“Beverly Pepper. Space Outside”, un viaggio nell’universo scultoreo tra arte, spazio e memoria collettiva

Di: Maria Mele

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Abbiamo già scritto di CUBO, il museo d’impresa del gruppo Unipol che conserva e valorizza il patrimonio culturale mettendolo a disposizione della collettività (La grande pianura nelle tele di Nicola Nannini). Siamo tornati nelle loro due sedi bolognesi per la nuova mostra “Beverly Pepper. Space Outside”, un approfondimento su una delle più importanti figure della scultura contemporanea.

Beverly Pepper, Prisms I, 1967-1968, acciaio inox lucido, colore isofan, 197x110x75 cm,Patrimonio artistico del Gruppo Unipol

Beverly Pepper, artista americana di nascita ma italiana d’adozione, è considerata la grande pioniera della scultura in ferro, della scultura pubblica monumentale site-specific e della Land Art. Trentasei i lavori in esposizione — tra sculture, bozzetti, disegni, acquerelli e sketchbook — oltre a uno straordinario corredo iconografico costituito da foto e video, grazie alla collaborazione con la Fondazione Progetti Beverly Pepper di Todi.

Beverly Pepper davanti a Virgo Rectangle Twist, 1968-1969, Appia Antica_Courtesy Fondazione Progetti Beverly Pepper, Todi

Come spesso accade nelle mostre organizzate da CUBO, si parte dal patrimonio artistico del gruppo Unipol: in questo caso dalle due opere monumentali Prisms (1967-1968, acciaio inox lucido, 197×110×75 cm) e Virgo Rectangle Twist (1967, acciaio inox lucido, 241×135×69 cm). Da qui si sviluppa il racconto del percorso di un’artista che, dagli esordi come pittrice, ha realizzato opere plastiche e grandi interventi, in un “fluire di scala e di pensiero”, come scrive Ilaria Bignotti nel testo in catalogo.

Beverly Pepper, Virgo rectangle twist, 1967, acciaio inox lucido, colore isofan, Patrimonio artistico del Gruppo Unipol

È proprio negli anni in cui realizza Prisms e Virgo che l’artista sviluppa la sua ricerca sul concetto di Land Art, di anti-monumento come luogo laico di memoria collettiva e non di celebrazione retorica di un eroe, fino alla definizione di una vera e propria Connective Art: un’arte, cioè, che si fa “ambiente” ed “esperienza”, capace di accogliere, proteggere e far riconnettere l’essere umano al tempo e allo spazio condivisi.

Ogni opera dell’artista americana è querencia, ovvero — letteralmente — “il luogo nell’arena dove il toro va per sentirsi al sicuro dal matador” e, in senso lato, quello spazio che dà sicurezza e rifugio, invitando alla riflessione e alla consapevolezza.

L’opera di Pepper resta ancora oggi di sorprendente attualità, poiché insegna che l’arte, quando è davvero pubblica, non è mai solo un oggetto, ma un’esperienza in cui riconoscersi e ritrovarsi.

In questa relazione tra arte, ambiente, memoria e comunità, si ritrova la forte liaison che unisce il lavoro di Beverly Pepper al palcoscenico di Porta Europa e Torre Unipol, dove le opere sono esposte.

La mostra è accompagnata da un catalogo con testi dei curatori Ilaria Bignotti e Marco Tonelli, e di Arianna Bettarelli, responsabile dell’archivio per la Fondazione Progetti Beverly Pepper.

Per approfondire il percorso artistico e la poetica di Beverly Pepper, CUBO promuove una giornata di studio in programma il 27 novembre 2025. L’incontro vedrà la partecipazione di Andrea Pinotti, Loris Cecchini, Marco Tonelli e Arianna Bettarelli, con la moderazione di Ilaria Bignotti.