Nel Lampi News odierno parliamo di Papa Francesco, i cui occhi e le cui orecchie rimangono aperti su quanto da tempo avviene in Vaticano
Di: Andrea Panziera
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Già dalla scelta del nome si era capito che il Cardinale Bergoglio non sarebbe stato un Papa accomodante. Si era capito che non avrebbe chiuso occhi e orecchie su quanto da tempo avveniva all’interno delle mura vaticane.
Io ho iniziato a lavorare nel mondo finanziario a inizio degli anni ’80. L’esordio è coinciso dunque con lo scandalo del Banco Ambrosiano e la morte del suo presidente Roberto Calvi, trovato impiccato a Londra sotto il ponte dei Frati Neri, nome involontariamente molto evocativo della vicenda inquietante e non ancora del tutto chiarita.
L’Ambrosiano era una banca privata strettamente legata allo IOR, l’Istituto Opere di Religione, la più importante entità finanziaria del Vaticano. Già all’epoca del crack Sindona, avvenuto a metà degli anni ’70, erano emersi strani rapporti affaristici fra il faccendiere siciliano e la Santa Sede. Nel caso di Calvi, però, il legame strettissimo con le più alte gerarchie ecclesiastiche era conclamato. Negli anni successivi, nonostante gli scandali precedenti, poco o nulla avvenne nella direzione di una maggiore trasparenza nella gestione delle ingenti risorse raccolte e amministrate oltre Tevere.
Lampi News: quando venne Francesco
L’elezione di Papa Francesco, tra le altre motivazioni, significava anche questo: la volontà della maggioranza del collegio cardinalizio di porre finalmente mano alla questione finanziaria. Il tutto partendo dalla individuazione di quelle deviazioni etiche che inevitabilmente avrebbero interessato la curia romana e le figure laiche o confessionali che detenevano la potestà di decidere sull’utilizzo e sulla destinazione del danaro.
Ma intervenire in contesti nei quali le posizioni di potere, consolidate e con radici profondissime, si sorreggono spesso in modo vicendevole è impresa improba anche per chi, come Papa Bergoglio, ha dimostrato nel corso del suo pontificato grandissima determinazione e volontà di agire. Soprattutto se un’operazione di riforma radicale rischia di squassare fin dalle fondamenta tutti gli assetti economici – e non solo quelli.
A complicare ulteriormente le cose hanno contribuito le leggerezze, a volte i tradimenti, di alcuni consiglieri che il Santo Padre riteneva fidati. Uomini che, alla prova dei fatti, sono incappati in incidenti di percorso, veri o presunti, la cui gravità spetterà alle Autorità preposte valutare. Per non parlare infine dei nemici conclamati, Eminenze spesso rappresentanti dell’ala cattolica più retriva e oscurantista, fortemente ostili ai temi più cari a questo Papato, dai migranti all’ambiente, fino alle aperture di dialogo con Paesi dai differenti credi politico-religiosi.
Il processo di rinnovamento è iniziato, ma il suo approdo appare ancora lontano. Temo purtroppo che Francesco, nonostante l’auspicio mio e dei suoi tanti estimatori e sostenitori, non riuscirà a portarlo fino in fondo. “I Papi passano, la curia resta”, con tutto il portato di questa secolare verità.