Jerome Powell temporeggia e frena sui tagli, Donald Trump incalza: prime tensioni tra la Fed e la Casa Bianca

Di: Fabio Michettoni

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Nella conferenza stampa a margine del FOMC odierno, il presidente della Fed Jerome Powell ha affermato che non c’è “alcuna fretta” per la Fed di agire, ma che i segnali di un mercato del lavoro più debole o buone notizie sull’inflazione potrebbero far propendere la FED verso un nuovo allentamento monetario.

Trump è intervenuto con una dichiarazione subito dopo la conferenza stampa di Powell, scrivendo sul suo social network che Powell e la Fed “non sono riusciti a fermare il problema che hanno creato con l’inflazione”.
Powell ha affermato che la politica è restrittiva e limita la crescita. Anche se questa idea non sembra raccogliere ampio consenso, il mercato tuttavia ha adottato la visione della Fed e prevedendo il primo taglio non prima di giugno.
Ci siamo, dopo appena una settimana la presidenza degli Stati Uniti è già al muro contro muro con l’indipendente Banca Centrale USA.
Nel frattempo, gli investitori obbligazionari hanno ridotto le loro partecipazioni in obbligazioni emesse dai “Magnifici Sette”, già a partire dalle elezioni presidenziali di novembre, con una persistenza in forza ancora oggi.

Con spread a livelli minimi o prossimi a quelli storici, quella di vendere è una strategia piuttosto semplice da attuare e comunque allineata alle condizioni di mercato. L’interrogativo però è quanto flusso di Bond corporate sarebbe stato immesso a mercato se i tassi del Tesoro americano fossero stati più bassi degli attuali. Le aziende si sono affrettate a emettere obbligazioni all’inizio dell’anno, per anticipare un picco nei rendimenti dei titoli del Tesoro, aumentati a causa dei timori di inflazione sotto la seconda amministrazione Trump, data la minaccia di tariffe sulle importazioni e altre politiche economiche di natura filo-inflattiva.

L’idea di liquidare Bond corporate è maturata dopo la pubblicazione di un rapporto di dicembre di grande impatto sull’occupazione, che ha smorzato le aspettative di ulteriori tagli dei tassi di interesse. Ciò ha provocato un’ impennata dei rendimenti delle obbligazioni societarie e ha determinato un restringimento generale degli spread.