Il Verona ha vinto contro il Venezia proponendo alcune novità tattiche, la sosta servirà a Zanetti per limare le imperfezioni

Di: Nicola Sordo

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Terza vittoria stagionale, la seconda contro una diretta rivale per la salvezza. Bottino niente male, al netto di qualche passo falso evitabile, leggasi sfide con Torino e Como dove almeno un punto si poteva tirare fuori. Il presente (e il futuro) è però quello che conta, e la sfida contro il Venezia dell’ex, mai entrato nelle grazie gialloblù, Di Francesco ha fornito spunti importanti per il Verona che verrà. Zanetti ha variato il 4-2-3-1 visto fino ad ora con un classico 4-4-2, affiancando Mosquera al punto fermo Tengstedt. Come avevamo più volte evidenziato, l’attaccante danese, pur dannandosi tra i difensori avversari, risultava spesso isolato dal gioco, un peccato visto che il giocatore di proprietà del Benfica è probabilmente la punta di diamante del calciomercato estivo. Con due attaccanti ancora più fondamentali diventano i cross, e infatti Zanetti ha proposto il nuovo arrivato Bradaric, per caratteristiche più adatto ad arare la fascia rispetto a Frese, insieme a Tchatchoua ai lati della difesa, con Lazovic e Livramento sulle corsie. Detto ciò, a Tengstedt e Mosquera sono bastati 9 minuti per confezionare insieme il gol che ha acceso il Bentegodi dopo l’iniziale svantaggio: spizzata del colombiano, tiro al volo del danese.

Un punto critico resta la difesa. 12 gol subiti in sette partite sono dati preoccupanti, ai quali fanno comunque da contraltare gli altrettanti segnati. Per inciso, dopo sette giornate, l’anno scorso il Verona di Baroni ne aveva realizzati quattro, un terzo di quelli attuali, me ne aveva subiti anche otto in meno. La classica coperta corta, il ds Sogliano ha cercato di aumentare la qualità davanti e Zanetti la sta sfruttando, il reparto arretrato tuttavia è rimasto quasi inalterato, almeno nei centrali. Con il Venezia è arrivata la chance per il giovane Ghilardi, che senza strafare ha portato a casa una sufficienza piena. Gli equilibri però ancora non ci sono, tante le occasioni concesse al Venezia nel primo tempo (meno nel secondo dove i ritmi si sono abbassati), che non si sono tramutate in gol solo per la scarsa freddezza sotto porta degli uomini di Di Francesco. Difetti sicuramente da limare, il 4-4-2 potenzialmente garantisce più solidità anche dietro ma bisogna oliare gli ingranaggi. In questo senso la sosta capita a fagiolo, con l’augurio che le Nazionali non riportino a Verona giocatori malconci come un mese fa.
A proposito, saranno nove i gialloblù in giro per il mondo, tra cui Belahyane, che a suon di grandi prestazioni (anche con il Venezia tra i migliori) si è guadagnato la prima chiamata da parte del ct marocchino Regragui, dicendo sì alla Nazionale nordafricana nonostante il doppio passaporto, essendo nato e cresciuto in Francia. Un premio più che meritato per il classe 2004, a cui si aggiungono i vari Suslov, Duda, Kastanos, Tchatchoua, Daniliuc, Dawidowicz, Livramento e Ghilardi, chiamato in Under 21.

La sosta sarà utile anche per recuperare pezzi importanti dello scacchiere. Duda è tornato pur non ancora al meglio, è lui l’osservato speciale in questa settimana lontano da Verona vista la sua crucialità nel sistema di gioco di Zanetti. Con il Monza, lunedì 21 ottobre, il tecnico vicentino ritroverà Dawidowicz e Suslov, scontate le rispettive squalifiche, mentre tra gli infortunati c’è cauto ottimismo per riabbracciare Serdar, aspettando di vedere come e se verrà integrato con Duda e Belahyane. Da valutare anche il rientro di Harroui, per il quale potrebbe servire una settimana in più e lo scenario più probabile attualmente è quello di rivederlo a Bergamo la settimana successiva, seppur almeno la convocazione con il Monza non sia da escludere.
Insomma tante possibilità per questo Verona, la qualità del gioco non è ancora eccelsa, anche se chi vi scrive è forse troppo pretenzioso pur restando convinto che con gli uomini a disposizione si possa proporre qualcosa in più.
Con il Monza è un’altra partita da non sbagliare, sia per non rivitalizzare una diretta concorrente che oggi è l’unica della Serie A a non aver ancora vinto una partita, sia per non vanificare quanto fatto finora invischiandosi nel pericoloso pentolone dei bassifondi della classifica. Anche perché il calendario, dopo la sfida all’undici di Nesta, propone Atalanta, Lecce, Roma, Fiorentina e Inter, tre delle quali lontano dal Bentegodi. Insomma, un filotto tutt’altro che agevole.