Don Coluccia, un prete concreto e presente che cerca di salvare ogni giorno i ragazzi dal racket della droga, mostrando loro che esiste una via d’uscita

Di: Samuela Piccoli

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Domenica 02 febbraio la comunità di Settimo ha visto celebrare la messa, non dal suo parroco don Simone Lanza, bensì da un sacerdote molto conosciuto dai media nazionali e locali per il suo impegno alla lotta contro la criminalità organizzata e la droga: don Antonio Coluccia. Venuto a conoscenza della morte di Nora, la ragazzina stroncata da un’overdose a Verona , ha voluto essere presente per gridare, ancora una volta, il suo inesorabile e fermo “no” alla droga. Insieme alla Fondazione L’ Ancora,  istituita da don Renzo Zocca, e grazie agli amici di Nora, è stato organizzato  un incontro, fortemente voluto da don Antonio, tenutosi al Tempio Votivo al quale ha partecipato anche la mamma di Nora. Desiderava smuovere l’opinione pubblica perché la gente potesse aprire veramente gli occhi su quanto la droga sia diffusa sul territorio nazionale, e soprattutto a Verona.

L’opera di Don Coluccia

Cr. ph. Stefania M.

Don Coluccia è un prete vocazionista che ogni giorno si reca nelle piazze di spaccio e nei luoghi più malfamati di Roma, armato di un megafono con cui invita i ragazzi a uscire dal tunnel della droga. Il suo obiettivo è intercettare il loro grido di aiuto, che spesso proviene dalle madri, e offrire loro una via d’uscita. Per avvicinare i più giovani, porta con sé un pallone, giocando con loro mentre li esorta a cambiare vita. Tuttavia, ha scoperto con amarezza che quel semplice oggetto di svago viene spesso usato nel mondo della droga per nascondere fino a 50 dosi di cocaina.

Cresciuto in una borgata, Don Coluccia racconta di vivere accanto ai ragazzi di strada in una proprietà confiscata alla Banda della Magliana, l’Opera Pia San Giustino. Durante un’omelia a Settimo, ha spiegato che il suo compito è gridare ai giovani di abbandonare quell’incubo e di lasciarsi aiutare da Dio attraverso il suo operato. Ha visto troppi ragazzi giacere morti sulle strade e per questo si impegna a salvarli, accogliendoli e aiutandoli a disintossicarsi. Sottolinea come nessuno di loro sia mai davvero felice, perché la droga inizialmente inebria e fa credere di essere invincibili, di poter affrontare meglio i problemi, ma in realtà conduce inesorabilmente alla distruzione e alla morte.

Sono soprattutto le mamme ad avvicinarlo pregandolo di aiutare i loro figli. Così , con la scusa di recitare il rosario dà loro il suo numero per poter essere contattato, mentre gli spacciatori lo tengono costantemente sotto tiro. Gli hanno lanciato molotov e gli hanno sparato dai motorini lanciati in velocità. L’anno scorso ha aperto una palestra con il contributo offerto da benefattori, poiché i ragazzi devono fare sport. Punta oltre che sulla presenza costante delle famiglie, anche sulle parrocchie, sugli oratori e sulle strutture comunali: su tutto ciò che può far stare i ragazzi lontano dai pericoli.

I progetti per la lotta allo spaccio

Ha incontrato più volte le autorità veronesi per realizzare un progetto sulla legalità, coinvolgendo giovani, genitori, parrocchie, forze dell’ordine e il Comune di Verona nella lotta contro il consumo e lo spaccio di stupefacenti, un’attività gestita da mafie radicate nel territorio da anni. Don Coluccia conosce quali case sono state confiscate alla mafia, le piazze di spaccio e persino l’orario in cui gli spacciatori si ritrovano, insieme alle loro nazionalità.

Don Antonio aveva già parlato di questi argomenti spinosi durante un evento organizzato dalla Fondazione “L’Ancora” in collaborazione con il Comune di Verona, tenutosi alcuni anni  fa alla Gran Guardia. È tornato ultimamente a Verona a parlare del problema della droga con i ragazzi  nelle scuole del Comune di Pescantina e in particolare in quelle dell’IC2. Il 16 gennaio, infatti, don Coluccia ha incontrato prima i ragazzi di terza media e, durante la serata, tutte le persone interessate ad ascoltare i suoi toccanti racconti riguardanti il fenomeno dilagante del consumo di stupefacenti.

Il grido di aiuto degli amici di Nora

Cr. ph. Stefania M.

Don Coluccia non ha potuto ignorare il grido di aiuto degli amici di Nora. Secondo loro, la ragazza è stata raggirata dagli spacciatori, coinvolta nel loro giro e usata per scopi loschi, fino a essere portata a San Bonifacio, dove è stata trovata morta. Solo le indagini potranno chiarire cosa sia accaduto realmente alla quindicenne. Sconvolti e atterriti dalla sua tragica e ingiusta fine, gli amici di Nora hanno diffuso su TikTok la notizia di una manifestazione in suo onore davanti al Tempio Votivo. Venuto a conoscenza della sua morte, Don Coluccia ha contattato “L’Ancora” per sottolineare la necessità di un’azione concreta contro la droga. Saputo dell’iniziativa dei ragazzi, hanno deciso di unirsi a loro per commemorare Nora.

La fondazione “L’Ancora”, che da anni collabora con Don Coluccia su queste tematiche, ha contattato gli amici della ragazza e sua madre per chiedere il permesso di partecipare con la loro testimonianza e offrire il proprio sostegno. All’evento ha preso parte anche don Andrea, parroco di Borgo Roma, il quartiere dove Nora è cresciuta e viveva, impegnato da anni nell’aiutare i giovani.

Profondamente colpiti dalla vicenda, anche altri parroci si sono uniti all’iniziativa. Ancora una volta, Don Coluccia ha denunciato i pericoli nascosti dietro le false promesse della droga, ribadendo che tutti devono fare la loro parte per sradicare questo male alla radice. Vive sotto scorta a causa delle minacce ricevute dalla mafia e dagli spacciatori, ma nonostante la paura, la sua fede e la convinzione in ciò che fa gli permettono di mettere in secondo piano il timore per la propria vita. È consapevole dei rischi che corre, ma si affida all’aiuto di Dio e non si lascia abbattere dalle difficoltà..