“Etruschi del Novecento” è un progetto espositivo sull’influenza della civiltà etrusca sull’arte moderna che verrà presentato in due mostre a Rovereto e Milano

Di: Maria Mele

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Il mistero della civiltà etrusca e la potenza della sua influenza nelle opere degli artisti del 900 è il tema del progetto espositivo dal titolo “Etruschi del Novecento” che, partendo dal MART di Rovereto, si concluderà alla Fondazione Rovati di Milano 

Dal 7 dicembre al 16 marzo a Rovereto, dal 2 aprile al 3 agosto a Milano verranno organizzate due mostre, diverse e complementari, che metteranno in dialogo oltre 200 opere, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche e private, tra grandi capolavori dell’arte moderna e reperti archeologici, a cui si aggiungono decine di documenti, libri, fotografie, riviste.
Un progetto grandioso che confronta e propone paragoni tra periodi storici differenti e che, nelle parole di Giovanna Forlanelli Presidente di Fondazione Rovati,” consolida la nostra costante ricerca di dialoghi fra il mondo etrusco e gli artisti che nel tempo ad essa si sono ispirati”.

Nato da un’idea di Vittorio Sgarbi, Presidente del Mart, che riflette su come tutto il Novecento sia percorso da una “febbre etrusca che va da Martini a Serafini e che indica un percorso non classico, bensì espressionistico dell’arte del Novecento”, il progetto è stato curato da tre storiche dell’arte: Lucia Mannini, Università di Firenze, Presidente Museo Stibbert, Anna Mazzanti, Politecnico di Milano, Alessandra Tiddia, Mart di Rovereto e dall’etruscologo Giulio Paolucci, Fondazione Luigi Rovati, direttore Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona.

Oggi Mart e Fondazione Luigi Rovati offrono per la prima volta una visione complessiva della cosiddetta Rinascenza Etrusca, il vasto e articolato fenomeno che fu la riscoperta della civiltà etrusca nel secolo scorso.

A partire dal ritrovamento dell’Apollo di Veio nel 1916 da parte di Giulio Quirino Giglioli, infatti, la cultura e le arti di questo popolo misterioso ha ammaliato i moderni, affascinati dallo stile denso, sintetico, sincero e “primitivo” delle opere rinvenute.

Ed è proprio l’Apollo, infatti, con il suo sorriso enigmatico e la raffinata acconciatura, ad essere stato scelto come protagonista del progetto di manifesto disegnato da Marcello Nizzoli per la Biennale di Venezia del 1934, e che viene ripreso oggi per la copertina del ricco catalogo delle mostre.

Se tra gli artisti del primo Novecento sono numerosi i rimandi al mondo “classico”- greco o romano-  gli Etruschi ispirarono coloro che prediligevano una posizione artistica “anti-classica”, alla ricerca di un linguaggio espressivo differente, originale.

La superficie scabra e imperfetta di queste teste diviene espressione della fragilità umana, contrapposta alla levigatezza del marmo con cui l’arte classica interpretava un ideale di perfezione.

Persino Gabriele d’Annunzio verrà fortemente colpito dalle silenziose presenze raffigurate sui coperchi delle urne cinerarie, a conferma di una confidenza con la morte che risuona nella sua decadente sensibilità. Per il Vate infatti, che ambientò a Volterra il suo romanzo Forse che sì forse che no, e che volle la copia del celeberrimo Trono Corsini come scenografia del suo dramma “La città morta”, il mondo etrusco rappresentava appunto quell’antichità anti classica, sbilanciata sul côté dionisiaco e anti-apollineo .

La storia di questa fascinazione è raccontata accostando in mostra una selezione di reperti antichi alle creazioni di artisti e manifatture del Novecento. Dalla pittura di Campigli all’arte orafa di UNOAERRE, dalla scultura di Arturo Martini e Marino Marini alle arti grafiche, passando per Picasso, Gio Ponti e Maison Gattinoni, la mostra documenta la rielaborazione di forme, tecniche e materiali di origine antica nelle opere, nella gioielleria, nell’oggettistica e persino nella moda moderne.

Un dialogo simboleggiato dall’opera di Michelangelo Pistoletto L’Etrusco (1976) che, come un portale, introduce al percorso espositivo.

Dal mese di gennaio la mostra sarà completata da un ciclo di appuntamenti nelle sedi delle mostre e fuori sede, in una sorta di “tour etrusco” contemporaneo: si susseguiranno presentazioni, talk, proiezioni, visite speciali; dal cinema alla letteratura, dal design all’artigianato, per culminare Il 20 febbraio, alla Fondazione Luigi Rovati , con un’importante Giornata di Studi di approfondimento.