I mercati si confermano in costante crescita ma gli utili deludenti e l’instabilità geopolitica sono situazioni da non sottovalutare
Di: Fabio Michettoni
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Mai come in questo momento gli investitori, grossi o piccoli che siano, si stanno interrogando sulle ulteriori potenziali rialziste che il mercato potrebbe esprimere, così come perimetrare meglio il rischio, magari pensando che le quotazioni di mercato abbiano scontato il meglio del meglio già in anticipo.
Con il mercato azionario apparentemente inarrestabile, alcuni di loro sostengono che le quotazioni sono salite troppo e troppo in fretta. Tuttavia, questa preoccupazione potrebbe essere fuori luogo per le seguenti considerazioni:
l’indice azionario americano S&P 500, lo scorso venerdì 18 Ottobre, ha registrato la sua 47a chiusura record dell’anno venerdì, il che significa che è salito per sei settimane consecutive segnando sempre nuovi massimi storici, vale a dire la serie di rialzi più lunga dalla fine del 2023, portando l’indice USA a performare circa il 23% dall’inizio delle anno.
Eppure, anche se il mercato continua a salire, voci scettiche sostengono che questa situazione è troppo bella per durare ancora a lungo. Le ragioni citate includono tutto, dagli utili deludenti rispetto alle attese, nel terzo trimestre, al fatto che il rally delle azioni negli ultimi anni avrebbe semplicemente anticipato l’ottimo stato di salute della corporate americane, lasciando intravedere rendimenti più deludenti per gli anni a venire.
Aggiungiamoci a ciò l’instabilità geopolitica e l’incertezza attorno alle elezioni presidenziali, ed è facile capire perché gli investitori siano dubbiosi sulla prosecuzione della tendenza rialzista. Considerando poi che il mese di ottobre tende a registrare un rialzo della volatilità, alcuni responsabili delle strategie di investimento istituzionali aspettano solo che accada che le azioni inizino a scendere.
Tuttavia, è importante ricordare che ci sono dei fondamentali dietro i recenti record del mercato che possono supportare nuovi guadagni, in effetti si guarda ancora con interesse alla tecnologia e si prevede che questa aiuterà l’S&P 500 a contrastare quota 6000 in tempi brevi. Altra componente che giocherebbe a favore dell’investimento azionario è che gli investitori non avrebbero molte opzioni in grado di corrispondere rendimenti superiori ai dividendi azionari.
E poi all’orizzonte ci sono le elezioni americane e almeno un elemento del panorama post-elettorale sembra certo, indipendentemente dal vincitore: un enorme deficit fiscale. Durante gli anni della pandemia, la spesa pubblica ha essenzialmente incanalato miliardi di dollari nelle maggiori azioni statunitensi e se il deficit del bilancio federale fosse di 3 trilioni di dollari nel 2025, come indicano gli economisti, il punto di ricaduta delle proiezioni ammonterebbe a più del 10% del prodotto interno lordo e probabilmente ciò sosterrà le principali azioni statunitensi, come Apple, Amazon, Walmart, che traggono vantaggio dalla spesa dei consumatori.
Sembra che sia questo il caso oggi. L’inflazione si sta raffreddando, mantenendo sotto controllo i costi di input, anche se i prezzi pagati dai consumatori non sono scesi molto. I costi del lavoro stanno aumentando meno rapidamente e i guadagni di produttività stanno rendendo possibile alle aziende di fare di più con la stessa quantità di personale.
Nel complesso, quindi, tutte queste considerazioni portano ad avere un giudizio più positivo che negativo sulle azioni statunitensi.
Anche la statistica supporta questa idea, suggerendo ulteriori progressi, contemplando l’ipotesi che, se un anno inizia positivamente, di solito tende a confermarsi anche sul finire dell’anno stesso. Se poi l’inflazione, per le strategie di politica monetaria attivate dalla FED, si stabilizzasse sul tasso programmato del 2%, ci sarebbe motivo per essere ottimisti che l’economia sia finalmente riuscita a realizzare un cosiddetto atterraggio morbido, evitando la recessione economica mondiale.