Le parole del Presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini in relazione al click day di ieri mattina relativo alle domande per lavoratori stagionali
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“Con le quote di ingressi che stamattina sono andate bruciate in pochi minuti, senza peraltro la sicurezza che i lavoratori arrivino e siano effettivamente disponibili quando serve, è giunto il momento di superare una volta per tutte un meccanismo che non risponde né alle esigenze del mondo produttivo né alle legittime attese di chi cerca un impiego in agricoltura”. È quanto afferma il Presidente di Coldiretti Verona Alex Vantini in relazione al click day di ieri mattina per la presentazione delle istanze del Decreto flussi 2025 relativo alle domande per lavoratori subordinati stagionali per il settore agricolo, oltre a quello turistico-alberghiero.
Le operazioni hanno fatto registrare un overbooking a livello nazionale di 110mila rispetto ai posti previsti, nonostante lo slittamento di orario per le difficoltà tecniche.
“Difficoltà tecniche incomprensibili e ingiustificate – tuona Vantini – dal momento che gli organi deputati a vigilare sul buon funzionamento degli inserimenti, Agenzia delle Entrate e Ispettorato nazionale del Lavoro in primis, erano perfettamente al corrente fin dal pre – caricamento di novembre della mole di domande che sarebbero arrivate”.
Uno dei problemi legati alla registrazione dei lavoratori è rappresentato principalmente dal fatto che non tutti gli occupati richiesti risultano poi effettivamente disponibili. Nel 2024, secondo una stima Coldiretti, della quota gestita direttamente dalle associazioni datoriali agricole ne era arrivato solo il 70%. Ma nel 2023 la percentuale era stata addirittura di appena un terzo.
“Numeri – continua Vantini – che evidenziano come sia giunto il tempo di assumere una gestione diretta, sfruttando i passi importanti fatti con la revisione dell’ultimo decreto flussi, con un maggiore coinvolgimento delle associazioni datoriali. In questo modo si andrebbero ad evitare i fenomeni fraudolenti e le infiltrazioni della criminalità organizzata. Ma serve lavorare anche sui consolati, dove troppo spesso si creano dei colli di bottiglia sull’invio delle domande, poi difficile da evadere in tempi brevi”.
Secondo Coldiretti occorre soprattutto lavorare sulla formazione all’estero. L’Organizzazione agricola assieme a Filiera Italia, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e E4Impact, ha già messo in campo un progetto per la reperibilità di manodopera qualificata, partito da Egitto, Marocco e Costa d’Avorio. L’obiettivo è formare i lavoratori direttamente nei Paesi d’origine, superando l’idea che l’agricoltura abbia bisogno solo di braccianti, attraverso una formazione specialistica che punti a creare anche, ad esempio, piloti di droni o altre figure professionali capaci di padroneggiare gli strumenti di Agricoltura 4.0.
“Si tratta di un progetto che coinvolge anche la nostra provincia – interviene Roberto Tomelleri, Responsabile Ufficio Manodopera di Coldiretti Verona – Stiamo già lavorando con la nostra Confederazione per formare lavoratori marocchini destinati alle nostre aziende dove è sempre più pressante la necessità di manodopera qualificata”.
In Italia sono circa un milione i lavoratori impiegati nelle 185000 aziende agricole che assumono manodopera, per un totale di oltre 120 milioni di giornate lavorative l’anno, secondo l’analisi Coldiretti. Oltre un terzo della forza lavoro nei campi proviene da Paesi esteri, con lavoratori rumeni, indiani, marocchini, albanesi e senegalesi tra i più numerosi.
A Verona le aziende agricole socie di Coldiretti che assumono manodopera stagionale instaurano in un anno oltre 10.000 rapporti di lavoro dipendente, che danno luogo a oltre 580.000 giornate di lavoro, il 44% delle quali sono lavorate da stranieri, il 19% da comunitari, il 37% da italiani.
Una presenza divenuta nel corso degli anni fondamentale per garantire il Made in Italy a tavola ma che non basta ancora a soddisfare tutte le esigenze delle imprese agricole, anche a causa di alcune carenze nell’attuale legislazione proprio a partire dal “click day”.
“Nella gestione della manodopera – spiega Tomelleri – molte problematiche sorgono perché l’attuale sistema non prende in considerazione il carattere stagionale dell’attività agricola. Accade spesso che, a causa di problemi burocratici e nei visti, un lavoratore arrivi a stagione di raccolta finita, quando ormai non serve più. Ma è anche assurdo imporre alle aziende di prendere a febbraio un lavoratore che magari servirà in autunno inoltrato. Senza dimenticare il fatto che gli effetti dei cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più complicata la programmazione a lungo termine delle attività nelle campagne”.
“Occorre anche – conclude Vantini –risolvere il problema di quei lavoratori che sono venuti in Italia per essere impiegati nei campi e che poi sono rimasti nel nostro Paese per poter essere assunti l’anno successivo, finendo però in questo modo in una condizione di irregolarità. Con il paradosso che le aziende che vorrebbero e potrebbero utilizzarli non possono farlo. In questo modo si finisce per alimentare fenomeni malavitosi, a partire dal caporalato, con pericoli per i lavoratori e concorrenza sleale verso le imprese”.