Quando nasce una nazione: 72 capolavori raccontano i primi italiani tra paesaggi, città in trasformazione e volti della nuova società ottocentesca
Di: Maria Mele
LEGGI ANCHE: Beverly Pepper Space Outside al CUBO di Bologna fino al 24 gennaio
Il Castello di Novara ospita fino al 6 aprile 2026 la mostra L’Italia dei primi Italiani. Ritratto di una nazione appena nata, curata da Elisabetta Chiodini. Un percorso espositivo che riunisce 72 opere, datate dai primi anni Sessanta dell’Ottocento al terzo decennio del Novecento, firmate da alcuni tra i maggiori protagonisti della pittura italiana.

L’iniziativa si inserisce nel ricco calendario dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma che accompagna i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali attraverso eventi dedicati a cultura, patrimonio e sport.
La mostra arriva dopo una lunga serie di successi firmati METS Percorsi d’Arte — da PAESAGGI. Realtà Impressione Simbolo a Boldini, De Nittis et Les Italiens de Paris, da Milano da Romantica a Scapigliata a Il mito di Venezia, solo per citarne alcuni — confermando la linea curatoriale che da anni valorizza i grandi capitoli dell’arte italiana.

Perché raccontare “i primi italiani”?
La scelta del tema, spiega Paolo Tacchini, presidente di METS Percorsi d’Arte, è legata all’anno olimpico: «Cercavamo un progetto che parlasse della nostra identità nazionale e che fosse coerente con la nostra missione: divulgare l’arte di un periodo preciso. Così è nata l’idea di un viaggio nell’Italia appena unita, vista attraverso gli occhi degli artisti che ne vissero la nascita».
Le 72 opere in mostra, realizzate da 53 autori appartenenti a diverse scuole regionali, sono suddivise in sette sezioni tematiche. Dipinti celebri e lavori raramente esposti accompagnano il visitatore in un racconto che intreccia geografia, storia, società e costume.

Dalla varietà del paesaggio rurale alle coste frastagliate o sabbiose, dai primi insediamenti produttivi ai volti delle città — Torino, Firenze, Roma e poi Napoli, Venezia, Milano — emerge il ritratto di un Paese giovane, ma già proiettato verso la modernità. Milano, definita da Giovanni Verga la “Città più città d’Italia”, compare come capitale morale e motore produttivo della nuova nazione.
Tra le sezioni più incisive spiccano quelle dedicate alla vita quotidiana dei nuovi italiani: una società in rapido mutamento, dove il benessere della borghesia convive con la povertà degli strati più fragili. I dipinti restituiscono scene di passeggio elegante, villeggiature, nuovi mezzi di trasporto, ma anche lavori umili, accattonaggio e prostituzione, testimoniando le contraddizioni di un Paese in piena trasformazione.

Il percorso espositivo si configura così come un grande affresco della nascita dell’identità italiana: un racconto visivo che traduce in immagini il progetto politico e culturale vagheggiato dai patrioti della Prima Guerra di Indipendenza e destinato a diventare realtà nel volgere di pochi decenni.




