A Concamarise, Giulio Lonardi, membro della “Confraternita dei Nostalgici del Tabàr” di Sant’Antonio abate, produce a mano scope di ménega pro Confraternita
Di: Pierantonio Braggio
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Fortunatamente, gli usi e i costumi della campagna veronese stentano ad essere dimenticati. E questo si deve alla buona volontà di chi, nato e vissuto in campagna, si dedica alla lavorazione delle piante, un tempo materia prima per la produzione di oggetti necessari alla vita di tutti i giorni.
È il caso di Giulio Lonardi, un “saggio” della lavorazione della terra. Fra le altre attività, all’età di 93 anni, Giulio sta lavorando la “ménega”, il Sorghum vulgare, erbacea annuale in passato molto usata per preparare scope. A Concamarise, Lonardi è vera istituzione e storia personificata. Figura ottimamente come decano della “Confraternita dei Nostalgici del Tabàr” per la sua grande esperienza sia di vita, normale e agricola, sia di produzione. Ancora oggi, Giulio produce manualmente oggetti da casa – caratteristiche opere d’arte – così come si faceva un tempo.
In particolare, con la saggina che egli stesso semina e coltiva, egli crea le “spazzaóre”, le scope. Queste, portando intagliato sul manico il nome del produttore, vengono proposte, con tanto di certificato d’autenticità, a chi vorrà contribuire alla vita della Confraternita.
Inoltre, Giulio racconta ed entusiasma nel suo straordinario linguaggio dialettale. Un linguaggio che a dire il vero dovrebbe essere registrato, onde rimanga testimonianza della parlata originale di Concamarise. È la stessa Confraternita del Tabàr, attenta custode delle tradizioni locali, a richiedere ai soci, per Statuto, di esprimersi in dialetto.