Il mercato azionario non è ancora in una bolla, ma sei delle sette condizioni che solitamente lo connotano, sarebbero già soddisfatte
Di: Fabio Michettoni
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Il mercato azionario non è ancora in una bolla, ma sei delle sette condizioni che solitamente lo connotano, sarebbero già soddisfatte. Questa idea scaturisce confrontando le condizioni attuali con la bolla delle dot-com sul finire degli anni 90 e con la bolla finanziaria giapponese scoppiata sul finire del 1989. Andiamo a vedere questa check-list:
- Fine di un mercato rialzista strutturale: Check. Di solito questa condizione interviene quando le azioni sopravanzano le obbligazioni in un periodo di 10 anni di almeno il 5% all’anno.
- Profitti sotto pressione: Check. La crescita degli utili sta rallentando, in particolare nei settori ciclici.
- Perdita di ampiezza: Check. Una manciata di giganti della tecnologia, le “6 Magnificient”, escludendo Tesla, stanno guidando il mercato, mentre i titoli più piccoli sono in ritardo. Il rapporto prezzo/utile medio a 12 mesi di questi giganti della tecnologia come Nvidia o Apple è 28 e il rapporto prezzo/utile forward è 34.
- 25 anni dall’ultima bolla: Check. Sono passati circa 25 anni da quando la bolla delle dot-com ha raggiunto il picco.
- Narrazione “Questa volta è diverso”: Check. Gli investitori stanno puntando molto sull’intelligenza artificiale generativa come elemento di svolta per la produttività.
- Partecipazione dei traders retail: Check. Il trading retail si sta riversando su asset speculativi, dalle azioni meme alle criptovalute.
- Politica monetaria accomodante: Non ancora. Al momento c’è l’opposto dell’enigma di Greenspan, poiché i rendimenti del debito a lungo termine sono aumentati anche se i tassi di interesse a breve termine sono scesi; il che indebolisce l’impatto dei 100 punti base di tagli dei tassi della Federal Reserve.