciso portano informazioni su odore e sapore di uno specifico frutto? Normalmente, queste componenti sono complesse da descrivere come nomi specifici di sostanze, come il 2-metilbutirrato di etile. No, non fa male: è solo uno dei responsabili per il profumo che ha la mela.
Un discorso analogo si può fare per gli OGM
Qualcuno, a suo tempo, nel corso del dibattito intorno al tema, aveva suggerito l’acronimo di «Organismi Giornalisticamente Modificati». Il motivo si recupera facilmente leggendo alcuni articoli riguardanti una chimerica fragola-pesce, oppure guardando la cartellonistica prodotta il decennio scorso.
L’attenzione mediatica, a volte, cerca il sensazionalismo prima della logica, insegue le leggende urbane, le pubblica per l’appeal che hanno, chiude la sua colonna e non controlla oltre. E ciò è incredibilmente deleterio.
Gli OGM, in realtà, possono rivelarsi incredibilmente utili. Avete mai sentito parlare dei danni subiti dalle colture di papaya a causa di un virus, il PRSV, che costringe a bruciare tutte le piante infette, unica soluzione per non far espandere il problema? Ora, grazie agli OGM, ce n’è un’altra: piantare semi con un DNA editato, in cui sia presente l’informazione utile a contrastare il virus. E l’immunità di gregge, in un certo senso, vale anche per le piante.
Quelle citate sono forse le tematiche più datate affrontate dal canale di Bressanini. Qui sotto, qualche altro consiglio.
– Un OGM al supermercato: un giro tra le corsie dell’ortofrutta, con un voiceover esplicativo;
– La dieta dei gruppi sanguigni, cioè quando sarebbe meglio informarsi bene prima di far decidere a qualcuno che cosa dovremmo mangiare: dove ricercare dati e articoli per non farsi abbindolare.
– Sfatare falsi miti sul cibo: zuccheri e dolcificanti, olio di palma e compagnia; cosa dovremmo sapere a riguardo?